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Martedì, 23 Aprile 2024
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La Provincia di Lecce è salva. Il Governo ufficializza i nuovi criteri

Almeno 350mila abitanti e 2mila e 500 chilometri quadrati di estensione: questi i requisiti per evitare la scure della riforma. Per Gabellone "la battaglia è aperta su due fronti: competenze ed elezione diretta"

LECCE – Il Consiglio dei ministri ha varato la circolare che stabilisce i criteri per il riordino della province, che diventeranno enti di secondo grado: verranno eliminate quelle che non superano i 350mila abitanti e i 2mila 500 chilometri quadrati di superficie. Due requisiti che devono essere entrambi soddisfatti.

Quella di Lecce è dunque definitivamente salva, insieme a quelle di Bari e Foggia. Dovranno essere accorpate, invece, le province di Brindisi e Taranto e la Bat.  Ambiente, trasporti e viabilità: queste le deleghe in capo all’ente provincia nel nuovo corso – ferme restando le competenze regionali - mentre le restanti saranno devolute ai Comuni, secondo quando prevede il cosiddetto decreto “Salva Italia”. Gli organi di governo saranno solo il presidente e il Consiglio provinciale e saranno scelti dai consiglieri comunali dei municipi che fanno parte della provincia.

Il ministro della Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, ha dichiarato che l’iter legislativo necessario al riordino potrebbe essere completato già entro l’anno. Secondo le stime del governo, il numero delle province verrebbe abbattuto di oltre la metà, attestandosi a circa quaranta, mentre le città metropolitane dovrebbero essere dieci. Ci sono regioni che pagano un prezzo altissimo: in Toscana ad esempio, si salva solo la provincia di Firenze, in Sardegna quella di Cagliari. In Lombardia sparirebbero quelle di Lecco, Lodi, Como, Monza-Brianza, Mantova, Cremona, Sondrio e Varese.

"E' una prima conquista". Questo a caldo il commento del presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone per il quale, però, "la partita resta aperta su due fronti: quello delle funzioni assegnate all'ente che rischia di diventare un gigante dai piedi di argilla, e quello per evitare il declassamento a ente di secondo livello: con l'Unione delle province ci batteremo per mantenere l'elezione diretta". Gabellone è infatti convinto che una provincia densa di comuni e frazioni come quella di Lecce abbia bisogno di una piena legittimazione per esercitare degnamente le proprie funzioni.

Sull'ipotesi di un rilancio della proposta di creare una nuova regione qualora queste richieste di "garanzia" che l'Unione delle province avanzerà nei prossimi giorni al Governo dovessero essere respinte, il numero uno di Palazzo dei Celestini pare piuttosto tiepido: "Se il senso di questa riforma è di ridurre i costi generali, mi viene difficile pensare che si possa dare corso a nuovi soggetti".

Anche la vice presidente della Provincia, Simona Manca, ritiene cruciale la questione delle deleghe ai nuovi enti: "Credo sia urgente condurre una battaglia parlamentare sulle competenze dal momento che la Provincia è un ente intermedio indispensabile ed è titolare di alcune competenze difficilmente trasferibili ad altri soggetti territoriali. La cultura, ad esempio, non può finire esclusivamente nella disponibilità dei Comuni, che hanno ridottissime capacità di spesa e inevitabilmente una visione parcellizzata delle politiche culturali. Nel nuovo scenario, ad esempio, chi gestirebbe concretamente il Museo Castromediano o la Ico Tito Schipa"? 

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