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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Dal volantino selvaggio al traffico caotico, quale vera nomina?

I politici esultano per l'investitura a Città del Libro. Ma fra strade inondate di torrenti di carta, rifiuti abbandonati, guida fai-da-te e ordinanze che nessuno fa rispettare, Lecce annaspa fra problemi ormai incancreniti

E’ giunta da Torino nelle scorse ore l’eco dell’investitura di Città del Libro 2017. Il respiro della grande cultura aleggia sulla città del barocco. Qualche giorno prima erano arrivati i dati sulla differenziata. La comunicazione ufficiale: superata la soglia del 50 per cento, incremento di quasi 40 punti rispetto al dato precedente nello stesso periodo, cioè aprile del 2015.   

Tutte buone nuove, certo. Ottime, verrebbe da dire, sbilanciandosi. E da destra a sinistra, ogni poro politico ha iniziato a sprizzare zampilli di gioia. Lecce incassa e gongola con un coro di alè, evviva, simu li megghiu. Classico esercizio di chi non si guarda più nemmeno allo specchio. Ma a furia di sbilanciarsi nell’autocelebrazione, si rischia di cadere. Piuttosto, capire in che modo ci si presenta ai grandi appuntamenti è il primo passo per evitare tracolli. Sfida per la Capitale della cultura insegna.

Sporchi e disordinati. Così siamo ancora oggi. Diciamocelo, senza peli sulla lingua. Facciamo ammenda tutti. E forse è venuto davvero il momento di smetterla di fingere di mantenere la casa in ordine infilando la polvere sotto i tappeti e darsi una vera ripulita. Perché la città percepita non collima sempre con la rappresentazione che si vuole dare fuori regione, e non solo.    

Città della Guida Fai Da Te Perenne, Città della Spazzatura Dove Capita a Vita, Città del Volantino Selvaggio Eterno. Se esistessero, Lecce concorrerebbe per questi trofei con ottime chance di “vittoria”.

Del traffico scomposto, si è scritto sempre e molto. Un po’ i piani deficitari, specie in tema di parcheggi, un po’ quella miscela letale di malcostume, furbizia, controlli blandi e strafottenza sono alla base di un disordine che rende le vie impraticabili.

Le cifre dello street control sono la spia di fenomeni di dimensioni eccessive per la portata di una città di meno di centomila abitanti. Una grandinata di provvedimenti per ogni tipo d’infrazione al codice della strada, che qui non è eccezione, ma regola di vita. E poi, va bene le assicurazioni inesistenti, va bene le omesse revisioni. Ma non c’era bisogno del freddo occhio di un diabolico apparecchio elettronico per rendersi conto che il parcheggio in doppia fila o l’uso personale delle corsie preferenziali sono all’ordine del giorno.

La verità è che decenni e decenni di lassaiz faire hanno comportato, su un substrato di senso civico a macchia di leopardo, la presunzione che tutto fosse possibile e restasse impunito.   

Guardando la città in quest’ottica, ci si rende conto che diventa difficile, oggi, risolvere ogni altra sorta di problema, se da un lato il cittadino disubbidisce e dall’altro l’autorità non s’irrigidisce. I rifiuti abbandonati, per esempio. Anche di questi s’è scritto molto. Il problema evidenziato da diversi lettori e in parte approfondito da questa testata con scatti fotografici in un quartiere, il Leuca, che non è certo l’unico a patirne (basti pensare alle zone centrali, come Mazzini e Ariosto), nasce anche in questo caso da profonde lacune culturali.

Ci vorrà ancora tempo perché la raccolta differenziata entri davvero a regime, e nel frattempo si scopre l’acqua calda di centinaia, forse migliaia (per essere ottimisti) di utenti che non hanno mai pagato la spazzatura, ergo anche di una torma di locatari in nero. Cittadini che vivono nell’ombra, sacchetti alla mano, cercando una campagna, un angolo buio, un muretto nascosto, per abbandonare gli avanzi del consumo quotidiano.

Ne fa le spese quella capitale del barocco che non vive certo asserragliata dietro le quattru porte del centro storico, ma in cui ogni rione concorre al raggiungimento del sogno di vivere in una località che possa veramente dirsi turistica. Il numero crescente di servizi quali b&b è un segnale. Già, ma quale biglietto da visita si lascia al villeggiante?    

IL VOLANTINO SELVAGGIO: SE NE SCRIVE POCO, MA IL PROBLEMA E' SERIO

Ecco che da un problema ne sgorga un altro, in parte legato a quello della spazzatura, di cui, però, si scrive sempre troppo poco. Eppure, chi lo subisce ne discute, e molto. Sono quelle vie invase da torrenti di carta. I volantini sono la tomba di interi rioni dal centro alla periferia, ingolfano i tombini, spuntano dalle siepi dei giardini, svolazzano stropicciati sui marciapiedi portandosi dietro tutti i colori delle promozioni. Le cassette, per chi le ha, si gonfiano come onde del mare sotto scacco del maestrale. E basta che il cardine di una porta sia leggermente sconnesso, che con difficoltà si riesce ad aprirla per quanta carta s’infila tra le fessure.

La novità delle pattumelle in casa mette a nudo in modo clamoroso la monumentalità del problema. E’ impressionante quanto materiale pubblicitario si accumuli nel contenitore. Ed è solo una minima porzione. La fetta maggiore si ritrova lungo le vie. Sparpagliata nella sue veste plastificata che diventa anche pericolo per il pedone che rischia di scivolare. Un pugno nell’occhio, un’immagine di trasandatezza insostenibile.

Il volantinaggio porta a porta non si può vietare, e l’hanno ribadito anche diverse sentenze dei vari tribunali del Tar, non ultima anche la stessa sezione di Lecce. Deve essere intesa come equivalente alla distribuzione della corrispondenza postale.

Il Comune capoluogo stilò nel 2011 un’ordinanza (l’ultima, con alcune rettifiche, risale al 29 settembre di quell’anno) per tentare di arginare il problema ed evitare la dispersione nell’ambiente. Poche righe, chiare e sintetiche. I volantini promozionali si possono lasciare in apposite cassette per “posta non indirizzata” con una base di 40 centimetri, un’altezza di 30 e una profondità di 15. A tal proposito, il Comune invitò anche i condomini che avessero cassette inadeguate ad attenersi a questa regola di base.

Ogni altra forma di smistamento è censurata. Quindi, su “qualsiasi supporto murale o strutturale”, “sotto le porte di accesso, nei portoni e negli androni delle abitazioni private”, così come “sul lunotto delle autovetture” e comunque “su tutti gli altri tipi di veicoli”, e via dicendo. Ovunque il vento o altri fattori possano trascinare via i volantini. E per altri fattori, si possono intendere anche quei cittadini che, magari stizziti per ritrovarsi persiane trattate come bersagli e trafitte da manifesti arrotolati, reagiscono molto male e li gettano per strada, o quelli che se ne infischiano e lasciano che carta avariata si accumuli, magari per settimane.  

Come troppo spesso avviene, però, quell’ordinanza, oggi resta solo inchiostro su tre paginette. Nemmeno il timore per le multe mette ansia. Sono da 100 a 600 euro per le agenzie, da 10 a 60 euro per chi trasporta i volantini, da 25 a 500 euro per proprietari di immobili o amministratori di condomini, più rimborso spese per ripristinare i luoghi.

L’ordinanza c’è ma non si vede, non si sente e non si tocca, perché nessuno si mette in testa una buona volta di farla rispettare. Osservare le immagini nella carrellata a fondo pagina, tutte recenti (alcune foto sono scattate giusto ieri) per rendersene conto.

I volantini selvaggi (vicenda che LeccePrima denunciò per tempo, cogliendo subito il potenziale di degrado che avrebbe comportato) continuano a intasare porte, maniglie e finestre e quindi a inondare vie e marciapiedi, visto che non è certo obbligatorio disporre di una cassetta postale e che tante abitazioni di inizio 900 ne sono sprovviste.

Così, la sporcizia, insieme con il traffico, continuano a essere marchi di fabbrica di una cittadina con potenzialità incredibili ma che prima ancora di ambire a qualche nomina, dovrebbe interrogarsi fino in fondo cosa fa, davvero, ogni giorno, per amare e rispettare se stessa.  

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