Congresso Pd in bilico per i pacchetti di tessere: a Roma riunione decisiva
In tarda serata si conoscerà il pronunciamento definitivo della Commissione nazionale per il congresso del Pd. Sotto la lente di ingrandimento i casi, come quello della provincia di Lecce, dove non sono mancate le polemiche su pratiche poco trasparenti
ROMA - Come per le sorti dei congressi provinciali di Trapani, Siracusa, Cosenza e non solo, anche per quello dell'8 novembre scorso, che ha sancito la vittoria di Salvatore Piconese, sono ore decisive. La Commissione nazionale per il congresso è infatti riunita per affrontare tutti i casi che hanno gettato un'ombra di discredito sul Partito democratico. E per l'occasione sono state convocate nella capitale la presidente della commissione provinciale, Sandra Giammarruto, e la sua omologa del livello regionale, Loredana Legrottaglie.
Accuse su movimenti sospetti di pacchetti di tessere e irregolarità nella distribuzione nei vari circoli hanno accompagnato tutta la fase congressuale nel Salento, tanto che nelle settimane scorse il deputato Roberto Morassut era piombato in via Tasso, sede della federazione provinciale, per capire cosa stesse succedendo e poi riferire ai vertici romani.
La polemica ha coinvolto tutti i principali esponenti locali del partito, dai candidati in corsa per la segreteria ai parlamentari eletti in provincia di Lecce: e se Alfonso Rampino, giunto alla fine secondo, è stato il primo a denunciare le presunte anomalie, Salvatore Piconese ha sempre reagito tacciando l'avversario e i suoi sostenitori - tra cui proprio gli onorevoli Teresa Bellanova e Salvatore Capone - di cercare un pretesto infondato per impedire il rinnovamento di una classe dirigente fallimentare sul territorio. Anche il segretario regionale, il melpignanese Sergio Blasi, aveva preso posizione chiedendo esplicitamente la sospensione delle operazioni.
