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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Dimenticati dal mondo: i negozianti ostaggio del restauro del Teatro Apollo

I lavori per il restauro dello storico immobile sono fermi da oltre un anno: i rinvenimenti archeologici hanno reso necessaria una perizia di variante. Ma nell'attesa del via libera gli esercenti di Piazzetta De Cristoforiis chiedono uno "sbocco" su via Trinchese

LECCE – A parte quattro fioriere addossate ai pannelli del cantiere, solo qualche generica rassicurazione. Gli esercenti di Piazzetta De Cristoforiis, in perenne attesa che ripartano i lavori per il restauro del Teatro Apollo, chiedono al Comune di Lecce – che ha acquistato l’immobile dalla famiglia Cappello per circa tre milioni e mezzo di euro - di essere ricongiunti con via Trinchese, che hanno a pochi metri, ma dalla quale sembrano separati da un muro invisibile.

In effetti che si tratti di una piazzetta lo indica solo la toponomastica, in pratica si tratta di un corridoio all’aperto sul quale si affacciano quattro attività commerciali: una ricevitoria, un’ottica, una pizzeria e un laboratorio orafo di incisioni. Con affitti o mutui impegnativi, un volume d’affari notevolmente ridotto dal giorno dell’apertura del cantiere – maggio del 2008 – ed un’esasperazione montante davanti ai continui rinvii e alle generiche promesse incentrate su parole che vogliono dire tutto e niente come a  breve o prestissimo.  I lavori sono fermi da oltre un anno, e più di qualcuno ha detto loro: “Siete pochi e contate poco”.

Nel frattempo hanno cercato di rivolgersi agli interlocutori istituzionali – dal sindaco, Paolo Perrone, all’assessore ai Lavori Pubblici, Gaetano Messuti – ma i risultati non sembrano confortanti. Raggiunta telefonicamente, la responsabile del procedimento, Claudia Branca, che è la dirigente del settore Lavori pubblici, si è detta fiduciosa che i lavori possano ripartire in poco tempo, posto che dovrebbe arrivare a giorni – dopo oltre un anno - il parere positivo della Regione Puglia su di una perizia di variante che si sarebbe resa necessaria. E intanto proverà a fare un tentativo con la ditta perché venga arretrato quel benedetto muro provvisorio che delimita la zona, severamente vigilata dalla videocamere.

Solo così, infatti, i locali in questione potranno entrare nel campo visivo delle tante persone e dei turisti che “fanno le vasche” su via Trinchese. Da Bari, in realtà, una risposta è arrivata già nel giugno del 2012: per poter esprimere quel parere si aveva bisogno di un piano che dimostrasse la sostenibilità economica dell’intervento e che, allo stesso tempo, garantisse il completamento dell’opera. Questo perché in ballo c’è un finanziamento europeo di 7 milioni di euro ottenuti con un accordi di programma quadro, ai quali se ne aggiungono altri due e mezzo del Comune.

decristoforis 001-2-2Intanto l’impresa capofila dell’associazione temporanea, la Nova Urbs srl, alla luce dei rinvenimenti archeologici e della necessità di fermare i lavori e procedere agli scavi, ha prima chiesto la proroga di un anno della consegne - quella iniziale era programmata per gennaio 2010 - e poi addirittura la sospensione parziale dei lavori. Ad oggi dunque, i proprietari e i gestori dei negozi “fantasma” non sanno per quanto ne avranno ancora: nel mentre c’è da fare i conti, tutti i mesi, con i canoni di locazioni, le rate del mutuo, le tasse e il calo delle vendite. Se non fosse per i clienti storici, quelle attività, del resto, avrebbero chiuso da un pezzo, come del resto ha fatto il barbiere, poi il gelataio e infine il barista che si sono succediti nell’immobile tra il laboratorio e la pizzeria. I turisti nemmeno se ne accorgono dell’esistenza di quei negozi.

I locali sono di fatto in un vicolo cieco: nascosti da una parte, praticamente chiusi dall’altra, in direzione di quella viuzza che tra l’Apollo e il retro del Politeama conduce verso Piazza Libertini: di giorno non ci passa nessuno, di notte diventa un ricettacolo della peggiore inciviltà. E così, in attesa di mettere in scena la storia – come campeggia lo slogan sul grande telo che copre l’entrata del teatro -, qualcuno pensa a salvarsi le penne.

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