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Politica Castrignano del Capo

Caos trivelle nello Ionio. Cresce il fronte del dissenso, Emiliano impugna autorizzazioni

Il rilascio delle autorizzazioni di fine dicembre per le nuove prospezioni riaccende la bagarre. Il M5S rassicura, il governatore prepara i ricorsi. Barricate di Legambiente, Comitato No Oil e politici

LEUCA –  L'allarme è ripartito agli albori del nuovo anno con il deputato Angelo Bonelli, dei Verdi, che ha comunicato l'autorizzazione da parte del ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio, alle trivellazioni per la ricerca del petrolio al largo del mar Ionio. Da qui la nuova bagarre che ha attraversato lo Stivale e soprattutto le dorsali adriatiche e ioniche e che ha rinvigorito il dissenso e le reazioni dal mondo ambientalista, della Regione Puglia e della Provincia, e anche degli attivisti del movimento Cinquestelle. Il tutto mentre proprio dal governo giallo verde, con il titolare del dicastero all’Ambiente, Sergio Costa e dal Mise, retto da Luigi Di Maio si rincorrono le precisazioni e si ribadisce “di non avere alcuna intenzione di andare avanti con una procedura messa in atto dal precedente esecutivo”. Proprio dal governo centrale si annunciando misure urgenti per lo stop. La linea del ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, anche oggi non si discosta dalle valutazioni di questi giorni.

"Oggi mi si accusa di aver autorizzato trivelle nel mar Ionio. È una bugia” spiega il ministro penta stellato, “queste ricerche di idrocarburi, che non sono trivellazioni, erano state autorizzate dal Governo precedente e in particolare dal ministero dell'Ambiente del ministro Galletti che aveva dato una Valutazione di impatto ambientale favorevole. A dicembre, un funzionario del mio ministero ha semplicemente sancito quello che aveva deciso il vecchio Governo. Non poteva fare altrimenti, perché altrimenti avrebbe commesso un reato. Ma faremo di tutto per bloccare le trivellazioni volute dal Pd”. Il ministro Sergio Costa, invece in un post su facebook, ha annunciato di essere al lavoro assieme al ministero per lo Sviluppo economico per inserire nel decreto Semplificazioni una norma per lo stop a 40 permessi pendenti. “Non sono diventato ministro dell'Ambiente per riportare l'Italia al Medioevo economico e ambientale” spiega Costa, “anche se arrivasse un parere positivo della commissione Via, non sarebbe automaticamente una autorizzazione. I permessi in questi giorni dal Mise sono purtroppo il compimento amministrativo obbligato di un sì dato dal ministero dell'Ambiente del precedente governo". Intanto in Puglia e nel Salento il fronte del dissenso torna ad allargarsi a macchia d’olio, o di petrolio che dir si voglia.   

Emiliano in trincea, impugnerà le autorizzazioni

Il governatore Michele Emiliano è tonato subito in trincea sul nodo trivellazioni prospicienti le coste  pugliesi ed ha annunciato che impugnerà le autorizzazioni dinnanzi alla giustizia amminitrativa. “Sulla vicenda trivelle i ministri Di Maio e Costa hanno affermato che, una volta intervenuta la Via favorevole, l'autorizzazione sarebbe un atto dovuto e il dirigente, a meno di non compiere un reato, non avrebbe potuto negarla” spiega il presidente della Regione, “i ministri, trincerandosi dietro una assurda e inesistente ipotesi di reato, hanno omesso di considerare che, in sede di autotutela, l'amministrazione statale avrebbe potuto disporre il riesame Via. Del resto, lo stesso ministro Di Maio, riferendosi alla vicenda trivelle e al lavoro della commissione Via, nominata dal precedente Governo, ha dichiarato” incalza Emiliano, “che Costa, appena insediato, ha deciso di sciogliere quella commissione che aveva dato l'ok a questa porcata. Ora non solo hanno una nuova commissione” conclude, “ma hanno anche il tempo per esercitare l'autotutela. Invece, in modo ipocrita e strumentale, si limitano ad auspicare il blocco delle autorizzazioni da parte del giudice".

Minerva contrario: “Fronte unico con i sindaci”    

Fronte unico e contrarietà alle ricerche di idrocarburi al largo delle coste ionico quello ribadito anche dal presidente della Provincia, Stefano Minerva, che fa suo l’appello dei sindaci salentini relativo alle recenti autorizzazioni concesse dal ministero dello Sviluppo economico. “Confermo la mia  assoluta contrarietà a qualsiasi attività di ricerca e di estrazione di idrocarburi nel mare Ionio e lungo le coste salentine” commenta Minerva, “ecco perché, da presidente della Provincia di Lecce e da sindaco di una città conosciuta in tutto il mondo per la bellezza del suo mare, metterò in campo tutti i percorsi politici e istituzionali per ottenere risposte certe e risolutive. Sentirò i presidenti delle Province di Brindisi e Taranto, così come il presidente della Regione, Emiliano: è tempo di far fronte comune, insieme ai sindaci del nostro territorio, per combattere uno spettro che abbiamo già conosciuto pochi anni fa e che ora si ripresenta”.  

Le proposte di Legambiente per lo “Stop alle trivelle”

Legambiente ha proposto al Governo centrale alcune azioni concrete per fermare le estrazioni di petrolio, chiedendo ai parlamentari pugliesi e alla Regione di sostenerle. Il mar Ionio, ma anche l’Adriatico centro meridionale e il canale di Sicilia secondo le valutazioni degli ambientalisti sono nel mirino delle compagnie petrolifere. Sono infatti 96 le richieste di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi in attesa di via libera. E sulla continua corsa all’oro nero, il Cigno Verde non ha certo intenzione di cedere il passo. “Di fronte al rischio di nuove trivellazioni ci aspettiamo risposte concrete, quali lo stop immediato a nuove estrazioni di idrocarburi in mare e a terra, a partire dalle 96 richieste di prospezione, ricerca e coltivazione in attesa di via libera” dice il presidente di Legambiente Puglia, Francesco Tarantini, “ così come  chiediamo il taglio dei 16 miliardi di euro di sussidi annuali alle fonti fossili, una legge che vieti l’uso dell’airgun per le prospezioni e un Piano energetico nazionale per il clima e l’energia che punti alla decarbonizzazione dell’economia e a un  futuro rinnovabile, rispettando così gli impegni presi alla Cop21 di Parigi”.

I dati aggiornati nel dossier #NoOil. Stop alle fonti fossili 2018 curato da Legambiente descrivono anche l’Italia come un paese che continua la sua corsa all’oro nero. Ad oggi su 16.821 chilometri quadrati sono ben 197 le concessioni di coltivazione tra mare (67) e terra (130), cui si potrebbero aggiungere 12 istanze di concessione di coltivazione (7 in mare e 5 a terra). Inoltre, su un totale di 30.569 chilometri quadrati sono attivi 80 permessi di ricerca, ai quali si possono sommare 79 istanze di permessi di ricerca su un totale di 26.674 chilometri quadrati, e 5 istanze di prospezione a mare su un totale di 68.335 chilometri quadrati. “Grazie ai 44mila impianti da fonti rinnovabili che producono 9.940 Gwh/anno di energia pulita” conclude Tarantini, “la Puglia contribuisce notevolmente alla decarbonizzazione del nostro Paese. Ai parlamentari pugliesi chiediamo di sostenere le nostre proposte, in particolare quella sull’uso dell’airgun, mentre al governatore Emiliano di istituire un tavolo regionale permanente sul mare e sulla blue economy”. Contro i sussidi alle fonti fossili e le trivellazioni in mare, Legambiente invita a firmare la petizione #NoOil - Stop alle trivellazioni in mare: fermiamo il business del petrolio!"

Comitato No Petrolio: “Assalto al mare. Fermiamoli!”

Di un anacronistico assalto al mare parla anche il Comitato pugliese “No Petrolio, Sì Energie Rinnovabili” che evidenzia come con il via libera a Global Med diventano cinque i permessi di prospezione rilasciati, altre 15 istanze che sono vicine al traguardo. Anche Global Med infatti , diventando titolare nel mar Ionio dei permessi di ricerca raggiungerà Northern Petroleum sulla costa adriatica tra Mola di Bari e Carovigno, tra le compagnie autorizzate a effettuare prospezioni petrolifere nei mari pugliesi. E altre 15 istanze aspettano in rada il loro turno, già forti del parere di compatibilità ambientale rilasciato dal ministero dell’Ambiente. “Siamo contenti che il presidente Emiliano presenterà ricorso al Tar contro i permessi rilasciati a Global Med” scrive la portavoce del Comitato  No Oil, Silvia Russo, “ma avevamo anche chiesto che la Regione Puglia continuasse a essere protagonista della lotta alle trivelle tutti i giorni, e non solo nelle emergenze, tra l’altro in linea con quanto ribadito dalla stessa presidenza regionale. Siamo contenti che autorevoli esponenti del Governo ribadiscano, in queste ore, la propria contrarietà al prosieguo dell’era degli idrocarburi e che si voglia costruire un tavolo di confronto con le realtà No Petrolio e No Triv per lavorare insieme a norme partecipate” conclude, “ma chiediamo che il confronto si apra in maniera solida ed efficace, in ottica interministeriale. Per ora, abbiamo solo qualche permesso di ricerca in più e questo, per la Puglia, può essere solo un forte segnale di preoccupazione. Solo a fronte di un forte e inequivocabile segnale proveniente dai territori, magari anche da regioni del Nord, sarà più difficile per il Governo eludere delle richieste chiare e precise.Ma ora termini il periodo delle parole e si passi ai fatti”.

De Lorenzis (M5S): “Rigettate le nuove autorizzazioni”

“Nel dibattito riguardante le trivelle sono state trascurate alcune informazioni fondamentali. In primis la volontà ribadita della maggioranza di modificare le norme esistenti per rendere sconveniente qualunque tentativo di ricerca e sfruttamento di fonti fossili sia in mare sia sulla terraferma” interviene Diego De Lorenzis, vicepresidente della commissione Trasporti e deputato salentino del M5s, “in secondo luogo i ministeri competenti rigetteranno tutte le richieste di nuove autorizzazioni per i permessi di ricerca di idrocarburi nel sottosuolo del territorio nazionale. Una scelta coerente con la linea programmatica che questo governo intende attuare sulle fonti di approvvigionamento energetico. È un dato di fatto l’insostenibilità ambientale ed economica delle tecnologie risalenti ai combustibili fossili. Per le stesse ragioni” conclude De Lorenzis, “è ancor più evidente e condannabile la scelleratezza dei permessi rilasciati per la ricerca di petrolio nei nostri mari dai precedenti governi negli scorsi anni”. 

Il dissenso “oleoso” della politica

“Dopo aver disatteso ogni promessa fatta in campagna elettorale su Tap e Ilva, Di Maio e il suo Governo infliggono un altro duro colpo al territorio pugliese concedendo, in semi clandestinità, nuove autorizzazioni di ricerca di idrocarburi nei nostri mari”. E quanto dichiara il presidente del Gruppo consiliare regionale di Leu-I Progressisti, Ernesto Abaterusso commentando il via libera alle ricerche pubblicata il 31 dicembre scorso. “Ancora una volta”, prosegue Abaterusso, si autorizza l’uso della controversa tecnica air gun fingendo di non sapere o, ancora peggio, non sapendo che secondo molti studi questa avrebbe un impatto pericoloso con effetti negativi sui cetacei e sugli ecosistemi marini. Il nostro mare non si tocca”. Parla di vera “beffa” sempre sulla vicenda trivelle  il coordinatore provinciale di Puglia Popolare, Luigi Mazzei. "Ancora echeggiano le grida di protesta del popolo salentino all'indomani dell'approvazione del Decreto Salva Italia del governo Renzi, che sollevava le Regioni da ogni possibilità di incidere nella concessione delle autorizzazioni a trivellare il mare di Puglia” rammenta Mazzei, “di certo affianco delle nostre proteste era presente il Movimento 5 Stelle, che prometteva l'immediata revoca di quel famigerato decreto. Oggi dopo aver registrato le promesse non mantenute per Tap, registriamo la stessa desistenza per le trivelle". Ancora più duro l’assessore regionale all’Ambiente Gianni Stea: “Adesso invito tutti i rappresentanti delle istituzioni, tutti gli italiani, tutti i pugliesi alla mobilitazione attiva”.Per il forzista Rocco Palese ci si trova dinnanzi “all’ennesima giravolta dopo Tap e Ilva, ovvero quella sulle trivelle. Dopo una campagna elettorale giocata e vinta sulle false ed impossibili promesse di bloccare la Tap, chiudere l’Ilva e impedire le trivellazioni nel nostro mare, i giallo-verdi che governano da sette mesi” attacca Pelese, “continuano solo a preannunciare provvedimenti dopo che i buoi sono scappati. Hanno continuano a non affrontare e ad eludere il tema delle autorizzazioni alle prospezioni nel nostro mare anche nella Legge di Bilancio e delle follie dove non hanno trovato il modo di inserire e trasformare in fatti le promesse elettorali. Intanto la loro perdita di tempo ha favorito il lasciapassare alle autorizzazioni”. Gli fa eco il deputato e coordinatore di Forza Italia per Bari e provincia, Francesco Paolo Sisto: “Il M5S ha preso in giro la Puglia e i pugliesi” affonda l’esponente forzista, “una regione che è stata serbatoio di preziosi consensi elettorali per i grillini si trova a fare i conti con una lunga lista di promesse tradite, senza alcuna assunzione di responsabilità da parte di chi ha prima generato grandi aspettative per poi disattenderle puntualmente. Il dietrofront sulle trivellazioni è l’ultima, plateale contraddizione del Movimento in salsa governativa” conclude, “le trivelle in mare sono un obbrobrio a cui non possiamo sottostare”.  

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