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Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

Due anime per un Pdl. Il trionfo di Fitto, la coerente battaglia degli ex An

Il successo di Gabellone, uomo d'area dell'ex ministro, non è parsa mai in discussione, ma il duo Mantovano-Congedo, al di là dei numeri, ha avuto il merito di dare un senso al primo congresso. Notevole il risultato a Lecce

LECCE – Una vittoria netta, persino scontata. Il trionfo di Gabellone, uomo di Fitto, al primo congresso del Pdl provinciale salentino non è mai stata davvero in discussione. Lo si era capito fin dalla investitura del presidente della Provincia, da quei conti virtuali sui numeri, sulle tessere, sugli eserciti (con la folta schiera dei rappresentanti istituzionali tutto su un unico fronte), che non ci sarebbe stata partita. E poi c’era l’applausometro al Tiziano, che, in un calcolo emotivo, aveva già reso manifesto dove pendesse il favore sulla bilancia. Come se, in fondo, tutto fosse orientato alla ratifica del predominio di un’anima sull’altra.

La prima lettura dei dati, dunque, non lascia grossi margini alla discussione: il quasi 74 per cento delle preferenze per Gabellone racconta della variazione degli equilibri interni al Pdl post-berlusconiano, nel Salento, nato dalla fusione di due partiti differenti con rapporti di forza alla partenza del 70 a 30. Fitto, dunque, ha tecnicamente eroso altro terreno alla destra del Pdl, ribadendo una leadership pugliese “forzista”, che cerca la conferma soprattutto nel grande obiettivo del congresso regionale. È stato ribadito che il Pdl sia un’altra esperienza rispetto alla vecchia suddivisione tra Forza Italia ed Alleanza Nazionale, ma oggi la “voragine” di consenso tra le due anime fa riscoprire il partito più vicino proprio alla prima rappresentazione berlusconiana.

Certo, poi ci sono valutazioni più profonde, che vanno oltre la freddezza dei numeri. Se la destra del Pdl lascia qualcosa sul campo di battaglia in tempi percentuali (sancito dalla “fittizzazione” di storici ex An, per fare un esempio Ugo Lisi), il vero scotto pagato sta nell’uscita dal partito di tanti militanti della destra storica, oggi confluiti in altre esperienze politiche. Con il loro apporto, la destra del Pdl oggi sarebbe più forte di come lo era ai nastri di partenza, segno che Fitto ha vinto facile, in quanto dentro al partito le voci del “dissenso” hanno scelto altri lidi. Non va dimenticato che la componente di Mantovano, l’unica rimasta nel Pdl, ha mantenuto la barra vicina al 30%, nonostante le molte defezioni degli ex finiani.

Per questo, l’ex Sottosegretario e il suo candidato Congedo hanno rappresentato, comunque sia, il valore aggiunto di questo primo congresso provinciale, dando attraverso la propria mozione dignità al dibattito e verità al confronto di un partito finora liquido. Nonostante il rimprovero accorato di qualche fittiano che ha paventato nella chiarezza dei toni mantovaniani un “colpo basso”. In realtà, nel perimetro culturale e politico che Mantovano e Congedo vogliono rappresentare (quella del moderatismo cattolico), il termine “verità” ha un valore più profondo della parola in sé, riletto sotto la chiave evangelica di ciò che rende giustizia alla libertà.

In più, il dato leccese, dove Congedo ha toccato quota 42 per cento, la dice lunga sull’orientamento che il Pdl è chiamato ad assumere nel capoluogo, alla luce delle prossime amministrative. Nessuna spaccatura, dunque, dietro l’angolo. Ma la consapevolezza di non voler interpretare il ruolo della “corrente dei vice”. Insomma Gabellone vince a mani basse, ma, come nel caso del suo intervento congressuale, Congedo convince e rende ancora più merito al successo del primo inquilino di Palazzo dei Celestini.

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