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Elezioni comunali 2012

Loredana Capone: "Nella mia giunta quattro assessori donne. Altro che l'attuale esecutivo"

La promessa di metà quota rosa nell'esecutivo di Palazzo Carafa, qualora vincesse le comunali, giunge attraverso il suo intervento nell'ambito della conferenza stampa tenuta questa mattina in città. Poi, le critiche a Perrone

 

LECCE – “Partiremo della democrazia paritaria in tutti i luoghi decisionali: dalla composizione delle liste a quella della giunta con quattro assessori donna,  alle nomine dei vari organismi del Comune comprese le società partecipate”. Parola di Loredana Capone, la candidata a sindaco per il centro sinistra nelle prossime amministrative di Lecce. La promessa di metà quota rosa nell’esecutivo di Palazzo Carafa, qualora vincesse le comunali, giunge attraverso il suo intervento nell’ambito della conferenza stampa tenuta questa mattina in città alla presenza delle consigliere d’opposizione Rita Quarta, Angela Maria Spagnolo, Paola Povero e Sabrina Sansonetti, candidata alle primarie per l’Idv.
 
Dopo il preambolo sugli obiettivi della Città intelligente, tipo “favorire le reti di relazione, fornire supporto organizzativo ed economico alle forme di aggregazione, dare valore sociale alla maternità e alla paternità, sostenere le famiglie e promuovere l’occupazione femminile, costruire luoghi, occasioni, strumenti di conoscenza, incontro e confronto tra soggetti portatori di storie, saperi, esperienze diverse”, l’immancabile stoccata a tema all’amministrazione guidata dal sindaco Perrone: “Eppure il centrodestra leccese in questi anni di governo non ha fatto altro che accentuare la marginalizzazione delle donne e dei giovani”.
 
Più nello specifico Capone ha ripercorso la storia del Tar che ha annullato il decreto del primo cittadino ordinando la nomina di rappresentanti donne all’interno degli organi societari. “Il Comune, da parte sua – ha aggiunto la candidata - non ha applicato le disposizioni del Tar, al contrario ha deciso di impugnare la sentenza davanti al Consiglio di Stato che si è pronunciato il 16 marzo del 2010 sospendendone gli effetti “essendo gli organi sociali chiamati entro fine marzo ad approvare il bilancio di esercizio” e riservandosi la discussione nel merito. Nei prossimi giorni le consigliere Quarta e Spagnolo solleciteranno i giudici a fissare una data per la discussione. Fra pochi giorni saranno passati due anni dalla sospensiva del Consiglio di Stato e, nel frattempo nulla si è mosso”.
 
E giù le critiche al sindaco: “Per Paolo Perrone, evidentemente, la parità di genere non è né un obbligo, né tantomeno un diritto da tutelare e soprattutto non è un tratto che fa parte del suo carattere e della sua cultura politica che in questi anni, a livello locale come nazionale, ha ridotto le donne a spettatrici senza essere mai protagoniste. Il sindaco ha un obbligo da adempiere che deriva direttamente dall'art. 51 della costituzione: inserire più donne in una giunta di 12 assessori che sino ad ora ne ha una sola”. E ha concluso: “Non lo ha fatto e spudoratamente ha preferito un accordo clientelare: ha fatto rientrare un assessore che l'anno scorso aveva cacciato perché responsabile di avere sfruttato in modo strumentale il bisogno di casa delle persone”.
 
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