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Elezioni comunali 2012

La Capone frena l'entusiasmo: “Prova muscolare, ma Perrone ha paura di me”

La candidata del centrosinistra rispetta il dato della mobilitazione alle primarie dei suoi avversari, ma, nella prova di forza, rilegge tutta la debolezza del sindaco uscente: "Si preoccupa solo di conservare il potere"

LECCE - Rispetto per le urne e per la partecipazione alle primarie del centrodestra, ma “niente paura” per il centrosinistra leccese. Non cita direttamente il noto brano di Ligabue, ma il messaggio che Loredana Capone lancia nella conferenza stampa, convocata nel suo studio di Piazza Mazzini, è questo. Utilizzando le parole del sindaco uscente contenute nel suo messaggio su face book, la Capone imputa il successo personale di Paolo Perrone all’organizzazione collaudata e non alle “sue idee”.

Per Perrone, c’era “l’obbligo di vincere”, per non segnare la “bocciatura di 15 anni di governo della destra”: “Lo sapeva anche Pagliaro – ha precisato -, che non ha criticato né l'assenza di confronto, né il fatto che le primarie siano state fatte con le regole di Perrone. Voleva fare lo sparring partner, vedremo se questo servizio gli porterà qualche risultato politico, qualche promessa, qualche poltrona”.

Riferendosi alla considerazione dello stesso Perrone sulla “fine del tempo dei sondaggi e delle opinioni”, la Capone replica: “Questo è il suo sogno. I sondaggi dicono altro, le opinioni su come siano andati questi cinque anni non sono lusinghieri e questo vale a destra come a sinistra. In ogni caso Perrone pare abbia dei problemi di insicurezza e non vorrei mai che il sindaco si senta insicuro. Per questo gli cedo volentieri il ruolo di favorito. Anzi, diciamoci le cose come stanno: il favorito è il sindaco uscente, sempre”.

La vicepresidente regionale ribadisce che la sua campagna elettorale sia un “gesto di disponibilità nei confronti della città”, ma se Perrone perdesse, “per loro sarebbe un dramma politico e umano”: “Abbiamo due idee diverse – precisa - di cosa sia il potere. Per me è spirito di servizio, per loro è una questione di sopravvivenza, guardate ai manifesti 6x3”.

In buona sostanza, per la Capone, il centrodestra avrebbe tentato di “impressionare con una prova muscolare”, con Perrone che “voleva fare il pienone per poter dire di aver portato più gente di me a votare”: “La dice lunga – sottolinea - sia su quanto abbia paura di me, se pensa a me pure nel momento della vittoria. Detto questo, se lui si sente tranquillo così, per me non ci sono problemi. Io preferisco mille volte le nostre primarie, in cui ci siamo confrontati per mesi sui temi e siamo usciti uniti e con un programma definito, che pone lavoro e lotta alla povertà al centro. E preferisco mille volte battere le mani ai cittadini che sono andati a votare, sia alle primarie del centrosinistra che a quelli del centrodestra perché ogni occasione di democrazia rinforza la vita politica, piuttosto che usare i cittadini come arma per attaccare il centrosinistra”.

La candidata sindaco del centrosinistra trova in questo atteggiamento la “conferma che la conservazione del potere è l'unica preoccupazione di chi ci governa. I 'loro' di cui parla Perrone sono i suoi concittadini. E lui è anche il loro sindaco. Definirli 'loro' la dice lunga sull'idea delle istituzioni che ha chi ci governa oggi”. E sebbene da uscente, Perrone fosse il favorito alle primarie del centrodestra, per la Capone resta “il candidato più debole”, perché “deve giustificare gli anni trascorsi di governo di centrodestra, avendo messo la sua firma su tutto ciò che non è andato in città in questi 15 anni: filobus, Via Brenta, conti del Comune, case popolari, degrado nelle periferie, progetti carenti e fallimentari come il mercato di via Bari o il mercatino multietnico: di tutto questo dovrà rispondere politicamente, senza poter scaricare la colpa su nessuno”.

Il sindaco uscente sarebbe “debole soprattutto per i dirigenti del centrodestra”, i quali “chiedono insistentemente l'apertura al terzo polo perché sanno che con il solo Perrone non ce la fanno e temono che con lui candidato non ci sarà questa apertura e dunque non ci sarà alcuna vittoria”. Allo stesso tempo, la vicepresidente regionale si dice convinta che il successo delle primarie del centrodestra suoni la sveglia alla sua coalizione, fungendo come “una sorta di peperoncino a una certa sinistra che in città in questo mese ha giocato a vivacchiare, confidando nella forza della mia candidatura”.

“Ora – puntualizza - chi ha fatto politica a sinistra in questi venti anni a Lecce è davanti a un bivio: se saprà vincere manderà in soffitta un sistema di potere e uno stile politico, se non saprà vincere e perderà per la quarta volta consecutiva dovrà lasciare spazio a una nuova fase. E questo vale per tutti, per il Pd come per la sinistra, per gli anziani come per i giovani. Bisogna andare per strada a parlare con i cittadini, essere convincenti. Ci sentiamo di poter dare di più di quanto è stato dato in questi anni e crediamo di poterlo fare davvero, ma dobbiamo dimostrarlo”.

Tornando su Perrone, la candidata del centrosinistra spiega che il primo cittadino abbia di fatto “perso un mese” in contese politiche, buttando via “tempo utile per amministrare la città”: “Cosa ha fatto negli ultimi trenta giorni riguardo ai problemi di questa città? Da Via Vecchia Frigole alla manutenzione delle strade: chi ne ha parlato? case popolari di San Pio: chi se n’è occupato? Via Vecchia Carmiano: chi si è preso cura del problema? Mercato allagato: chi ha sollevato il problema?”

E a chi, da destra le imputa di “non contare” in Regione, la Capone risponde che solo nell’ultimo mese ha “sostituito il sindaco nell'analisi dei problemi, pur continuando a fare il vicepresidente della Regione, liberando energie per decine di milioni di euro per le piccole imprese e per il turismo, risolvendo il problema delle morosità dell’acqua”. Per la Capone, a maggio, i cittadini dovranno scegliere tra due "culture politiche” e “modi di intendere il potere”: “Possono scegliere tra la pianificazione e l'improvvisazione, tra le competenze e le amicizie, tra la partecipazione e l'arroganza, tra il risparmio e lo spreco, tra la legalità e l'opacità. Se lo vuole, Lecce può cambiare: i cittadini possono scegliere tra la città di tutti e la città dei soliti pochi”.
 

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