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Giovedì, 18 Aprile 2024
Elezioni comunali 2012

Le strane primarie del centrodestra. E’ tutta una questione di misure

Manca una settimana alla consultazione interna. Paolo Perrone è condannato a stravincere per blindare la sua leadership. E intanto Paolo Pagliaro ha centrato il primo obiettivo: imporsi all'attenzione dell'opinione pubblica

LECCE – Ad una settimana dalle elezioni primarie del centrodestra la domanda non è tanto come, ma, piuttosto, quanto finirà la sfida tra Paolo Perrone, Paolo Pagliaro e Gigi Rizzo. Il sindaco uscente è infatti condannato ad un risultato inattaccabile per consolidare la sua leadership in una coalizione che ha perso la compattezza monolitica degli anni scorsi. Merito della minoranza interna al Pdl, che ha combattuto nei recenti congressi solo la prima battaglia di una saga che avrà diversi capitoli ma anche del protagonismo di alcuni outsider emergenti come l’editore di Telerama.

C’è poi l’azione di disturbo - palese nei momenti di scontro frontale, sottotraccia nella fasi di tregua - della senatrice Adriana Poli Bortone che resta alla finestra in attesa dei risultati del 26 febbraio. Si è fatta vedere all’inaugurazione del comitato di Paolo Pagliaro, precisando che i suoi voteranno secondo coscienza ma che il giudizio sull’azione amministrativa dell’attuale giunta resta sostanzialmente negativo. Come del resto pesanti sono sempre state, da due anni a questa parte, le dichiarazioni dell’attuale primo cittadino sull’eredità ricevuta. La politica è sempre più spesso l’arte dell’impossibile – questo i cittadini lo hanno imparato a suon di meravigliose piroette e audaci flirt - e dunque ritrovarsi Poli Bortone e Perrone dalla stessa parte della barricata dopo le scomuniche incrociate non è certo uno scandalo. Ma si tratta di una tregua armata, che può durare lo spazio di una tornata elettorale per poi assumere tratti di recrudescenza.

Del risultato delle primarie, si diceva. Il sindaco, dopo aver invitato in tempi non sospetti gli aspiranti concorrenti a farsi avanti – era un modo per stanare la senatrice dai tatticismi -, si ritrova con due sfidanti determinati a dare filo da torcere all’indiscusso favorito e che un minuto dopo l’esito della consultazione faranno pesare il consenso ricevuto. E se Gigi Rizzo è apparentemente destinato a un sacrificio per la bandiera (quella di Giovanardi), basta rammentare l’esito delle primarie del centrosinistra dove l’11 per cento di Sabrina Sansonetti è stato determinante per la vittoria di Loredana Capone contro Carlo Salvemini.

Più di qualche preoccupazione a Perrone la sta creando l’editore di Telerama, protagonista di una campagna elettorale massiccia e diversificata: dal web ai sei per tre sui viali cittadini, il profilo di Pagliaro domina la scena, per non parlare dell’instancabile maratona televisiva sul palinsesto della rete ammiraglia del gruppo. Per adesso il leader di Alleanza per il Salento ha centrato in pieno il suo obiettivo: imporsi all’attenzione generale. Perché gli riesca il colpaccio è necessaria, oltre ad una straordinaria ed univoca mobilitazione dell’elettorato di opinione, anche il pieno sostegno della componente minoritaria nel Pdl che fa capo ad Alfredo Mantovano.

fitto_gallo-4-2Ma, paradossalmente, potrebbe essere proprio l’ala conservatrice del partito a blindare la vittoria del sindaco e a darle una dimensione sufficiente a renderlo competitivo per le amministrative. Del resto Perrone, se dovesse essere riconfermato, non potrà in nessun caso ricandidarsi per il terzo mandato. E con altri cinque anni di intenso lavoro politico alle spalle, i mantovani ani potrebbero allora reclamare a buon diritto quella candidatura che qualcuno avrebbe voluto maliziosamente bruciare subito, quella di Saverio Congedo.  

Sullo sfondo, ma non troppo, l’ex ministro Raffaele Fitto. Nel corso dei mesi il suo sostegno a Perrone non è mai stato in discussione ma è chiaro che un candidato non sufficientemente forte, e peggio ancora una sconfitta elettorale in una città da tre lustri in mano al centrodestra, danneggerebbero la sua posizione nel firmamento del Pdl nazionale dove il passo indietro di Berlusconi ha lasciato uno spazio invitante al protagonismo dei dirigenti più in vista.

 

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