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Zedda battezza Salvemini: "Meno male, c'è un altro pazzo come me"

Entusiasmo ma anche serenità nell'incontro di chiusura della campagna elettorale. Ospite del promotore di Lecce2.0dodici il 35enne sindaco di Cagliari. Un anno addietro, da outsider, vinse contro i pronostici primarie ed elezioni

LECCE - L'applauso e i cori di  incoraggiamento che si levano all'inizio dell'incontro finale della campagna elettorale di Carlo Salvemini descrivono bene la sensazione dei suoi sostenitori di sentirsi ad un passo dal traguardo, quello che un anno e mezzo fa, all'inizio del percorso civico dell'associazione Lecce2.0dodici, sembrava un'utopia raggiungere. Mancano solo poche ore alla celebrazione delle primarie del centrosinistra - le altre candidate sono Loredana Capone per il Pd e Sabrina Sansonetti per l'Idv - e le possibilità che Salvemini le vinca non sono poche. Ma lui, anche nel momento in cui ci si aspetta lo scatto passionale a beneficio di taccuini e telecamere, preferisce mantenere il suo ritmo, quello del passista. E ribadisce subito un concetto seminato in queste settimane di intenso lavoro, durante le quali non sono mancate le provocazioni alle quali, e lo rivendica come merito, non ha mai voluto cedere: "Vincere per me non è una questione esistenziale".

Accanto a Carlo Salvemini, Massimo Zedda, il giovane sindaco di Cagliari che nelle classifiche di gradimento è secondo solo a Luigi De Magistris. Storie simili, le loro. In due fanno 80 anni. Figli d'arte entrambi: Salvemini padre è stato l'unico sindaco di centrosinistra nella storia della città, il padre del primo cittadino sardo, invece, un importante dirigente del Pci, Paolo, amico di Giorgio Napolitano. Seconda coincidenza biografica: ad un certo punto, hanno lasciato il partito di storica appartenenza - il Pds-Ds-Pd - perchè non si riconoscevano più nella linea politica dei dirigenti, intraprendendo un'esplorazione oltre i confini tradizionali. Nel 2009 Zedda è diventato consigliere regionale di Sel, un anno dopo Salvemini ha sfiorato lo stesso risultato - nella civica per Vendola - risultando comunque tra i candidati progressisti più graditi in città. Da questo passaggio "intermedio", tutti e due hanno tratto un convincimento: quello di proseguire l'esplorazione attraverso le praterie del centrosinistra alla riscoperta di un entusiasmo che gli elettori ritrovano, oramai, solo in poche occasioni. 

Come capita quando ci sono le primarie, dove Zedda prevale, all'inizio del 2011 e contro ogni pronostico, sul candidato ufficiale del Pd, il senatore Antonello Cabras, per poi diventare il più giovane sindaco di un capoluogo regionale - ha solo 35 anni, uno in meno di Matteo Renzi -, sconfiggendo al secondo turno delle amministrative il centrodestra. E ora tocca a Salvemini, o meglio al popolo del centrosinistra, decidere se questo parallelismo potrà continuare. Intanto Zedda ci scherza su, ma mica tanto: "In alcuni è radicata l'opinione che per battere il centodestra bisogna trovare un candidato di centrodestra, io penso invece che in questo centrosinistra ci sia bisogno di scelte chiare. Ecco perchè mi sento sollevato di aver scoperto che non sono l'unico folle  a mettere in gioco gli schemi tradizionali".

Che domenica sera arrivino buone notizie dall'hotel Tiziano si è detto molto speranzoso Nicola Fratoianni, uno che di primarie se ne intende - lavorando al fianco di Nichi Vendola dal 2005. Insieme a lui, nella convention di chiusura nella sala delle Officine Cantelmo piene di cittadini e di entusiasmo, altri due assessori della giunta regionale: Maria Campese, della Federazione della sinistra, e Dario Stefano, per La Puglia per Vendola. Da quest'ultimo Salvemini ha ricevuto l'elogio per la moderazione e la sobrietà con cui ha condotto la campagna elettorale, riconoscendogli il merito di aver sviluppato un confronto con gli altri candidati sui temi concreti e non sulle risse verbali e gli anatemi.

E a proposito di temi, Salvemini ha insistito molto su quello della legalità, rileggendo un passaggio delle motivazioni con le quali il Tribunale del riesame ha confermato gli arresti per Massimo Buonerba, nell'ambito dell'inchiesta sulle presunte tangenti per il filobus. In quelle parole, i giudici parlano di un ordito affaristico con derivazione massoniche ancora in grado di condizionare pesantemente la vita della città: "Vogliamo chiudere o no con questa esperienza"? dice polemicamente ai suoi, prima di invitarli all'ultimo collettivo sforzo di mobilitazione per il voto di domenica 22.

 

 

 

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