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L’ultimo botta e risposta in piazza: la città dei Martiri si prepara al voto

Questa sera i due comizi delle liste che si fronteggiano nella campagna elettorale di Otranto: apre la compagine guidata da Francesco Bruni e chiude Lavinia Puzzovio

OTRANTO – Ultimo giro di comizi pubblici a Otranto, per chiudere la campagna elettorale più difficile, quella successiva al commissariamento, una pagina dolorosa arrivata dopo le inchieste che hanno travolto la città dei Martiri e condotto alla fine prematura della precedente amministrazione, guidata da Pierpaolo Cariddi. Domani giornata di riflessione per i cittadini del Comune e poi domenica e lunedì le operazioni di voto che porteranno all’elezione del prossimo sindaco.

Il clima generale è stato quello di una campagna elettorale tesa, per i recenti trascorsi, ma con un profilo tendenzialmente basso, in virtù anche della fase delicata che attraversa il comune idruntino: stilettate qua e là da una parte all’altra, senza tuttavia affondare il colpo. Qualcosa è cambiato nella scorsa settimana, quando ci si è concentrati su alcune vicende che hanno segnato la storia politico amministrativa recente della città e il livello dello scontro si è alzato.

Tutto è partito nel comizio di sabato 6 maggio, quando la lista “Otranto insieme” con capolista Francesco Bruni, ha deciso di forzare la mano e di scegliere la linea dura con l’intervento di Tommaso De Benedetto prima, che ha tacciato l’opposizione uscente (presente nella compagine avversaria) come “distruttiva”, e poi con lo stesso candidato sindaco che ha parlato di una interrogazione parlamentare su interessi criminali nel mondo del turismo locale e possibili condizionamenti del voto nella campagna elettorale del 2017, da lui prodotta quando ancora era senatore della Repubblica.

Una “mossa” che ha facilitato una replica strutturata e argomentata della lista “Otranto Futura” con capolista Lavinia Puzzovio e che, proprio sulla famosa interrogazione si è affidata alla lettura delle carte, generando non pochi imbarazzi nella compagine avversaria. Oggi, dunque, è ipotizzabile che Bruni e la sua lista provino a controbattere, correggendo il tiro o forse acuendo ulteriormente il livello dello scontro (comizio alle 21.45 in piazza De Donno). Dalla sua, Puzzovio ha il vantaggio di chiudere la campagna elettorale subito dopo l’intervento degli avversari e, quindi, di porre l’ultima parola su eventuali nuove polemiche (comizio alle 23).

Al di là dei contenuti di questa lunga rincorsa al voto, sullo sfondo resta una comunità intera che ha bisogno di ritrovare serenità, non solo per le recenti vicende che hanno lasciato un segno indelebile nel tessuto sociale e una ferita  non rimarginata, ma anche per via di una contrapposizione che viene da lontano, almeno dal 2007, quando la frammentazione politica di partenza è sfociata in una polarizzazione resistita nel corso di questi sedici anni.

Da allora si è assistito a ogni possibile scenario politico-amministrativo: dai veti incrociati alle antitesi nette che poi hanno prodotto improvvisi ravvedimenti e portato antagonisti a sedere non senza il sospetto di opportunismo fianco a fianco; accuse pesanti dai palchi e nelle sedi istituzionali trasformatasi in elogi tout court, minoranze assorbite dalla maggioranza con pezzi di maggioranza finiti all’opposizione, continuità familiare nella gestione della cosa pubblica, ipotesi di lista unica a svalutare idee differenti, cambi di casacca costanti, ora a distanza di anni o addirittura dopo pochi mesi. E con la valutazione dei sostenitori, ora dell’uno e dell’altro campo, ad applaudire qualsiasi mossa, a seconda delle proprie convinzioni e delle convenienze del momento.

In politica, non c’è da stupirsi (o scandalizzarsi più di tanto) di cambiamenti e rimescolamenti: in passato si sarebbe parlato senza problemi di “trasformismo”, che ha attraversato la storia della Repubblica, ma al di là delle definizioni più appropriate, non è in discussione la legittimità di cambiare un pensiero o una visione personale. Del resto, anche pezzi di elettorato, dentro queste dinamiche, hanno mostrato e vissuto una specie di “mutazione genetica”, un po’ sulla stregua dei propri rappresentanti di riferimento, con movimenti da un campo all’altro. Tutto legittimo, va ribadito ulteriormente.

D’altro canto, però, non si può neanche negare il cortocircuito innescato dai cambi di posizione e dalla rappresentazione di azioni e scelte di presunta “coerenza”, come spesso sbandierata dai protagonisti della vita politica locale, a meno che al termine non si riconosca un’accezione prettamente soggettiva. E, in tal caso, vale tutto e il suo contrario e avrebbe ragione un noto politico italiano “cultore” di certe strategie a sostenere di “stare fermo al centro mentre gli altri gli girano intorno”. Tutto questo ha contribuito ad alimentare una polarizzazione che, almeno sotto il profilo dei rapporti umani, andrebbe superata. Ecco, il voto può aiutare a segnare una svolta anche sotto questo aspetto. È un auspicio e una speranza.

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