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Giustizia, Pisicchio: "Occorre subito una riforma del processo civile e penale"

Secondo il candidato del Centro Democratico si rende necessario una riforma complessiva sul tema della giustizia, puntando a ridurre i tempi dei processi di almeno un terzo rispetto ad oggi

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di LeccePrima

"La riforma della Giustizia non è solo una esigenza di civiltà ma è anche una fondamentale necessità economica, per rendere possibile lo sviluppo dell'impresa, la certezza del diritto nella sua declinazione in termini di rapporti sociali, la possibilità di attrarre investimenti stranieri.Da troppo tempo, peraltro, il tema della giustizia si affaccia nelle dichiarazioni programmatiche di ogni partito, per poi scomparire nell'azione concreta dei governi, oppure ricomparire sotto la forma inaccettabile delle leggi "ad personam".

Lo ha dichiarato Pino Pisicchio capolista alla camera dei deputati per Centro Democratico, parando nel corso di un incontro in Puglia. " Noi - ha aggiunto Pisicchio - crediamo che le grandi questioni della giustizia impongano il superamento del conflitto tra politica e magistratura aperto da Berlusconi, restituendo all'ordine magistratuale il ruolo di terzietà che ad esso compete e che talvolta ha subito qualche appannamento a causa del protagonismo politico di qualche pubblico ministero. La riforma della giustizia, pertanto, dovrà muoversi secondo alcune grandi direttrici, cominciando dalla GIUSTIZIA CIVILE, che rappresenta la vera grande ammalata del sistema e, insieme, la causa ostativa allo sviluppo, a motivo dei processi di durata ultra decennale".

Secondo Pisicchio i tempi dei processi vanno ridotti ad almeno un terzo dell'attuale e va adottato un sistema che tenda a promuovere percorsi alternativi alla giurisdizionalizzazione dei conflitti, come la mediazione. Anche per la GIUSTIZIA PENALE ha concluso Pisicchio, necessità con urgenza di una riforma del processo, capace di restituire a tutti i soggetti della giurisdizione, dunque anche ai difensori, oltre che ai pm, eguale peso e dignità. Occorre, inoltre, incentivare l'adozione di efficaci pene alternative al carcere, stabilire per la carcerazione preventiva termini compatibili con il principio di razionalità, anche al fine di congestionare le carceri che, con i 66.000 detenuti ospitati, a fronte della capienza di 45.000, non sono più in grado di soddisfare il principio costituzionale secondo il quale la pena non può essere contraria al senso di umanità e deve tendere alla rieducazione del condannato.

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