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Elezioni Politiche 2013

Il social network di Monti ha il cuore salentino. L’intervista

Michele De Vitis, 25 anni, è cresciuto a Supersano prima di intraprendere gli studi universitari. Selezionato da Italia Futura per uno stage, è rimasto per due anni. Ed oggi è candidato nel Lazio con Scelta Civica

LECCE – Nello staff dei collaboratori del premier Mario Monti c’è un ragazzo di 25 anni, Michele De Vitis, che, prima di intraprendere gli studi universitari, è cresciuto a Supersano. Un salentino alla corte del professore, ma anche il più giovane candidato (nel Lazio) di Scelta civica.  Al quale abbiamo rivolto alcune domande.

Sei il responsabile del social network di Scelta Civica. Come hai avuto questa opportunità?

Non è un’esperienza casuale, ma il frutto di un percorso che ha avuto uno sbocco tanto inaspettato quanto entusiasmante. Nel 2010, prima di concludere gli studi universitari, ho iniziato uno stage a Italia Futura, l’associazione promossa da Luca di Montezemolo. Mi ha selezionato Giulia Innocenzi. Dovevano essere 5 mesi, son diventati 2 anni molto positivi. Nel tempo le responsabilità son cresciute, fino a salire sulla tolda del web con Carlo Toscan. Da lì a Scelta Civica il passo è stato breve.

Ti sei però impegnato anche politicamente. Perché hai deciso di candidarti? Sei 23esimo. Il sistema elettorale non agevola il più giovane candidato della lista del professore.

Ho accettato la candidatura su proposta di Marco Simoni, professore alla London School of Economics e responsabile Lavoro di Italia Futura, trascinato anche dal coraggio e dalla generosità di Mario Monti. Sono candidato in Lazio 1, una scelta un po’ sofferta perché non dimentico da dove vengo, ma consapevole perché la politica è soprattutto presenza sul territorio e Roma è ormai diventata la mia seconda casa.

Questo sistema elettorale non agevola certo la mia elezione. Come elettore e non solo come candidato, avrei preferito misurarmi con le preferenze, ma Pd e Pdl hanno ostacolato anche la riforma elettorale. Ho sempre pensato alla politica come un luogo in cui chi si impegna ha il potere di migliorare le cose. Un impegno alla pari, senza verticismi e qualcunismi (l’ossessione di essere qualcuno, ndr), come quello che cerco di dare ogni giorno da rappresentante degli studenti del mio dottorato.

devitis-2Scelta Civica vuole cambiare davvero. Ho sottoscritto un documento con regole severe, nessuno di noi candidati è condannato o è soggetto a processi penali, nessuno di noi avrà conflitti d’interesse una volta in Parlamento. A me e ad altri sembra il minimo, ma in Italia per vent’anni, se non di più, siamo stati spettatori e complici, votandolo, di un circo di partiti che ha affossato ogni residuo di etica e legalità.

Tre ricette per far ripartire la crescita. Tre esempi concreti per gli elettori.

La crescita al Sud non si fa senza lavoro, senza legalità e senza i giovani. Vogliamo ridurre le tasse per chi assume giovani e donne e continuare la lotta all’evasione fiscale e alla corruzione frenata dal Pdl. Vogliamo introdurre il Fondo Opportunità Giovani per premiare sin dalle scuole medie i giovani meritevoli provenienti da famiglie con reddito medio-basso e garantire loro la copertura almeno in parte dei costi di formazione, o dell’istruzione universitaria, o permettere loro di mettere in piedi piccole attività economiche.

Tutti però in questo periodo prometteranno di tutto e per questo, voglio sottolineare che la sfida vera si gioca su chi ha la credibilità per cambiare davvero. Monti ha già dato ottime prove, non dimentichiamoci della gravità della situazione nel novembre 2011.

Abbiamo fatto tutti grandi sacrifici e non possiamo sprecarli fidandoci di chi ci ha portato al fallimento. Più che al voto utile frutto dei sondaggi, pensiamo a come rendere utili quei sacrifici.

Vissuto a Supersano, ma nato a Terlizzi. A proposito, ma si può governare con Vendola?

“Sono nato a Terlizzi per puro caso nello stesso anno in cui Vendola si candidava per la prima volta in Parlamento con il PCI. Scelta Civica ha grandi margini di miglioramento in questi ultimi 15 giorni, gli indecisi possono fidarsi di noi e, come me, non vogliono sentire parlare di alleanze prima del voto. Vendola ha ragione quando dice che “i pugliesi studiano e lavorano in tutta Italia perché non sono leghisti e amano viaggiare”, ma deve anche spiegare perché quei pugliesi stentano a tornare e soprattutto perché quelli che restano hanno tra le mani poche opportunità, non solo per rassegnazione meridionale e cinismo baro”.

Per motivi di studio e di lavoro sei stato all’estero in Svezia, Spagna e Inghilterra. Come si sottrae l'idea di Europa alle critiche della tecnocrazia, della sudditanza alle banche, ai colpi, insomma, del qualunquismo che, va detto, non sono solo italiani?

L’Europa è ormai solo uno spazio minimo in cui dobbiamo saperci muovere con competenza e visione. Non basta più il Salento, non basta più l’Italia. Bisogna aprirsi, confrontarsi e saper competere con gli altri Paesi. Questo è il primo antidoto individuale all’antieuropeismo e in questo noi del Sud siamo chiamati a compiere un grande sforzo, sentirci cittadini europei non solo quando arrivano i fondi comunitari (che poi non sfruttiamo) se vogliamo moltiplicare le nostre possibilità di benessere valorizzando ad esempio il turismo, l’agricoltura e il nostro paesaggio.

Di certo, serve una maggiore integrazione politica, bisogna avvicinare i cittadini alle istituzioni, magari facendo eleggere direttamente il presidente della Commissione. Al di là delle tetre credenze complottistiche e cospirazioniste, sono convinti poi che bisogna andare verso una reale unione bancaria europea. Il caso Monte dei Paschi di Siena ci dimostra che la vigilanza unica della Banca centrale europea è fondamentale. 

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