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Difesa della costa, ecco protocollo d'intesa. Ma si firma a scatola chiusa?

Presentato dalla Provincia il documento di adesione dei comuni costieri. Ma il protocollo, pur lodevole nella sua intenzione, non sembra aderire alla fattibilità dei progetti, per la maggior parte ancora inesistenti

 

LECCE – Un progetto a scatola chiusa. Prendere o lasciare. E se il comune di competenza non avrà risorse per finanziarie il progetto di risanamento delle proprie coste, amen. Ed è per questo che non tutte le amministrazioni comunali, anche se firmeranno il protocollo d’intesa sulla base di un buon proposito riguardo ai “progetti sperimentali di difesa delle coste basse” (Castro, per esempio, con le su coste alte, potrebbe non salire sulla giostra ndr), non hanno minimamente idea di quanto stanziare nel loro bilancio di previsione di primavera. Non solo.

Con le casse prosciugate dei comuni, gli amministratori si troveranno di fronte una scelta a dir poco difficile. C’è dell’altro, che è emerso questa mattina a Palazzo Adorno, dove l’assessore provinciale con deleghe al Territorio e all’ambiente Mauro Stefàno ha convocato una conferenza stampa invitando i sindaci dei paesi costieri proprio per “appurare il percorso di finanziamento delle importanti opere anti-erosione previste nel Salento e per stabilire le priorità infrastrutturali da affrontare in vista dell’imminente stagione estiva”.

Imminente stagione estiva che trascorrerà come quella passata, statene certi, non c’è bisogno di essere Nostradamus per prevederlo, dato che il progetto, per ora, è tutto nell’aria, con la Regione che destinerebbe 15 milioni di euro come contributo alla realizzazione dei progetti da spalmare tra tutti i comuni della  Puglia, da costa a costa, da Manfredonia a Taranto, tanto per intenderci.  Di concreto al momento c’è la richiesta di adesione della Provincia di Lecce rivolta ai “suoi” comuni di aderire in fretta al protocollo che i sindaci dovranno firmare, i primi cittadini di Alessano, Alliste, Andrano, Castrignano del Capo, Castro, Diso, Gagliano del Capo, Galatone, Gallipoli, Lecce, Melendugno, Morciano, Nardò, Otranto, Patù, Porto Cesareo, Racale, Santa Cesarea Terme, Salve, Tiggiano, Tricase, Ugento e Vernole.

Ma qualcuno di loro questa mattina ha storto il naso non solo perché è apparso poco chiaro lo scenario del dopo protocollo, ma anche perché non ha ritenuto opportuno che la cosiddetta cabina di regia, quelle che cioè raccoglierà i progetti antierosione delle coste da consegnare poi alla Regione, fosse costituita dal presidente della Provincia Antonio Gabellone e il sindaco di Lecce Paolo Perrone. Perchè? “Va benissimo che la cabina di regia spetti alla Provincia, l’ente deputato alla salvaguardia del territorio nella sua globalità, ma che c’entra il sindaco di Lecce?”. “Ma perché il sindaco di Lecce è il sindaco della città capoluogo”, è stata la risposta dell’assessore provinciale. “Bene - ha ribattuto un assessore di un paese costiero – ma cosa ne può sapere il sindaco di Lecce delle problematiche che abbiano noi riguardo all’erosione delle coste?”. Bella domanda. Ed infatti Stefàno ha assicurato che l’incongruenza di fondo, perché quella è, sarà discussa quanto prima.

Il protocollo, in buona sostanza, prevede la richiesta di autorizzazione ai lavori alla Regione Puglia e del contributo, quando i comuni costieri da Brindisi a Otranto, passando da Lecce, si metteranno d’accordo sul da farsi congiuntamente. Idem, per esempio, da Santa Cesarea Terme fino al Comune di Taranto. Le coste della Puglia, insomma., divise per tratti lunghissimi ma che fanno sistema nel proteggere le coste. Teoricamente il progetto funzionerebbe ma la realtà delle cose è tutta un’altra.

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