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Poligono Torre Veneri, nuovi dati: piombo e rame oltre i limiti accettabili

A gennaio il nucleo specializzato del Centro logistico interforze ha effettuato esami i cui risultati sono stati comunicati alla Difesa e alle amministrazioni interessate, ma taciuti alla cittadinanza. Lecce Bene Comune rilancia: "Situazione grave"

LECCE – Sul poligono di Torre Veneri emergono nuovi particolari che rilanciano, se ancora ce ne fosse bisogno, l’urgenza di una bonifica approfondita. Ben oltre la volontaria pulizia della spiaggia prospiciente l’area di tiro che è stata effettuata di recente in occasione di un’imponente esercitazione sotto l’egida della Nato.

D’altra parte già la commissione senatoriale in carica nella scorsa legislatura aveva sottolineato l’assenza o l’inadeguatezza delle bonifiche, tanto in mare quanto sulla terraferma. Ma tutto sembrava essersi ridimensionato con l’esclusione della presenza di uranio impoverito sebbene durante le stesse indagini condotte dal nucleo operativo ecologico dei carabinieri nessuno degli ufficiali ascoltati avesse contezza di bonifiche effettuate o in programma.

Ora si scopre che secondo i tecnici del nucleo Nbc del Centro logistico interforze i valori rilevati per piombo e rame hanno più che doppiato la soglia considerata come accettabile per le aree industriali. Se fossero stati utilizzati i parametri per quelle civili lo sforamento sarebbe stato ancora più clamoroso e del resto bisogna considerare che gli insediamenti del borgo di Frigole e della zona di Villa Dario non sono poi tanto distanti dall’area di addestramento che, va ricordato, è classificata come area di interesse comunitario e quindi tutelata – in teoria – da particolari garanzie.

Le analisi del nucleo specializzate sono state condotte nel gennaio scorso quando sulla vicenda del poligono batteva il ferro Lecce Bene Comune. Dagli esposti dell’associazione è nata un’inchiesta che si trova ora ad un punto di svolta: i pm hanno chiesto l’archiviazione non perché il reato di illecito smaltimento dei rifiuti fosse un’invenzione, ma perché sarebbe stato di fatto impossibile accertare le responsabilità penali per fatti che si succedono da decenni nel fisiologico ricambio delle gerarchie di comando. Una posizione che non ha convinto il giudice per le indagini preliminari che ha disposto un rinvio per ascoltare le parti. A dicembre è prevista la prossima udienza sulla quale, a questo punto, Lecce Bene Comune spera possano pesare anche le recenti e allarmanti acquisizioni di laboratorio.

I risultati delle analisi sono stati comunicati, come prevede la legge, al ministero della Difesa e alle autorità amministrative locali, e di conseguenza è stata convocata una Conferenza dei servizi per la caratterizzazione dell’area militare. Ma, secondo Lecce Bene Comune, questo passaggio è stato minimizzato nelle sue premesse: “Questa notizia, priva di tutti gli antefatti qui esposti, era stata rilanciata nei primi mesi del 2014, dall'assessore Guido e dai vertici militari come una bonaria condiscendenza delle forze armate verso le preoccupazioni ambientali della cittadinanza e le campagne di Lbc, concordata con l’amministrazione comunale”.

“Scopriamo invece dalle carte finora tenute nascoste che tutto quanto posto in essere è parte di un procedimento rigidamente normato dalla legge allorché si verifichi una situazione di pericolo ambientale dovuta allo sforamento di limiti di concentrazione per inquinanti. Una situazione grave per la salute dei leccesi e per l'habitat di un sito di importanza comunitario tra i più preziosi e importanti per la sua unicità è come tale tutelato dalla Comunità Europea”. La vicenda è ora finita alla ribalta della cronaca nazionale grazie ad un video reportage di Amalia De Simone per il sito del Corriere.

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