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Esposto per fermare il gasdotto: parlamentari, tecnici e sindaco spiegano il dossier

Consegnato alla procura leccese con la firma di dieci tra deputati e senatori, il documento analizza vari aspetti della vicenda: dalla procedura all'impatto

LECCE – Il nodo Tap ritorna in Parlamento, in una conferenza stampa voluta dai deputati che hanno firmato l’ultimo esposto per sollecitare la magistratura a fermare l’avanzamento dei cantieri per la realizzazione del gasdotto. All’incontro ha partecipato anche il sindaco di Melendugno, Marco Potì, il presidente del Comitato No Tap Salento, Alfredo Fasiello, il docente dell’Università del Salento, Michele Carducci, il ricercatore Massimo Blonda e Graziano Petrachi.

Il venir meno del profilo di strategicità – qualifica che ha facilitato la prevalenza degli organi centrali su quelli periferici – e la lesione del diritto al clima, che oramai gode di riconoscimento giuridico anche negli accordi internazionali, sono alla base dell’esposto consegnato in procura, a Lecce, l’8 maggio e firmato anche da Carlo Martelli, Saverio De Bonis, Stefano Fassina, Nicola Fratoianni, Silvia Benedetti, Rossella Muroni, Erasmo Palazzotto. Nel primo pomeriggio è stato illustrato alla Camera dei Deputati.

Tra i firmatari i parlamentari leccesi Veronica Giannone, del M5S e Maurizio Buccarella, del Gruppo Misto nel quale è passata, dopo l’espulsione dal movimento pentastellato anche Sara Cunial che ha dichiarato:C’è un’emergenza in corso senza eguali nella storia climatica, ambientale, ma anche civile, sociale e democratica. Qui in gioco ci sono i diritti di tutti noi e delle future generazioni. Il diritto al clima, a vivere in un contesto salubre, il diritto a un lavoro dignitoso e a un’informazione degna di questo nome. Tap, un caso di ingiustizia climatica” che si è svolta oggi alla Camera. “Tap, Tav, Pedemontana, sono tutte facce dello stesso progetto. Un progetto senza visione e senza rispetto delle persone e della vita. Un progetto che ci vedrà tutti perdenti, anche chi, oggi, su questo sistema specula e si arricchisce. I numeri e i fatti sono evidenti”.

“La questione Tap va ben oltre il Salento e la Puglia - ha proseguito Veronica Giannone, deputata del M5S – quando interessi economici di pochi prevaricano sui diritti dei cittadini e sulla tutela ambientale il problema è di fatto di tutti. Per questo l’esposto presentato in Procura e quanto è stato denunciato qui in conferenza stampa non può passare inascoltato. Oggi è Tap, domani sarà un’altra opera, se non iniziamo fin da subito ad anteporre l’interesse pubblico a quello privato”.

Dalle parole di Buccarella, senatore eletto nel M5S ma poi dimessosi per la vicenda dei mancati rimborsi, emersa anche una sorta di rammarico dal punto di vista politico: “Questo esposto vuole essere una speranza, che la magistratura possa arrivare lì dove il governo non è riuscito, ovvero nel fermare Tap”.

Nel corso dell’incontro sono stati illustrati i passaggi considerati salienti per poter fermare il progetto che ha suscitato, nella comunità interessata, una forte opposizione. Massimo Blonda, ricercatore del Cnr di Bari, ha richiamato quanto sottolineato, in sede di incidente probatorio, dai periti nominati dal Tribunale per stabilire se il nodo del terminale di ricezione sarebbe dovuto essere assoggettato alla direttiva Seveso: “Ci sono aspetti rilevanti contenuti nel primo parere Arpa sulla VIa di Tap che non hanno mai ricevuto riscontro in sede procedimentale o che hanno ricevuto riscontro non dirimente, con le conseguenze di tipo ambientale già determinatesi o a rischio di determinarsi in futuro. Il più rilevante riguarda il frazionamento interno ed esterno della procedura, che ha impedito e continua ad impedire la valutazione degli impatti ambientali e sanitari cumulativi dell’opera”.

“É un onore essere qui in rappresentanza di tanti sindaci e comunità che da anni portano avanti una lotta che è di democrazia, dignità e amore per la propria terra. Di fianco a tanti parlamentari per chiedere una cosa che dovrebbe essere scontata: il rispetto delle leggi italiane e europee che prevedono il rispetto delle procedure, la tutela dell’ambiente, delle persone, della salute e del futuro di tutti noi e della vocazione di un intero territorio. Non può essere barattato con presunte strategicità di opere o per interessi economici e privati di società multinazionali straniere con sede in paradisi fiscali. Ringrazio tutti i parlamentari e le forze politiche che hanno capito che è una battaglia di democrazia e di territorio prima che di ideologie o di partiti” ha concluso Potì.

La conferenza odierna, per una mera coincidenza, arriva a ridosso della procedura di valutazione di esclusione dalla Via che Tap ha presentato rispetto modifiche al progetto per la realizzazione del tunnel nel tratto sottomarino davanti alla costa di San Foca, dovute alla presenza di “biocostruzioni” (strutture che si determinano per l’azioni di organismi, come i coralligeni, e che contribuiscono a definire l’habitat). Insomma, ottemperando alla prescrizioni ministeriali, ci si è accorti che il progetto, per come concepito, interferisce con sei degli affioramenti rilevati.

Nella documentazione prodotta non si parla di modifica del tracciato, per Tap, ma l’adozione di alcuni accorgimenti pensati per limitare l’impatto che sarebbe poi “compensato” con un programma speciale di pulizia dei fondali. Nell’ambito della procedura che si è dunque aperta, la Regione Puglia può nominare un proprio rappresentante all’interno della commissione di valutazione. I tempi tecnici impongono 45 giorni per la presentazione di osservazioni e, a conti fatti, questo significa che i lavori nel tratto sottomarino resteranno sospesi almeno fino al termine dell’estate, stagione in cui Tap ha assunto l’impegno di fermare i cantieri.

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