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Ex Lsu delle scuole a porte chiuse con il ministro: “No al sistema delle cooperative”

Maria Chiara Carrozza a Lecce per un convegno su innovazione e ricerca nell'assistenza sociale. I lavoratori dei sindacati di base, che si oppongono all'accordo del 2 gennaio, avanzano le loro proposte: obiettivo le 30 ore settimanali per tutti

LECCE – Il ministro dell’Istruzione pubblica, Maria Chiara Carrozza, presente a Lecce per un convegno presso l’hotel Tiziano ed è subito protesta. Il tam tam di voci corre tra gli addetti alle pulizie della scuole, interessati da un’annosa vertenza che pare senza via si uscita, e nel giro di pochi minuti viene organizzato un sit-in ai piedi dell’albergo.

Manifestazione in cui intervengono anche gli studenti del Partito comunista, giunti a dare man forte ai lavoratori e impensieriti per i continui tagli che stanno mettendo in ginocchio il comparto pubblico, oltre a ledere nel profondo il diritto universale allo studio. Lo scopo dei ragazzi è quello di incontrare il ministro per un confronto faccia a faccia sui nodi cruciali dell’istruzione pubblica italiana. Non ci riusciranno, ma in compenso una delegazione dei rappresentanti sindacali riuscirà invece a ritagliarsi uno spazio sul palco riservato ad un dibattito di tutt’altro tenore: quello sull’innovazione e la ricerca.

Se pur con molte differenze individuali, considerata la profonda spaccatura nel fronte delle parti sociali, le rivendicazioni vanno tutte  nell’unica direzione di mantenere i livelli occupazionali e salariali dal 1° marzo in poi. Data, questa, che fa da spartiacque tra il passato lavorativo degli ex Lsu (851 nella sola provincia di Lecce) ed il futuro a tinte fosche che inghiottirà metà del loro stipendio. Allo scadere della proroga di due mesi che, per il rotto della cuffia, ha strappato altri 60 giorni di tempo pieno, la palla ritornerà nelle mani dell’azienda tedesca Dusmann, vincitrice dell’appalto in tutta la Puglia.

La società che ha frammentato l’appalto in altre 9 cooperative sul territorio regionale, non ha mai fatto mistero della sua volontà di dimezzare l’orario di lavoro. E per forza di cose, come dettato dalla gara nazionale Consip giocata al massimo ribasso, il costo del personale addetto alle pulizie è stato calcolato sulla base degli accantonamenti dei bidelli. Un’operazione che varia da scuola a scuola, con picchi disastrosi nel Sud Salento in cui le ore mensili potrebbero arrivare fino a 17, 18 addirittura. Così, al di sotto del 50 percento di una busta paga modesta già in premessa, non vale più la pena neppure di parlare di scivolamento nella soglia della povertà. Siamo ben oltre.

Del resto la stessa richiesta di annullamento della gara Consip, ripetuta nel tempo, è risuonata piuttosto come un urlo nel deserto. Ora l’obiettivo è quello di mantenere comunque, e in qualunque modo, uno standard lavorativo dignitoso sia per gli addetti ai lavori, sia per l’utenza finale che va incontro ad un potenziale disastro. Considerato che già nel Veneto alcuni presidi sono stati costretti a chiudere i battenti degli istituti scolastici per comprovate carenze igieniche. “Una follia” spiegano i manifestanti che passano al vaglio le diverse proposte dei sindacati.

La prima, quella del comitato dei lavoratori in cui si inserisce anche il sindacato autonomo Fsi, è quella di impiegare i 290milioni di euro destinati alla Dusmann per provvedere, invece, alla stabilizzazione della platea dei lavoratori impiegati a 28/30 ore. “I soldi ci sono già e bastano a compiere quest’operazione. Del resto non si può chiedere al ministro di trovare ulteriori fondi, alla luce delle sue ultime dichiarazioni secondo cui il fondo del barile è stato raschiato”, ammette il rappresentante Fsi, Dario Cagnazzo.

L’obiettivo di stabilizzare, finalmente, gli ex Lsu è pienamente condiviso dal sindacato Cobas: “Possiamo arrivare fino alle 40 ore tranquillamente, integrando il lavoro di pulizie con mansioni ulteriori e diverse. Un po’ come accade oggi in cui 17 ore su 35 sono coperte da servizi aggiuntivi - spiega il referente Bobo Aprile -. Se il destino di queste persone sembra tracciato, è arrivato il momento di lottare unitariamente per riconquistare il posto di lavoro”.

La proposta di Uiltucs va nella direzione, invece, di rifinanziare l’intero progetto al fine di garantire lo status quo e la prosecuzione del servizio di pulizie così com’era, senza degenerazioni né per gli addetti ai lavori, né per gli studenti. E più di qualcuno, al margine della manifestazione, è intervenuto senza peli sulla lingua: “Devono abolire il passaggio intermedio di soldi, che tra aziende e Consorzi, costa circa 70 milioni di euro in più all’anno – spiega Giuseppe Leone, Rsa di Uiltucs - . Il finanziamento dev’essere diretto, dal ministero alle scuole, per arrivare direttamente nelle tasche dei lavoratori con un notevole risparmio”. L’unico sfondo comune nel mare di proposte sta nel fatto che nessuno tra questi sindacati ha scelto di firmare l’accordo del 2 gennaio con l’azienda Dusmann, dichiarato senza mezzi termini “una truffa” perché, al termine del regime transitorio, lascerebbe di nuovo carta bianca alle aziende. Ed i lavoratori in un pieno dramma privato.

Lavoratori e studenti davanti al Tiziano

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