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Sabato, 20 Aprile 2024
Molto richiesti a tavola

Fermo almeno triennale della pesca dei ricci: c’è la proposta di legge regionale

Al primo firmatario, Paolo Pagliaro, si sono uniti altri consiglieri e l'assessore Sebastiano Leo. La specie è considerata quasi estinta. In Sardegna un provvedimento analogo è già in vigore

LECCE – Un fermo di tre anni per la pesca di ricci: la richiesta, diventata proposta di legge, è stata avanzata dal consigliere Paolo Pagliaro, capogruppo de La Puglia Domani, e condivisa da molti altri suoi colleghi, senza distinzione di schieramento. Ci sono, tra le altre, anche le firme dei salentini Pier Luigi Lopalco, di Christian Casili, di Donato Metallo, di Antonio Gabellone e quella dell’assessore Sebastiano Leo.

Parlare di possibile estinzione non è una esagerazione per cui si renderebbe necessaria una misura più drastica, che vada oltre il limite attuale dei due mesi durante il periodo di fecondazione dei ricci: “Il loro prelievo è diventato così massiccio – spiega Pagliaro -, che nell’Adriatico e nello Ionio sono praticamente scomparsi: la richiesta da parte dei ristoranti è troppo alta per consentire il ripopolamento naturale dei ricci. A lanciare l’allarme è stato uno studio scientifico condotto già due anni fa dagli studiosi dell’Istituto di Ricerca Oceanografica di Israele. Se cinquant’anni fa si potevano contare fino a dieci esemplari per metro quadrato nelle secche marine, oggi sono rarissimi e spesso di dimensioni inferiori a quelle consentite per il prelievo: 7 centimetri di diametro. Un riccio impiega dai quattro ai cinque anni per raggiungere questa grandezza, ma non gli viene dato il tempo di crescere”. 

Non è la prima volta che si paventa l’idea di un fermo: in Sardegna un provvedimento analogo è stato già adottato - è valido dal 2021 al 2025 - e anche a livello internazionale ci sono esempi di misure dello stesso tipo per specie in via di estinzione. In Alaska, riferisce Pagliaro, lo si è fatto rispetto alla pesca del granchio che genera un volume di affari imponente.

“Questo sovra sfruttamento non è più sostenibile, e già da diversi anni i ricci e la polpa di riccio serviti nei ristoranti salentini e pugliesi non provengono dai nostri mari ma da quelli di altri Paesi mediterranei come Spagna, Grecia, Portogallo, Croazia e Albania. Abbiamo dilapidato una risorsa preziosa, non solo dal punto di vista commerciale e gastronomico ma anche ambientale, perché i ricci svolgono un’insostituibile azione di pulizia dei fondali rocciosi, rimuovendo il borraccino che tende a soffocare le varie forme di vita ancorate al substrato marino”.

Pagliaro precisa che “la legge prevede anche indennizzi per i pochi pescatori professionisti locali che ancora si cimentano in questo tipo di pesca, e campagne di sensibilizzazione per comprendere il senso di questo provvedimento e per educare ad un prelievo responsabile. È necessario agire sul fronte della prevenzione, oltre che della repressione con controlli serrati e rigorosi, sia nel periodo di fermo sia quando la specie si sarà ripopolata. È l’unica via per evitare di ripiombare nella situazione attuale”. Nella proposta di legge si indica una copertura di 150mila euro.

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