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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Filobus, imminente una nuova scadenza. A Ferragosto

La commissione ministeriale aveva stabilito il 31 luglio come termine ultimo. Il Comune ha concordato una proroga di circa 15 giorni. Ma la vera partita è quella davanti al giudice

LECCE - Da una parte il contenzioso giudiziario, dall'altra il procedimento amministrativo, infine il confronto politico. La partita del filobus, atteso a Lecce da 1554 giorni, sembra diventato un gioco a tre dimensioni che nemmeno il mese di agosto riesce a fermare del tutto. Giocato su due tavoli: quello del giudice civile del capoluogo salentino e quello del ministero dei Trasporti. Perché, se il confronto in aula tra l'associazione temporanea di imprese che hanno realizzato l'infrastruttura è stato aggiornato dal giudice Giovanni Romano dopo l'ultima udienza, il conto alla rovescia della commissione di Alta Vigilanza del ministero che vigila sull'effettivo impegno dei fondi erogati è proseguito inesorabilmente, sforando nei tempi supplementari. Con il rischio concreto per l'amministrazione di dover restituire i finanziamenti ottenuti dal dicastero.

Doveva essere il 31 luglio, infatti, il termine perentorio concesso al Comune per la messa in esercizio della filovia. Lo disse con toni più che soddisfatti lo stesso sindaco di Lecce, Paolo Perrone, di ritorno da un vertice nella capitale, il 4 maggio scorso (https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=27392). La scadenza è stata poi prorogata del tempo necessario all'espletamento di tutti gli step propedeutici alla partenza vera e propria, stimato in circa 15 giorni. Un termine indicativo, ma non approssimativo. Lunedì dunque, curiosamente nel giorno di Ferragosto, il nuovo, simbolico, capolinea del crono programma in costante aggiornamento. Cosa accadrà?

Nulla, secondo il consigliere del Centro moderato Wojtek Pankiewicz che così commenta: "Non avendo a tutt'oggi ricevuto alcun trionfalistico invito per l'inaugurazione del servizio, ho motivo di temere che ci sarà l'ennesimo rinvio alla faccia dell'ultimatum ministeriale e dell'appassionante dibattito sulla riduzione dei costi della pubblica amministrazione". L'esponente dell'opposizione dopo aver ricordato il peso economico dell'opera, per la quale Palazzo Carafa è gravato da un "mutuo di 8 milioni e 800mila euro a totale carico del bilancio", così conclude: "Nonostante tutti i roboanti proclami che ricordiamo bene, Perrone, mentre ormai sta per concludersi il suo fallimentare mandato, continua a rinviare, rinviare per l'ennesima volta, tanto i costi dei ritardi li pagano i cittadini leccesi".

Non è ancora chiaro, invece, quale parte debba risarcire l'altra sul fronte giudiziario. A seguito della pronuncia del giudice del 25 marzo (resa pubblica il 2 aprile, Ndr)- quando venne respinta la provvisoria esecutorietà dell'ingiunzione di pagamento notificata dall'Ati al Comune per 5 milioni e 800 mila euro più oneri e interessi (https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=26733) - i legali del consorzio di imprese hanno chiesto la revoca del provvedimento. Il presidente della seconda sezione civile, al termine dell'udienza del 13 luglio, si è riservato la decisione che evidentemente può pesare come un macigno non solo sulla tempistica dell'avvio del filobus ma anche sul precario stato dei conti comunali.

Ma è lo stesso giudice Romano che deve infine pronunciarsi sulla richiesta dell'avvocato Domenico Guadalupi - che difende l'ente - di unificare il primo procedimento con il secondo, quello aperto successivamente e nel quale è l'amministrazione comunale a pretendere un risarcimento per i ritardi nella consegna dell'opera e per i danni indiretti, per un totale di 8 milioni e mezzo. La decisione, probabilmente, arriverà in autunno quando si potrebbe sapere qualcosa di più anche sulle perquisizioni che la guardia di finanza ha effettuato il 21 giugno presso la sede dell'assessorato al Traffico e che sarebbero legate all'annosa vicenda del filobus (https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=28371).

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