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Caso firme false: chiusa fase preliminare, Mellone indagato

Terminati i primi accertamenti della procura sulla vicenda del 2016 legata alle liste elettorali. Per il sindaco di Nardò venti giorni di tempo per le memorie difensive

NARDO’ - Con la sottoscrizione dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, già alla fine del marzo scorso, da parte del pubblico ministero Alberto Santacatterina, la procura di Lecce ha concluso la prima fase degli accertamenti dell’inchiesta che vede indagato il sindaco di Nardò, Pippi Mellone, riconfermato alla guida della città lo scorso anno, nell’ambito della vicenda delle presunte “firme false” autenticate  per la presentazione delle liste per le elezioni del 2016.

Si tratta dell’inchiesta partita oltre un anno addietro in seguito all’esposto-denuncia presentato da quattro candidati al consiglio comunale di sei anni addietro (Paolo Arturo Maccagnano, Carlo Pranzo, Giuseppe Zacà e Stefania Raganato) venuti  a conoscenza della circostanza che sul modello di dichiarazione di accettazione della candidatura erano state apposte delle firme, poi autenticate, non autografe, quindi che non sarebbero state sottoscritte dai diretti interessati.        

Il caso delle “firme false” nasce da una lettera apocrifa recapitata nell’ottobre di due anni addietro a due consiglieri dell’opposizione, informati del fatto che diverse firme apposte sui moduli per la sottoscrizione di adesione ed accettazione della candidatura a consigliere comunale in alcune liste della coalizione di Mellone nel 2016 non sarebbero state apposte dai candidati stessi. Ma nonostante questo, sarebbero poi state autenticate ugualmente, secondo l'ipotesi accusatoria, dall’allora consigliere comunale e candidato sindaco.

I due consiglieri comunali informati dei fatti avevano quindi riferito il tutto al comando della guardia di finanza e i quattro candidati interessati, venuti a conoscenza dell’episodio, si erano invece rivolti alla procura della Repubblica, presentando l’esposto-denuncia.

I reati e le accuse ipotizzate nei confronti di Mellone, formalizzate nell’avviso di conclusione delle indagini, sono quelle di falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici e diffamazione. La seconda accusa nasce dalle dichiarazioni di replica del primo cittadino alla notizia dell’avvio dell’inchiesta e con le quali Mellone, in risposta all’atto di denuncia dei quatto candidati consiglieri, avrebbe annunciato anche sui mezzi di informazione che avrebbe provveduto “a querelare questi quattro calunniatori”.

Il primo cittadino di Nardò in questi mesi ha avuto modo di spiegare che se si fosse prefigurato, “visto che ci sono degli esposti l’avvio di un’indagine è di norma un atto dovuto”, una notizia di reato e un avviso di garanzia, si sarebbero “fatte valere le proprie ragioni nelle sedi competenti”. Ora con l’avviso di conclusione delle indagini depositato, Mellone, difeso dal legale Giuseppe Corleto, avrà venti giorni per presentare le proprie memoria difensive o chiedere anche di essere ascoltato per fornire ulteriori elementi utili all’inchiesta prima che il magistrato inquirente proceda con la richiesta di rinvio a giudizio o di archiviazione. Nel corso delle indagini la procura ha anche proceduto alla nomina di un consulente tecnico per la comparazione delle firme.          

Sulla vicenda pesa anche un ulteriore episodio che ha fatto molto discutere e reso noto anche dall’ex sindaco Marcello Risi. Nel febbraio dello scorso anno infatti dalla sede comunale di via Pantaleo Ingusci, ed esattamente dall’ufficio elettorale, sono misteriosamente scomparsi interi faldoni che sarebbero strettamente legati ai documenti e alla presentazione delle copie delle liste elettorali della tornata del 2016. Un giallo sul quale attendono ancora ulteriori chiarimenti per capire se effettivamente sono misteriosamente scomparsi atti che sarebbero in qualche modo tornati utili anche alla magistratura. Sul quel fatto sono stati interessati anche i carabinieri della stazione locale che hanno proceduto con i relativi accertamenti.

Nardò Bene Comune: “Chiarezza per la città”

“La fine o l'inizio? Il pubblico ministero informa di aver concluso le indagini sulle firme false, che sarebbero state autenticate da Pippi Mellone e ora attendiamo di sapere se sarà rinviato a giudizio per falso e diffamazione. Questa in poche parole la cronaca giudiziaria e tocca alla giustizia fare il suo corso”. Questo il commento a corredo della notizia sull’avviso di conclusione delle indagini da parte di Nardò Bene Comune.

“Giustizia e morale seguono rette parallele e se si parla di morale, trasparenza ed etica si apre una voragine di domande senza risposta” incalzano dal sodalizio politico neretino, “chi ha materialmente falsificato le firme? Mellone potrebbe averle autenticate alla cieca, senza sapere che fossero false? E se anche fosse questo il caso, da avvocato e pubblico ufficiale non sapeva che dovevano essere apposte davanti a lui, per essere valide?”.

Nella totale presunzione di innocenza, Nardò Bene Comune non intende comunque soprassedere su quella che potrebbe essere anche solo una “leggerezza di gestione”.  Come se si trattasse giusto della firma sul libretto delle assenze scolastiche.

“E che fine hanno fatto poi i faldoni con le firme? Chi ha sottratto i documenti con le firme originali dagli uffici comunali?” incalzano dal direttivo di Nbc, “un furto ben congegnato, mirato, con i ladri che non devono nemmeno forzare l'ingresso, ma vanno a colpo sicuro, senza far scattare l'allarme e indisturbati portano via giusto quei faldoni. Perché è accaduto tutto questo? Queste sono le domande che noi di Nardò Bene Comune per prime ci poniamo. E se alla giustizia dei tribunali spetta fare il proprio corso, i cittadini di Nardò meriterebbero una casa di città senza macchie, integra e integerrima”.

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