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Gabriele Caputo difende le Province: "No ai tagli e alla loro soppressione"

Il consigliere provinciale del Pd scrive ai parlamentari contestando i vantaggi sbandierati dall'eliminazione di questi enti: "Ampiamente dimostrato che i risultati non sono significativi. Serve pensare alla forma di Stato"

LECCE - Il consigliere provinciale del Pd, Gabriele Caputo, scrive ai parlamentari italiani per difendere il ruolo delle Province, nel momento in cui si discute il percorso di “riforma” di questi enti, attraverso l’approvazione di un disegno di legge costituzionale che ne preveda la soppressione, affiancato da un altro disegno di legge, il cosiddetto “svuota Province”, che le lascia in vita fino alla definitiva cancellazione dal testo costituzionale, privandole di fatto, fino a quel momento, di quasi  tutti i poteri.

Per Caputo, si tratta di uno svilimento dell’ente, iniziato da tempo attraverso i costanti tagli ai trasferimenti, che di fatto ne stanno già paralizzando l’azione amministrativa, riducendole "conseguentemente, volutamente, subdolamente, da ente di rango costituzionale ad ente fatto percepire come inutile": "La proroga dei commissariamenti, lo svuotamento di competenze, la prevista cancellazione dalla Costituzione - scrive -, sottolineano oggi un programmato stillicidio costituzionale, per nulla giustificato, meno che mai dopo la sentenza della Corte Costituzionale 220/2013".

L’urgenza di questa operazione sarebbe richiesta dalla 'necessità di rispondere a quelle autorevoli sollecitazioni europee verso un contenimento della spesa pubblica dell’amministrazione territoriale': "È bene tuttavia precisare - afferma -, ad ogni buon conto, che quello dei provvedimenti d’urgenza, in realtà, va proprio in direzione contraria rispetto a quanto auspicato dall’Europa, posto che il Consiglio d’Europa del 19 marzo scorso ha ravvisato nel merito, una violazione della Carta Europea delle autonomie".

Secondo Caputo, il metodo del governo appare contraddittorio, visto che, da un lato, ha presentato un disegno di legge per la “Istituzione di un comitato parlamentare per le riforme costituzionali”, dall’altro intende estromettere l’ente Provincia attraverso "un nuovo, parallelo, ed arido disegno di legge costituzionale", con il risultato evidente di sottrarre la materia al comitato parlamentare.  Nel merito, circa la necessità di contenimento della spesa pubblica, per Caputo, pare "ampiamente dimostrato" come "il taglio delle Province non porti risultati significativi".

I governi succedutisi "continuano a sbandierare nella soppressione delle Province il rimedio (solo simbolico) dei mali cronici che avrebbero  portato l’Italia sull’orlo del baratro" col risultato di aver declinato il tutto "nell'ormai consolidato luogo comune de 'le Province sono inutili'”. Di fronte all’evidenza dei numeri, Caputo si chiede se, visto l’apporto marginale alla causa comune rinveniente dal sacrificio delle Province marginale, risulti davvero necessaria la loro soppressione. Il vero tema, secondo Caputo, è quello relativo alla forma di Stato che si vuole, a partire dall’ipotesi di 3 maxi regioni fino a quella di 36 nuovi “distretti federali”, che mira a superare l’attuale assetto (110 province e 20 regioni) mediante la soppressione di province e regioni.

"Mi permetto di suggerire - scrive - la possibilità di prevedere (ritengo sia sufficiente una legge ordinaria) un termine diverso di durata delle Province, fino a quando non potrà partire organicamente la riforma istituzionale complessiva: 1° ipotesi: proroga delle attuali amministrazioni senza nuove elezioni, evitando i costi di nuove elezioni; 2° ipotesi: modificando il termine di quelle che andranno al voto nella prossima primavera, a scadenza quindi con l’entrata in vigore della riforma”.

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