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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Terzapagina. "Girlfriend in a coma", il caso da censura che scalda la Rete

Il film dell'ex direttore dell'Economist, Bill Emmott, sul declino dell'Italia negli ultimi vent'anni viene stoppato per ragioni elettorali dal Maxxi. L'ennesima situazione paradossale del Paese sul tema della libera espressione

LECCE - È vietato parlare di politica durante la campagna elettorale? La domanda appare paradossale, persino anacronistica, in quanto, a rigor di logica, la campagna elettorale è il luogo temporale deputato alla discussione politica. Eppure la risposta non è così scontata, visto l'attualissimo caso di "Girlfriend in a coma", il film di Bill Emmott, ex direttore dell'Economist ed editorialista de La Stampa, realizzato con la film-maker Annalisa Piras, che non potrà essere proiettato prima del voto del 24 e 25 febbraio.

L'ennesimo pastrocchio tutto italiano si consuma all'auditorium del Maxxi di Roma, museo sotto il controllo del Ministero della Cultura, dove il 13 febbraio sarebbe dovuta andare in onda la prima ufficiale del docu-film, rinviata a data da destinarsi, purché dopo le elezioni. La scelta, assunta in prima persona dal presidente dell'istituto, l'ex ministro Giovanna Melandri, nasce sulla base della considerazione sui contenuti "troppo politici" che indurrebbero a posticipare la visione del film.

Le classiche ragioni di "opportunità" farcite di "bon ton" farisaico, nel buonismo pre-elettorale, a cui si aggiunge la puntuale dose di confusione sulla matrice della decisione: la fondazione, infatti, ha evidenziato che le "ferree disposizioni" in materia arrivate dall'alto (cioè, dal Ministero) non avrebbero il permesso di ospitare l'evento, nell'imminenza del voto. La circostanza e l'interpretazione sono, peraltro, state smentite dallo stesso dicastero competente.

In un altro Paese, diverso dall'Italia, senza giri di parole, ogni cosa avrebbe il proprio nome e si parlerebbe di "censura", peraltro preventiva, visto che, nel concreto, nessuno ha ancora visto la pellicola (si conosce solo il trailer ). Il lungometraggio, il cui titolo è dichiaratamente ispirato ad un brano degli Smiths, è una riflessione sull'Italia degli ultimi vent'anni, che trae spunto da un libro dello stesso giornalista Emmott, attraverso personaggi chiave che hanno attraversato questo periodo.

È la nazione stessa la "ragazza in coma", descritta nel suo declino a tutto tondo. Ed è persino inevitabile che la politica, prima colpevole di questa decadenza, compaia sul luogo dell'omicidio, o meglio, del tentato omicidio. Non sorprende, pertanto, che la politica stessa si metta di traverso per mettere un freno ad un'espressione artistica, nel tentativo di imboccare una personale "scorciatoia", dietro cui non vedersi imputare le proprie colpe, con la scusante del momento elettorale.

Dinanzi alla presa di posizione del Maxxi, è stata lanciata una petizione sulla piattaforma Change.org, con cui si chiede che non venga fermata la proiezione del film alla data originariamente programmata, per evitare che l’Italia venga nuovamente declassata nella graduatoria internazionale sulla libertà di espressione.

Ma volendo prendere per buono l'assunto che, nel periodo in corso, si debba bandire la discussione sulla "politica", occorrerebbe cancellare dalle programmazioni cinematografiche, come spiegato da Stefano Corradino a Il Fatto, tutti quei film che parlano di guerra, di lavoro, di eutanasia. Che, insomma, hanno una valenza "politica".

Lo stesso principio, però, meriterebbe di essere esteso ai numerosi talk show che ammorbano quotidianamente i cittadini con formule stantie e ripetitive, con facce dei candidati più improbabili, e con contenuti quantomeno discutibili, se non scostanti. Di certo un film potrà piacere o meno, essere giudicato qualitativamente valido o scadente, ma resta, comunque la si pensi, un racconto artistico; difficile, invece, forse impossibile, rintracciare qualcosa di "artistico" negli interventi dei politici.

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