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Giovedì, 28 Marzo 2024
Politica

Il futuro che non c'è. Salento tra politica, antipolitica e retaggi culturali

Ospitiamo l'intervento di un collega, Christian Petrelli. Un giovane che ha lavorato come redattore per alcuni quotidiani ed emittenti locali, ora costretto ad emigrare all'estero. "Stanchi dei politici e del malcostume locale"

 

Ospitiamo l’intervento di un collega, Christian Petrelli. Un giovane che ha lavorato come redattore per alcuni quotidiani locali, per l’emittente televisiva leccese Canale 8 e successivamente per  Studio100, emittente tarantina che da un paio d’anni ha chiuso la redazione leccese. Dopo la crisi che ha investito il settore, si è trasferito in Inghilterra. Le amare riflessioni dell’ennesimo salentino costretto a emigrare.  

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Servirebbe un miracolo. Un’illuminazione divina, magari dall’amato Santo patrono del capoluogo, che dall’alto della sua colonna romana tutto vede e tutto giudica. La gente ha bisogno di una scossa, di una maggiore consapevolezza rispetto alle persone cui affida la propria fiducia, le proprie speranze. Serve un cambiamento, un’inversione di tendenza. Manca la vera politica, quella matura, consapevole dei bisogni dei cittadini che andrebbero letti con maggiore attenzione, compresi.

Se le indagini dovessero confermare i gravi fatti sostenuti da alcuni cittadini in una recente denuncia, nessuno si stupirebbe, sia ben chiaro, ma dovremmo tutti fermarci a riflettere. Che razza di politica sarebbe questa, caratterizzata da furbetti senza scrupoli che pur di avere una poltrona nel palazzetto di città, sarebbero pronti a barattare un voto con la disperazione. La politica nazionale sta già dando il meglio di sé, ma in scala ridotta, la melodia rimane sempre la stessa, cambiano solo i decibel.

C’è bisogno di maturità perché quando si tratta il bene comune non dovrebbero esistere sigle di partito. Ma ciò non accade, è una speranza puntualmente disattesa. Pertanto si dovrebbe prescindere dai partiti e servirsi di organizzazioni costituite da persone animate dalla voglia di fare. Liberi da rimborsi elettorali (finanziamenti) che arricchiscono il banchetto del “magna magna” generale. Poi mi chiedo: perché per le primarie questi signori non attingono dalle abbondanti risorse (già pubbliche) piuttosto che pretendere un obolo dagli elettori? Necessitano di ulteriori fondi? Occorrono Persone capaci di costruire e non di distruggere di pianificare uno sviluppo sostenibile che guardi soprattutto al futuro e non al mordi e fuggi del presente.

I Piani urbanistici a cui fino ad oggi abbiamo assistito non hanno tenuto conto del paesaggio che dilaniavano (vedi Porto Miggiano) né del fatto che forse prima di aggiungere cemento, forse, si potevano recuperare le strutture cittadine  abbandonate, migliorando il paesaggio urbano spesso abbruttito da enormi edifici decadenti. Troppe Giunte al servizio dell’edilizia, dei complessi residenziali, dei villaggi turistici. Impianti sportivi creati e abbandonati a se stessi, altri da realizzare per onorare il successo internazionale dell’atleta locale di turno, ma sconosciuto fino a qualche giorno prima. I luoghi dedicati allo sport, all’aggregazione, dovrebbero essere numerosi, agibili, disponibili e soprattutto fruibili gratuitamente dai cittadini come accade nel resto d’Europa. E’ tempo di cambiare musica, di liberarsi dei vecchi direttori d’orchestra, delle insane abitudini. Riscoprire la decenza e la moralità per non esser ricattati dal miraggio di un lavoro o da un effimero benessere. Fare appello ad un valore assai raro, la dignità, e come i nostri padri, fare le valigie e lasciare questa terra, piuttosto che piegarsi ai soliti nomi in grado di generare solo false illusioni o un contratto di sudditanza a tempo indeterminato.

La delusione e l’amarezza si tramutano in rabbia soprattutto quando quei bagagli li fai per davvero e la tua prospettiva cambia e ti presenta un'altra dimensione. Quando cominci a scorgere chiaramente quanto sia ridicolo e piccolo il teatro delle maschere locale, quello di chi crede ad un mondo circoscritto, come in un “The Truman Show”. Quindi, scopri il Nord, quello che viaggia a ritmi più spediti. Sugli avveniristici, velocissimi e confortevoli Italo, Frecciarossa e D’argento e sulle autostrade a tre e quattro corsie. Un’Italia a due velocità che i nostri politici ovviamente conoscono bene, ma che continuano ad ignorare, silenziosamente rassegnati, come una malattia autoindotta ma a cui non esiste rimedio.

Ora il punto è questo: “Dov’erano i rappresentanti del popolo pugliese negli anni ’80, quando i loro colleghi lavoravano a queste grandi infrastrutture? Troppo impegnati, nonostante il parere negativo dei cittadini, ad avallare la realizzazione di un ecomostro come Cerano (1982), primo per emissioni di CO2 in Europa?

Ma anche Cerano, paradossalmente può tornare utile, diventa così un vessillo da sventolare in campagna elettorale dai figli di quella stessa politica. Passata la febbre elettorale, si conserva con cura nel cassetto dell’amnesia collettiva.

Dov’erano quando i giornalisti di cui si sono serviti per anni perdevano il loro lavoro, quando la maggior parte degli operatori dell’informazione locale, chiedeva un loro intervento prima che si arrivasse al dramma attuale? C’erano, quando era il momento di mettersi in bella mostra di fronte ad una telecamera, compiacendosi di 24 ore di “notorietà” davanti al loro piccolo pubblico, anche immaginario.

Dov’erano quando centinaia di aziende chiudevano i battenti? Quando i giovani della loro terra si muovevano in un flusso inarrestabile verso le città del nord Italia e d’Europa?

Magari in un uno di quei tanti inutili convegni in cui si parla di questo fenomeno, si sprecano tante belle parole, si stringono le mani e si sorride durante il coffee break. Il giorno dopo, nulla è cambiato, ma rimangono i buoni propositi.

E’ ora che la gente torni al centro della vita politica, che la sua voce diventi protagonista. E’ opportuno un radicale cambiamento culturale per passare dalla condizione di “sudditi” a quella di cittadini attivi. In tutto questo l’informazione ha un ruolo fondamentale, determinante poiché rende liberi. Il giornalismo, quello vero, scevro da condizionamenti neanche tanto occulti e dalle dinamiche dei ricatti. Quello che parla chiaramente alla gente, senza filtri, libero dal politichese volutamente criptico, distante. I lacchè, i servetti ed i porta borse della politica, fanno testo a parte e non son degni di essere ascritti a questo mondo.

Questo malcostume generale, ha già esasperato chi ha deciso di andar via, ma, ha stancato anche chi ha deciso di rimanere in questa bella terra, ricca di sole, circondata dal mare e battuta dal vento, come recita uno slogan fin troppo inflazionato. Ma spesso ci mostra un sole dal calore asfissiante che toglie fiato e forze. Un mare che fa bruciare ancor di più le ferite e un vento che trascina via le tante parole del ciarlatano e affabulatore di turno. Una terra alla mercé di valorosi condottieri, portata in gloria al momento giusto e dimenticata quando la smania di potere chiama, facendo svanire, d’un tratto, quel paradiso attorno al quale orbitavano gran parte delle loro menzogne.

 

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