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Il prematuro decesso dell’orchestra salentina. I lavoratori occupano Palazzo Adorno

La manifestazione è nata spontaneamente per rompere il silenzio delle istituzioni sul dramma della prossima chiusura della Fondazione. Si cerca di arrivare a fine anno, ma il Fus sembra un’occasione sfumata. Per domani è previsto un presidio a Bari

LECCE – Un insolito manifesto funerario campeggia, da questa mattina, davanti alla sede di Palazzo Adorno. In questo modo i lavoratori della Fondazione Tito Schipa hanno inteso celebrare il prematuro decesso dell’orchestra salentina, per anni fiore all’occhiello del panorama musicale salentino.

Ma hanno fatto di più, scegliendo di occupare una sala dello stesso edificio, sin dalle prime ore della giornata, reclamando un incontro con Antonio Gabellone, presidente sia della Provincia di Lecce che della Fondazione a lungo accusata di non aver saputo amministrare il “gioiello” dell’orchestra, portandolo alla deriva. La stagione lirica e concertistica, iniziata il 1° agosto, sarebbe dovuta terminare il 31 dicembre.

Le attività, tuttavia, si sono bruscamente interrotte a metà ottobre per mancanza di fondi: mancano 160 mila euro perché i lavori possano proseguire almeno fino alla fine dell’anno, nella migliore delle ipotesi. “Abbiamo scelto quest’atto dimostrativo per rompere il prolungato silenzio che ha avvolto questa storia – spiega Antonio Bene, rsa della Fistel Cisl -: gli orchestrali si sono fermati il 14 ottobre, aspettando e sperando in una risposta da parte della Regione Puglia, al termine dell’incontro fissato con l’ente provinciale e gli assessori competenti, riunitosi per discutere della proposta di un distretto turistico. Ma, anche in questo caso, non sono emerse idee o azioni risolutive”.

La portata del dramma che si sta consumando è notevole: il rischio del licenziamento incombe, sempre più pressante, sulla restante parte dei lavoratori. Ma a farne le spese sarà l’intera comunità. “Per colpa dell’inerzia nel trovare soluzioni e dell’inefficienza nella gestione dell’orchestra, la musica salentina, lirica e concertistica, sembra destinata a morire nel giro di poco tempo”, denuncia il referente Cisl.

20151026_113756-2I sindacati e i dipendenti hanno voluto ribadire, dalle stanze di Palazzo Adorno, che ormai non è più tempo per proseguire con il ping - pong  istituzionale. “Siamo stanchi di assistere al rimpallo di responsabilità tra Provincia e Regione – hanno denunciato - : ci interessa solo che venga istituito un tavolo dal quale emerga un progetto concreto per rilanciare la Fondazione”. Quei 160 milioni di euro, anche se dovessero arrivare, risulterebbero un palliativo. Quindi insufficienti per sostenere una strategia di lungo termine, utile a salvare sia le future stagioni concertistiche, sia i livelli occupazionali.

“Domani mattina saremo a Bari, in occasione della riunione del Consiglio provinciale, per rivendicare questi fondi. Il presidente Gabellone ha assicurato che sarà presente lì con noi e nel corso della riunione ha rivendicato i numerosi tentativi, fatti per via istituzionale, di ottenere un aiuto dal governo regionale. La Regione però ha voluto rispondere convocando solo incontri di tipo informale. Ora ci aspettiamo una presa di posizione chiara”, ha concluso Antonio Bene.

Di diverso tenore è, invece, il commento del segretario Slc Cgil, Salvatore Labriola: “I lavoratori hanno scelto di occupare spontaneamente Palazzo Adorno anche perché Gabellone non ha ritenuto di convocare i sindacati, nonostante gli avessimo inviato una richiesta in tal senso all’inizio della settimana scorsa”.

Labriola ha denunciato una gestione del tutto inadatta della Fondazione, al punto che “ormai si è persa anche la possibilità di accede al Fondo unico per lo spettacolo”. “Emiliano aveva assunto un impegno politico: aiutare l’orchestra versando 400 milioni di euro. Ma a cosa servono questi soldi se non si può più ottenere il Fus? – aggiunge il sindacalista -. Anche quei 160 milioni di euro, che stiamo cercando di ottenere, basterebbero a tirare avanti la carretta fino alla fine di novembre, se va bene. Non oltre. Non ci interessano le speculazioni politiche sorte intorno a questa vertenza, serve ben altro per salvare la Fondazione”. Non fiori ma azioni concrete, hanno scritto a chiare lettere i lavoratori sul loro manifesto funerario.

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