Il villaggio tricolore scivola sulle strofe dell'inno
Complice la bella giornata, in migliaia hanno festeggiato il "compleanno" dell'Italia tra artisti di strada, stand e giochi. Ma dopo la prima strofa del Canto degli italiani, tutti a leggerne il testo
LECCE - Meno male che ci ha pensato il Comune a distribuire il testo integrale dell'Inno di Mameli perché, dopo la prima strofa, ce ne sono altre quattro ma a conoscerle sono in pochissimi. E allora tutti a leggere il volantino per accompagnare la banda giovanile che, comunque, desiste prima di arrivare alla fine perchè l'intonazione non è di quelle convinte."Son giunchi che piegano/ le spade vendute:/già l'Aquila d'Austria/le penne ha perdute"....sarà per la prossima volta. Fino al marzo 2061, quando si celebrerà il bicentenario, c'è tempo per migliorare. E per capire che stringersi "a coorte" - richiamando cioè uno schieramento militare - è preferibile allo stringersi a corte, intesa in senso regale. Ma pazienza, l'Italia è un Paese ancora giovane e i tempi della storia sono diversi da quelli biologici.
La bella giornata dopo la tempesta di vento cessata solo questa notte, ha spinto alcune migliaia di leccesi a confluire nella villa comunale, dove l'Ufficio di presidenza del Consiglio comunale ha organizzato il "villaggio tricolore", dedicato ai festeggiamenti per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia. Bandiere e coccarde, foulard ma anche pittule, tutto rigorosamente in verde bianco e rosso. Padri e figli, nonne e nipoti, comitive di amici. Verso mezzogiorno si fa fatica anche a camminare nel piazzale e i parcheggi tutto intorno ai giardini pubblici sono occupati da tempo. Tanto che al momento dell'esecuzione dell'inno, l'afflusso è ancora massiccio.
Prima di intonare il testo scritto nel 1847 dal genovese Goffredo Mameli e musicato poco dopo dal suo concittadino Michele Novaro, la folla ha ascoltato i brevissimi interventi delle autorità. Il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, si è rivolto in particolare ai più giovani, invitandoli a non dimenticare il sacrificio di coloro che si sono battuti prima per dare corpo all'unificazione della penisola italiana e, qualche decennio dopo, per la liberazione del Paese e l'affermazione della democrazia. Dal prefetto, Mario Tafaro, parole di compiacimento per la grande partecipazione dei cittadini leccesi.
La bella giornata dopo la tempesta di vento cessata solo questa notte, ha spinto alcune migliaia di leccesi a confluire nella villa comunale, dove l'Ufficio di presidenza del Consiglio comunale ha organizzato il "villaggio tricolore", dedicato ai festeggiamenti per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia. Bandiere e coccarde, foulard ma anche pittule, tutto rigorosamente in verde bianco e rosso. Padri e figli, nonne e nipoti, comitive di amici. Verso mezzogiorno si fa fatica anche a camminare nel piazzale e i parcheggi tutto intorno ai giardini pubblici sono occupati da tempo. Tanto che al momento dell'esecuzione dell'inno, l'afflusso è ancora massiccio.
Prima di intonare il testo scritto nel 1847 dal genovese Goffredo Mameli e musicato poco dopo dal suo concittadino Michele Novaro, la folla ha ascoltato i brevissimi interventi delle autorità. Il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, si è rivolto in particolare ai più giovani, invitandoli a non dimenticare il sacrificio di coloro che si sono battuti prima per dare corpo all'unificazione della penisola italiana e, qualche decennio dopo, per la liberazione del Paese e l'affermazione della democrazia. Dal prefetto, Mario Tafaro, parole di compiacimento per la grande partecipazione dei cittadini leccesi.