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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica

Ilva, le risate del presidente Vendola con Archinà e i veleni delle querele

Il governatore decide di querelare "Il Fatto" dopo la pubblicazione della telefonata con il pr dell'azienda, in cui si ride di un giornalista bloccato mentre rivolge una domanda a Riva sui morti di tumore: "Titolo fuorviante"

Bari - Nichi Vendola querela il Fatto Quotidiano. Lo annuncia attraverso l'agenzia di stampa della Regione Puglia, dopo la pubblicazione da parte del giornale di una conversazione telefonica in cui il presidente ride con Girolamo Archinà, addetto alle relazioni istituzionali dell'Ilva, per l'episodio in cui quest'ultimo strappa di mano il microfono ad un giornalista tarantino, intento a chiedere ad Emilio Riva dei morti per tumore.

L'articolo dal titolo "Ilva, la telefonata choc di Vendola: risate al telefono per le domande sui tumori" è stato ritenuto fuorviante dal presidente pugliese, che ha dato mandato ai propri avvocati di sporgere querela ai responsabili dell’articolo on line pubblicato su “Il Fatto quotidiano” di oggi e ripreso da altre testate giornalistiche web.

"Nell’articolo - si legge nella nota - si racconta, in modo volgarmente strumentale, di presunte risate del presidente suscitate dalle domande sulle morti per cancro. Come tutti invece possono tranquillamente constatare, il presidente era solo rimasto colpito dallo specifico episodio in cui Archinà, con un salto improvviso, si era avvicinato ad un giornalista che stava intervistando Riva".

"È quindi - si precisa - solo lo scatto di Archinà ad aver suscitato il sorriso di Vendola e non certamente il riferimento alla tragedia delle morti per cancro a Taranto. Su questo tema si registra invece, come si può constatare ascoltando la telefonata e non solo, l’attenzione del presidente Vendola testimoniata dalla sua storia politica e personale".

Tuttavia, al di là della puntualizzazione che arriva dalla Regione, quello che fa specie è il tono confidenziale della conversazione e l'atteggiamento compiacente nei confronti di un gesto arrogante ed intimidatorio come quello di strappare il microfono ad giornalista che poneva come suo compito domande sulle ragioni dei morti a Taranto.

Non una "faccia da provocatore", insomma, ma un professionista che chiedeva spiegazioni sul dramma di una città e su cui non si scorgono immagini divertenti. Pertanto, il quadro che emerge da una telefonata, già da tempo negli atti dell'inchiesta, è inquietante, soprattutto se arricchito dalla voce di un protagonista della politica regionale che dimostra un certo fastidio per l'informazione che chiede di sapere e che non batte ciglio dinanzi alle obiezioni che l'azienda pone nei confronti di chi ha il ruolo di controllarla (l'Arpa).

La vicenda è commentata da Paolo Pagliaro che, in una nota, afferma: "Le risate di Vendola alle domande sui tumori, durante conversazioni telefoniche, causati dall'Ilva di Taranto sono a dir poco aberranti e fanno emergere una vera crisi della moralità e legalità nelle istituzioni locali. Leggendo quanto riportato dai giornali oggi - prosegue - si ha contezza di uno squallore insopportabile che mina ogni valore nell'amministrazione della cosa pubblica. Davanti a questo, a garanzia di tutti i tarantini, salentini e pugliesi, ci sorprende che dalle opposizioni non si sia già fatto fronte comune nel chiedere immediate dimissioni di Vendola. Con questa sorpresa e in solitudine, ma assieme ai cittadini, chiediamo che Nichi Vendola abbandoni al più presto la guida della Regione Puglia. Ha toccato il fondo - conclude Pagliaro - e adesso mostri un briciolo di rispetto per le istituzioni e cittadini rassegnando le dimissioni".

Anche il consigliere regionale de “La Puglia Prima di Tutto”, Andrea Caroppo, interviene con una nota: “L’intercettazione resa pubblica dal Fatto Quotidiano di una sgradevolissima telefonata tra il presidente Vendola ed il delegato dell’Ilva non può essere bypassata con una acrobatica querela non si comprende bene su cosa. Essa documenta l’intollerabile doppiezza di una linea che ribalta totalmente nei fatti i pubblici proclami, acclarando la totale inaffidabilità di un Governatore che in privato è e fa il contrario di come si rappresenta in pubblico. E se la risata di cui si compiace non fosse riferibile ai malati di cancro su cui verteva la domanda in questione del giornalista, non è meno grave se essa si riferisce invece al trattamento aggressivo  riservato allo stesso, reo di avere posto una domanda di pubblico interesse. Applicando a questa brutta vicenda il metro solitamente riservato da Vendola e compagni a disavventure anche molto meno gravi dei loro avversari, la richiesta di dimissioni non può non essere scontata. E non dovrebbe venire solo da noi, ma anche da chi – della sua parte - dovrebbe sentirsi ancor più offeso e tradito”.

CATALDO: UNA RISATA NON CI SEPPELLIRÀ
 
In serata arriva il commento di Gaetano Cataldo, coordinatore di SeL: "L'Iilva esiste dal 1961 ed ha visto succedersi sindaci e presidenti di Provincia e Regione, magistrati e giornalisti, lavoratori e cittadini. Al crescere dell'impianto cresceva la coscienza e l'evidenza che l'Ilva dispensava lavoro e polveri sottili, favori e qualche donazione, mazzette e benzoapirene, furani e diossine. Dal 1961 non c'è stato alcun intervento che affrontasse il problema: l'evidenza era la progressiva insofferenza della città rispetto un'azienda che si prendeva tutto, ettari di territorio e vite umane, di chi lavorava e risiedeva a Tamburi. Il suo passaggio di mano dallo Stato (allora si chiamava Italsider) alla famiglia Riva nel 1995 per 1460 miliardi non ha comportato alcun cambio di passo ma solo la riduzione progressiva della forza lavoro e la sistematica esternazione del ricatto da parte dei padroni del vapore: ambiente compromesso in cambio del mantenimento dei livelli occupazionali. Dal 2005 a oggi la questione Ilva divampa ma è certo che nei confronti di Riva non c'è mai stata alcuna sudditanza da parte della Regione Puglia e del suo Presidente".

"Oggi - spiega - ci troviamo di fronte al disvelamento di una sgrammaticatura, forse ad un eccesso di confidenza risalente al 2010 ma non certo di fronte ad una prova di connivenza tra Vendola e Ilva. Perché non viene analizzato il contesto storico della telefonata del 2010 divulgata oggi? Qualcuno ricorda che proprio in quei mesi l'Ilva minacciava licenziamenti, a seguito delle iniziative del governo regionale sul benzo(a)pirene? Si spiega così il tono conciliante della telefonata di Nichi. Tutta questa storia, la storia di SeL e dei suoi militanti nei territori si riassume piuttosto nelle iniziative politica, a tutela del diritto al lavoro e del diritto alla salute: le leggi contro la diossina, i furani, il benzo(a)pirene, la legge sul danno sanitario, le imposizioni per la copertura dei nastri e per l'installazione degli impianti ad urea per l'abbattimento della diossina sono prove contrarie, evidenze di un rapporto  tutt'altro che dimesso, con una grande azienda. Nichi Vendola non è complice. È fautore di una discontinuità nella storia di Taranto e della Puglia. Certamente avrebbe potuto non fare nulla. Si sarebbe risparmiato le telefonate con Archinà. Ma sarebbe stato un politico mediocre. Invece ha fatto il suo dovere. Ed è per questo che una risata, magari inopportuna, non ci seppellirà".

D'Antini Solero: "Chiedo immediate dimissioni di Vendola"

"Vendola chieda scusa a molte famiglie italiane e non solo al giornalista vittima dell'incauto gesto di Archinà e si dimetta visto che non può rappresentare i diritti dei malati di cancro". Questo il pensiero dell'assessore provinciale, Filomena D'Antini Solero, che si dice "inorridita dalle affermazioni rese da Vendola in un colloquio telefonico con l’ex responsabile Rapporti istituzionali dell’Ilva di Taranto, Girolamo Archinà": "È inaccettabile - dichiara - l'atteggiamento assunto dal governatore della Puglia Nichi Vendola che definisce «scena fantastica», il filmato dello «scatto felino» con cui Girolamo Archinà “ruba” il microfono al giornalista. Vendola che è indagato con l’accusa di concussione aggravata, in concorso con Archinà e altri, per presunte pressioni che avrebbe esercitato sul dg dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato, per fargli 'ammorbidire' una relazione sui dati ambientali legati di Taranto legati all’inquinamento provocato dall’Ilva se la ride proprio mentre la gente muore sempre più di tumore. Vergogna e dolore sono i sentimenti che affiorano rivedendo il blog della telefonata, vergogna di essere rappresentati in Puglia da un governatore che con affermazioni così superficiali e offensive ha risvegliato con il suo linguaggio incisivo il dolore che tante famiglie Italiane vivono quotidianamente nella lotta contro il cancro, dolore perché non c'è modo peggiore per un autorevole rappresentante istituzionale per ferire chi si ammala di tumore".

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