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Piano paesaggistico territoriale: acceso dibattito con Barbanente e Perrone

Nella sede leccese della Regione Puglia, l'assessore all'Assetto del territorio ha incontrato amministratori, tecnici comunali, architetti, costruttori, avvocati. Il sindaco di Lecce: "No a divisioni ideologiche, siamo i primi a voler tutelare il paesaggio"

LECCE – Amministratori locali, tecnici comunali, architetti, ingegneri, costruttori, avvocati, provenienti anche dal brindisino oltre che da tutta la provincia di Lecce. In centinaia stipati nella sala conferenze della sede della Regione Puglia in viale Aldo Moro per discutere con Angela Barbanente, assessore regionale, del nuovo Piano paesaggistico territoriale regionale.

Sul provvedimento, approvato in agosto, si discute con intensità da settimane: si tratta del principale strumento di programmazione urbanistica che determina lo sviluppo dell’assetto del territorio partendo dall’esigenza primaria e generale della tutela del paesaggio. Le obiezioni sono molte, ed hanno portato diversi soggetti portatori di interesse, tra cui l’Associazione dei Comuni, a chiederne la revoca o, in alternativa la sospensione delle norme di salvaguardia, quel complesso di norme che servono a definire i procedimenti autorizzativi in corso al momento dell’entrata in vigore del Pptr.

Il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, che è anche esponente nazionale dell’Anci, ha ribadito oggi le critiche al piano: dal mancato coinvolgimento degli enti locali nella fase di redazione – “la partecipazione non è un mero adempimento” -  del provvedimento alla richieste di punti di riferimento certi per evitare il proliferare dei contenziosi amministrativi derivanti, ad esempio, da un diniego a costruire. Ed è quello che rischiano alcuni progetti, pubblici e privati, in attesa di autorizzazione paesaggistica: le maglie dei vincoli da rispettare, rispetto al passato, con questo piano si stringono. Perché c’è stato nei decenni passati – gran parte degli strumenti urbanistici risale agli anni ’70 – un consumo del territorio che nel mondo occidentale ha pochi casi comparabili, così come unico è il patrimonio meritevole di tutela.

quinto_perrone-2Il primo cittadino, in premessa, ha voluto sgombrare il campo da una possibile divisione manichea: “La discussione sul Piano paesaggistico non deve essere inficiata da operazioni ideologiche. I sindaci hanno ben chiaro che la tutela del paesaggio è una delle poche leve che restano dello sviluppo del territorio”. Insomma, Perrone vuole sottrarsi al rischio di essere accomunato alla causa del cemento selvaggio, che pure è ben presente nel tessuto economico che per forza di cose si interseca con le norme previste dal piano. 

Su quello che appare come l’oggetto principale del contendere, le norme di salvaguardia, l’assessore Barbanente ha precisato che sono già allo studio degli uffici regionali alcune modifiche che riguardano quelli che sono definiti gli "ulteriori contesti paesaggistici". L’esponente del governo regionale ha spiegato che il piano – condiviso passo per passo con il ministero dei Beni culturali, al cui Codice è stato adeguato - non è una sommatoria di vincoli, ma una programmazione non più rinviabile che include il ruolo e l’autonomia della pianificazione dei singoli comuni e che offre percorsi concreti per accedere ai finanziamenti.

Durante il dibattito hanno preso la parola anche l’avvocato Pietro Quinto (nella foto) e il presidente della commissione Urbanistica del Comune di Lecce, Angelo Tondo. L’incontro –altri due sono stati effettuati a Bari e Foggia - prevede una sessione pomeridiana. Alle 18.30 l’assessore è atteso a Frigole, in piazzetta Bertacchi per un dibattito sul futuro dell’area di Torre Veneri, da decenni sede di un poligono militare, per discutere dell’ipotesi di farne un parco naturalistico a tutti gli effetti. Parteciperà anche Cesare Veronico, presidente del Parco dell’Alta Murgia, anch’esso sede di un’area militare per le esercitazioni. L’obiettivo dell’incontro, promosso da Lecce Bene Comune, è quello di lavorare ad una legge che dichiari l’incompatibilità tra le servitù militari e la vocazione di tutte le aree militari protette.

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