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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Inps e Prefettura, monta la protesta dei cassaintegrati

Sindacati e Inps hanno comunicato un termine massimo di dieci giorni per i pagamenti delle indennità ai lavoratori Adelchi, Filanto e pista di Nardò. In via XXV luglio presidio All service e Info job

LECCE - La notizia giunta ieri da Bari, relativa allo sblocco dei fondi per la cassa integrazione regionale, non è evidentemente bastata a sedare l'ansia crescente delle centinaia di operai messi in mobilità dalle aziende salentine in crisi: esasperati dal ritardo accumulato per i pagamenti del mese di Aprile, per ragioni, dicono, "poco convincenti", gli ex dipendenti Adelchi, Filanto e delle cooperative che gestiscono la pista salentina di Nardò in mattinata si sono radunati presso l'ufficio dell'Inps di Lecce, in attesa di sapere quando, esattamente, riceveranno gli assegni.

L'esito del tavolo cui hanno partecipato i sindacati, ha lasciato però un sapore amaro in bocca. Bisognerà attendere altri dieci giorni, "il tempo necessario per il disbrigo delle procedure tecniche", spiega Giuseppe Guagnano della Cgil, fiducioso sul fatto che quegli accordi di marzo, presi in Regione con le parti sociali che hanno stabilito la proroga di altri tre mesi degli ammortizzatori sociali, verranno rispettati.

A monte del ritardo, a quanto pare, una mancata rendicontazione che non ha permesso di accertarsi che i fondi del 2010 bastassero a coprire tutte le richieste di cassa integrazione che venivano dal Salento. Lori De Donno, del comitato dei lavoratori Adelchi, non ha dubbi nell'individuare la responsabilità in un'adempienza da parte dell´ufficio regionale delle Politiche del lavoro, così come "l'Inps di Lecce avrebbe dovuto comunicare con largo anticipo la sua impossibilità di erogare l´indennità che ci spetta". Quell'assegno di settecento euro, pur dovuto, che non arriva, e che sta peggiorando la situazione di quanti già convivono con lo spettro della disoccupazione.

E c'è chi non ci sta. "I soldi ci sono? Allora ce li diano e basta": così si sfoga un ex collaudatore della All Service di Nardò. Anche lui vive di sostegno sociale, come i suoi colleghi della cooperativa. Meno fortunati sono stati i trenta dipendenti di Italian Job che, prima di essere licenziati nel 2010, svolgevano le stesse mansioni. Buona parte di loro, in contemporanea alla protesta sotto l'Inps, era in presidio di fronte alla Prefettura di Lecce per rivendicare l'attenzione delle istituzioni sulla propria vertenza sindacale che rischia uno scivolamento definitivo nel dimenticatoio.

"In mattinata avremo un nuovo incontro con l'assessore provinciale al Lavoro, Ernesto Toma e con il presidente Antonio Gabellone. Da loro ci aspettiamo, questa volta, risposte concrete e una pressione sulla Regione perché intervenga sulla Ntc, l'azienda committente della pista di Nardò, la quale ha vessato i lavoratori privandoli dei propri diritti", spiega Salvatore Stasi, segretario Cobas che ricorda come lo stesso ente regionale abbia "regalato" all'azienda (già in crisi), 9 milioni di euro a fronte di un progetto di rilancio industriale che preveda anche l´assunzione di ventitré unità.

"La Ntc è stata lasciata libera di non ottemperare ai suoi impegni, senza che le istituzioni muovessero un dito", denuncia ancora il sindacalista che ritiene che proprio da lì, da quelle assunzioni mancate, bisognerà partire per riparare il dramma del licenziamento subito da altre settanta persone.

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