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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Gasdotto Tap, il governo interrogato su possibili danni per salute e ambiente

I senatori del movimento 5 stelle, tra cui tre salentini, sollevano la questione di fronte ai ministri. "Risposte immediate ai dubbi della popolazione". Comitato No Tap commenta duramente la sentenza del Tar che dà ragione a Tap

LECCE – La vicenda del gasdotto Tap sbarca in Parlamento attraverso un’interrogazione presentata dai senatori del movimento 5 Stelle di Lecce, Barbara Lezzi , Maurizio Buccarella, Daniela Donno ed il sardo Roberto Cotti.

La premessa ricostruisce la natura del progetto presentato da Trans Adriatic Pipeline, volto alla costruzione gasdotto che connetterà Italia e Grecia attraverso l'Albania, consentendo l'afflusso di gas naturale proveniente dalle zone del Caucaso, del mar Caspio e, potenzialmente, del Medio Oriente. Il Tap - ricordano i senatori - sarebbe stato preferito, dal consorzio Shah Denitz, al diretto concorrente Nabucco West, che prevede l'Austria come terminale.

L’interrogazione solleva un dubbio circa la possibilità - già oggetto di forti contestazioni da parte dei movimenti ambientalisti locali - di deturpare in corso d’opera “un patrimonio naturalistico che andrebbe invece valorizzato, danneggiando la biodiversità nonché il sistema economico locale, basato sul turismo ambientale e balneare”. Per questo i senatori chiedono ai ministri competenti di rispondere alle preoccupazioni espresse dalla popolazione, in relazione alla tutela della salute. Ed al governo di “rivedere il progetto, evitando di dare seguito ad un'opera senza prima avere riconsiderato l'impatto, nel pieno rispetto del principio di precauzione comunitaria e assicurando sempre un'informazione trasparente”.

“L'area costiera di San Foca - spiegano -, nota anche per gli uliveti secolari e le pinete, è costellata di spiagge e scogliere; gli arenili di Melendugno sono luoghi dove è certificata la nidificazione della tartaruga marina caretta caretta, specie protetta a livello internazionale”. “Nella zona interessata è estesa la presenza della posidonia oceanica che svolge un ruolo importante contro l'erosione delle coste – aggiungono-. Significativa è la macchia mediterranea retrodunale con le aree pinetate e l'estesa palude di Cassano, entrambi ecosistemi preziosi e ricchi di biodiversità”. 

La grande centrale di depressurizzazione, che il progetto prevedrebbe estesa su 9 ettari, è definita come “un vero impianto industriale con emissioni nocive paragonabili a quelle di una centrale termoelettrica, caratterizzata da camini di emissione con torce, devastanti per il paesaggio e per la salute dei residenti”. La vicenda ha aperto anche un fronte giudiziario: “La Procura di Lecce, in seguito all'esposto presentato dal comitato No Tap, starebbe valutando i documenti acquisiti dal Nucleo operativo ecologico negli uffici comunali di Melendugno e anche le denunce relative ai presunti illeciti commessi nel corso dei sondaggi in mare. L'ipotesi di reato, contestata al momento a carico di ignoti, è di danneggiamento a carico dei fondali o alle reti dei pescatori”.

Intanto il Tar di Lecce ha accolto il ricorso della multinazionale contro il diniego del Comune alla richiesta di effettuare prospezioni geofisiche nelle  porzioni di terreno che arriva alla cabina di depressurizzazione. Una sentenza che il comitato di protesta ‘No Tap’ ha duramente commentato così: “Per l’ennesima volta Tap e i suoi uffici legali sbeffeggiano la volontà popolare, facendo leva su tecnicismi giuridico-legali”.  “Rimaniamo fiduciosi nell’azione di quella stessa giustizia che, in questo momento,  ha dato ragione a Tap, ricordando quei danni prodotti dalle prospezioni in mare, mai pagati, e su cui la Procura sta indagando – proseguono i referenti del comitato -. Ci viene difficile credere che la multinazionale che si sta facendo spazio in Salento grazie ai suoi uffici legali possa avere con la popolazione locale un rapporto di comunicazione trasparente. Proprio in nome di questa trasparenza, Tap continua rifiutare incontri pubblici con questo comitato e con chi rappresenti un ostacolo al proprio piano industriale”.

L’iter autorizzativo, intanto, procede: il Consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge di ratifica degli accordi tra Italia, Grecia e Albania; nel mese di giugno 2013 il fornitore d'origine della materia prima,ovvero il consorzio di Shah Deniz, indicherà la sua preferenza tra Tap e Nabucco; successivamente si esprimerà il ministero dell'Ambiente e, a seguire, gli enti locali. I senatori ricordano che sia la Regione Puglia che il consiglio comunale di Melendugno avevano già espresso il proprio parere contrario al progetto. Lo scacchiere internazionale non è meno complicato.

Di pochi giorni fa, infatti, la notizia di una proposta di quasi 2 miliardi di euro, lanciata dal monopolista statale russo del gas Gazprom, per l’acquisizione della compagnia nazionale energetica greca Depa. Una mossa che il comitato di protesta ‘No Tap’ interpreta come la volontà di Gazprom di “bloccare il progetto Tap” e contraria ad uno scenario futuro in cui l’Italia riesca ad assumere una posizione centrale come ‘hub’ del gas europeo.

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