rotate-mobile
Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Intervista all’assessore regionale Palese: “Ora 650 milioni di euro per la sanità di Puglia”

“La Puglia continua a essere penalizzata da criteri ingiusti di riparto del Fondo sanitario nazionale”. Lo dichiara il neo assessore nell’intervista che segue. Rocco Palese punta inoltre sui sanitari assunti a tempo determinato: “In constante raccordo con i sindacati”

LECCE – Se ne parlava incessantemente da mesi, ora quei soldi stanno per arrivare. Entro il mese di giugno il Governo varerà un nuovo decreto in materia Sanità, nel quale saranno contenuti gli obiettivi con i qualiutilizzare la prima tranche del Pnrr (il Piano nazionale di ripresa e resilienza). Nell’ambito di questo provvedimento saranno individuati e finanziati gli ospedali comunità, le case comunità e i indicati i fondi che andranno a sostituire la tecnologia medica ormai obsoleta. Potrebbero esservi delle novità strutturali e numerosi i temi a riguardo, tra i quali quello relativo allo status giuridico della medicina di base. Argomento ampiamente trattato dalla Legge Balduzzi del novembre del 2012, che non ha trovato poi applicazione, né adeguamenti. 

Ne abbiamo parlato con Rocco Palese, dai primi giorni di febbraio assessore della Regione Puglia subentrante a Pier Luigi Lopalco, di cui ne ha ereditato le deleghe alla Sanità, al benessere animale e alla gestione dell’emergenza della pandemia. Medico chirurgo originario di Presicce Acquarica è da sempre impegnato in politica: ha ricoperto il ruolo di vicepresidente della giunta Distaso in Regione e poi quello di assessore al Bilancio della giunta di Raffaele Fitto fino a diventare, nel 2010, il candidato alla presidenza di viale Capruzzi. Tre anni dopo è stato inoltre eletto col Popolo delle Libertà alla Camera dei deputati. Ha lasciato nel 2015 Forza Italia per entrare in Conservatori e Riformisti di Fitto. Movimento che ha poi abbandonato due anni dopo per rientrare nelle fila di Forza Italia.

Assessore, come è orientata la sua azione per riorganizzare il rapporto tra ospedali e territorio? Questo potrebbe essere il momento giusto per recuperare alcuni assunti della Legge 833/78 (quella che istituisce il Servizio sanitario nazionale) e promuovere dunque un territorio che prenda in carico il paziente, restituendo agli ospedali la funzione originaria: ossia occuparsi delle urgenze…

“Da sempre, sia da medico che negli anni dell’esperienza politico-istituzionale, sono stato uno strenuo sostenitore  dell’importanza della sanità territoriale, della prevenzione, del rapporto con i medici di base che ho sempre definito le nostre ‘sentinelle’ sul territorio. A maggior ragione lo sono da assessore. In questa ottica ritengo che il Pnrr sia un’occasione da non perdere e su cui non possiamo fallire, anche e soprattutto perché gli interventi previsti sono finalizzati in gran parte proprio al potenziamento della sanità territoriale. Ci sono circa 650 milioni di euro da spendere: abbiamo la possibilità di potenziare in maniera concreta i presìdi territoriali tramite le case e gli ospedali di comunità, che saranno distribuiti su tutto il territorio regionale. Tra i progetti presentati dalle Asl pugliesi ce ne sono molti già immediatamente realizzabili. Intanto bisogna pensare già oggi che quando queste strutture saranno pronte, dovremo essere pronti anche con il maggiore personale medico e sanitario che servirà per farle funzionare”.

Altro tema attuale è appunto quello della medicina di base, degli ospedali di comunità. In che modo la Regione Puglia sosterrà la medicina di gruppo, principio base della legge Balduzzi (2012) mai decollata?

“Anche su questo, come dicevo prima, il Pnrr può esserci di grande aiuto. Perché purtroppo non si può non considerare che la Puglia, come le altre Regioni del Sud, è stata e continua ad essere penalizzata da criteri ingiusti di riparto del Fondo sanitario nazionale: a parità di popolazione, riceviamo molti meno soldi di Regioni già di per sé ben attrezzate dal punto di vista dell’assistenza e dei servizi sanitari. Per questo il Pnrr è una manna dal cielo: fondi aggiuntivi che dovremo spendere fino all’ultimo euro per colmare questo gap con le Regioni del Nord, quindi per far diminuire la mobilità passiva e recuperare anche gli inevitabili ritardi che, a causa della pandemia, si sono accumulati sulla prevenzione e sulle prestazioni sanitarie ordinarie. La nostra Regione è stata tra le migliori per l’assistenza ai pazienti Covid e anche per la capacità di organizzare una somministrazione capillare dei vaccini”.

Storicamente abbiamo assistito a una Sinistra che ha fatto del sistema sanitario pubblico la propria bandiera. Dall’altro lato, come accaduto in Lombardia, una Destra che ha spinto invece su quello privato. Per lei che  viene dalle fila della destra, da assessore dalla chiara identità di carattere liberale come pensa di aumentare la funzionalità del sistema sanitario pubblico?

“Io non ritengo che in Puglia vi sia mai stata questa disparità: la realtà privata, convenzionata e non, integra e completa l’offerta sanitaria della nostra regione proprio come avviene in altre regioni italiane. Il sistema sanitario pubblico, con il Pnrr, è quello su cui naturalmente siamo maggiormente concentrati in questo momento, perché c’è la possibilità concreta di migliorare, aumentare e potenziare i servizi; di incrementare il personale e di far funzionare, finalmente e realmente, la rete della prevenzione e dell’assistenza territoriale”.

Serpeggia spesso questa sorta di accusa: sotto la presidenza di Emiliano la giunta e gli assessori finirebbero per avere una autonomia molto limitata nelle proprie scelte. Come immagina  di conciliare la sua agenda politica con questa prassi?

Finora non ho riscontrato nulla del genere: ognuno lavora nel suo settore e per raggiungere gli obiettivi che naturalmente, come in ogni squadra, sono condivisi. Per quanto mi riguarda ho sempre lavorato alacremente e senza risparmiare le forze, sia da medico, sia da consigliere regionale, sia da parlamentare, sia da assessore. Ritengo che il presidente Emiliano mi abbia scelto soprattutto per questo: non sono un assessore politico, quindi la mia agenda non è politica, è dettata solo dalle emergenze, dalle urgenze e dalle esigenze dei cittadini pugliesi e dei tantissimi medici ed operatori sanitari che si sono rivelati veri e proprio ‘eroi’ durante questa pandemia da cui purtroppo non siamo ancora usciti”.

La vera rivoluzione in Sanità, a detta di tanti, partirebbe da una certezza che ora manca: che non spetti più alla politica nominare i vertici delle Asl. Come si pone rispetto a questo tema?

“Rispetto a qualche anno fa si sono fatti grandi passi avanti. Oggi si procede con avviso pubblico, acquisizione di manifestazioni di interesse, valutazione di titoli e curricula, formazione di un Albo e di graduatorie degli idonei, proprio come avviene per i concorsi pubblici. La scelta successiva avviene sulla base di esperienza, professionalità, garanzia di serietà tra una rosa di candidati già risultati idonei e ai quali vengono assegnati degli obiettivi da raggiungere, esattamente come a tutti gli altri dirigenti pubblici”.

Si parla sempre più del tema dell’ospedale virtuale: spesso si costringono inutilmente i pazienti a spostamenti, quando potrebbero essere curati in casa grazie alle nuove strumentazioni. In un recente convegno che si è svolto nel Salento diverse le proposte innovative per incentivare questo nuovo approccio che inciderebbe sulla riduzione dei cosiddetti “viaggi della speranza” ai quali sono purtroppo abituati troppi pugliesi…

“Ritengo che quello della sanità ‘virtuale’ sia un tema molto interessante, ma probabilmente è ancora prematuro pensare di poterlo attuare in pieno e per tutte le patologie, anche per un fattore culturale: ci sono molte realtà in cui i pazienti fragili vengono assistiti a domicilio, e lo abbiamo visto anche durante il periodo più nero della pandemia e nel corso della campagna vaccinale, così come ci sono tantissime associazioni, anche sostenute dal sistema pubblico, che si occupano di assistenza domiciliare a pazienti allettati o affetti da malattie terminali o invalidanti. Per il resto, lo dico anche da medico, il paziente ha bisogno del contatto fisico con il medico e si sente più  tranquillo se viene curato in una struttura sanitaria. Per questo, al momento e prima di parlare di ospedale virtuale, è nostro dovere potenziare la sanità territoriale e investire maggiori risorse e fiducia nei medici di base”.

Dalla pandemia in poi abbiamo assistito in Puglia a una girandola di assunzioni a tempo determinato, a incrementi provvisori di personale poi mandato a casa. Una sfilza di vertenze, manifestazioni sindacali e proteste da parte di oss, infermieri e medici. Come si muoverà la Regione Puglia nei confronti di questo esercito di figure sanitarie precarie?

“Siamo in constante raccordo con i sindacati e direi che, sostanzialmente, abbiamo lo stesso obiettivo: garantire che medici e operatori sanitari possano lavorare serenamente per assistere al meglio la popolazione pugliese. Abbiamo una endemica carenza di personale medico e sanitario e, entro i limiti che le leggi ci consentono, nell’ambito delle procedure di reclutamento di nuovo personale cercheremo quanto più possibile di valorizzare il lavoro svolto da chi è stato assunto a tempo determinato nel corso della pandemia. Credo sia anche un obbligo morale, perché parliamo di medici e operatori sanitari che sono stati in prima linea nel salvare vite umane mettendo a rischio ogni giorno anche la propria”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Intervista all’assessore regionale Palese: “Ora 650 milioni di euro per la sanità di Puglia”

LeccePrima è in caricamento