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Cataldo si tira fuori: “Non si tratta sempre e solo di poltrone”

Esponente della minoranza consiliare a Parabita, presidente delle cooperativa che gestisce le ex officine Cantelmo, Marco Cataldo è stato considerato un outsider alle imminenti primarie del Pd alle quali, invece, non parteciperà

LECCE – Inserito per giorni nella lista degli aspiranti candidati alle primarie del Pd, Marco Cataldo, ha deciso di non partecipare alla consultazione. Ha 35 anni, è il presidente della cooperativa che gestisce le ex officine Cantelmo ed è anche consigliere di minoranza nel suo comune, Parabita. In questa intervista spiega il senso della sua decisione, condivisa con i suoi sostenitori.

Radio primarie ti dà della partita. Un consigliere comunale di Parabita che sfida i big del Pd è pazzo o solo spregiudicato?

Credo che sia un errore aver acceso i fari solo sui potenziali candidati a queste primarie. Mi sarei aspettato un’analisi preventiva sui temi, in particolar modo nel nostro territorio, che ha bisogno di ripartire subito. Due anni fa ho raccolto un ampio consenso nel mio comune e voglio continuare con questa splendida esperienza. Mi appassiona molto stare tra la gente, ascoltarla e cercare di dare delle risposte, ma non mi appassiona affatto la logica di stare a tutti i costi sul treno della politica, per questo non parteciperò alle prossime primarie.

Perché questo dietrofront? Un solo Davide contro troppi Golia?

Ho detto solo che non mi candido, ma nessun dietrofront rispetto alla mia posizione. Non si tratta sempre e solo di poltrone. Sono stati in tanti a chiedermi di candidarmi, e ricevo sollecitazioni ancora adesso. E’ sbagliato parlare di lotta ai giganti. Il mio obiettivo è stato quello di veicolare il messaggio che questo Paese vuole cambiare ora e non domani. Chi si arrocca dietro la posizione del cambiamento, ma dal giorno dopo, mette in discussione la democrazia di queste primarie.

Le primarie, così come sono, bastano ad avviare un processo di rinnovamento?

I partiti che hanno scelto di selezionare i candidati con l’indicazione dei cittadini hanno dato un grande segnale di cambiamento, rispetto ad una legge elettorale che grida allo scandalo, come il fatto di non aver avuto la forza giusta per cambiarla. Ma evitiamo di cambiare tutto, per non cambiare niente. Se mettiamo in campo troppi vincoli o strategie dettate dalla paura di perdere il controllo, allora rischiamo di rimanere fermi. Non condivido chi parla di apparato e nemmeno chi si aggrappa alle logiche territoriali. Spero che i pochi elettori chiamati al voto, scelgano sui temi del candidato e non ragionino solo per area di appartenenza. Personalmente spero di trovare tra i candidati tanti giovani per sostenerli, dando forza all’entusiasmo ed energia che metteranno in campo.

Sei nato nella Prima Repubblica, ti sei formato nella Seconda, come pensi di attraversare la Terza?

Io penso che la Prima Repubblica non sia mai veramente finita. Ho avuto la fortuna di vivere intensamente il mondo delle associazioni, maturando nel sindacato studentesco. Lavoro in ambienti e temi altamente innovativi e mi confronto con coetanei di tutto il mondo. E’ questo il bagaglio che ispira la mia politica e che porterò in quella che per me è l’inizio di una nuova Repubblica.

C'è un messaggio di speranza che vuoi dare alla tua generazione?

Abbiamo competenze e siamo in grado di essere la nuova classe dirigente. Non leghiamoci troppo ai personalismi, ma è opportuno cooperare tutti insieme per il bene comune. Credo molto in uno sviluppo sostenibile e dobbiamo essere gli attori del cambiamento. Continuiamo a parlare con le persone e tra le persone, perché della vita politica ritornino ad essere protagonisti. E come ci diciamo con i tanti ragazzi che incontro ogni giorno, da soli non c’è storia.

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