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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Decisi, fiduciosi, europeisti. Elezioni, due giovani salentini ci mettono la faccia

In campo per le elezioni europee del 25 maggio ci sono Federica De Benedetto, per Forza Italia, e Stefano Minerva, per il Partito democratico. Gli abbiamo rivolto cinque domande per capire da dove vengono e come pensano di cambiare la politica

LECCE – Giovani, ottimisti, europeisti. Queste le caratteristiche in comune di Federica De Benedetto e Stefano Minerva, salentini candidati alle elezioni europee del 25 maggio. Lei è leccese, ha 30 anni e milita in Forza Italia. Lui è gallipolino, 28 anni ed è stato inserito nella lista del Partito democratico in cui è attivo da tempo. Prima ancora del voto possono vantarsi di un record: De Benedetto è la più giovane candidata del suo partito nella circoscrizione Sud, mentre Minerva lo è, per quanto riguarda il Pd, tenendo conto di tutte le circoscrizioni. Ad entrambi abbiamo rivolto cinque domande per capire meglio da dove vengono e che come immaginano il loro prossimo futuro.

Quali sono e perché i tre principali riferimenti politici, del presente o del passato, che ti ispirano?

F.D.B.: Almirante, Aldo Moro e De Gasperi. Tre figure importanti della storia politica italiana. De Gasperi, uno dei padri dell’Italia di cui ha scritto la Costituzione. Aldo Moro, perché ha testimoniato con la sua vita e la sua scomparsa il credo in un ideale. Almirante, per l'attaccamento al territorio e il rispetto dell’avversario politico.

S.M. Enrico Berlinguer su tutti. Pur non avendolo conosciuto, per chi come me è cresciuto nella militanza attiva ha rappresentato l’idea della politica come movimento collettivo, lotta in difesa della democrazia e delle sue istituzioni e capacità di visione del futuro. Cristina Conchiglia, una grande donna del nostro Salento, protagonista indiscussa della lotta per l’affermazione dei diritti delle lavoratrici del tabacco nei primi anni ‘50. Barack Obama per quello che ha rappresentato e rappresenta tutt’ora, ossia la capacità degli Usa di abbandonare la gabbia delle politiche conservatrici ed avviare un nuovo e straordinario processo riformatore incentrato sulla crescita, l’innovazione e l’estensione di diritti e tutele.

Il Parlamento europeo spesso è visto come centro di collocamento per gli esuberi a livello nazionale. C’è qualcosa che rimproveri al tuo partito?

F.D.B. Non è al mio partito che rimprovero qualcosa, ma alla concezione della politica in generale. Tutti i partiti si dicono pronti a battersi per cambiare la politica europea, ma pochi si impegnano ad essere davvero determinanti nelle definizione delle politiche comunitarie tutelando il proprio Paese di appartenenza. L’elezione del Parlamento Europeo è una delle rare occasioni rimaste in cui possiamo guardare dritto negli occhi i candidati e scrivere il proprio nome. Informiamoci tutti sui candidati, scegliamo con consapevolezza i nostri rappresentanti.

debenedetto-2S.M. Spesso anche il mio partito ha ceduto alla tentazione a cui fai riferimento, ma non questa volta. D’altronde non è il Pd che in provincia di Lecce candida un ex ministro, un ex parlamentare, un ex presidente di regione. Il Pd ha scelto di puntare sulla mia candidatura, quella di un giovane di 28 anni che ha la voglia, la passione e l’entusiasmo di rappresentare un’altra idea di Europa e di cambiamento.

Il distacco dalla politica dilaga tra i coetanei. Come pensi di convincerli che valga ancora la pena recarsi a votare?

F.D.B. Io ho iniziato a fare politica all’età di 14 anni. Sono sempre stata una militante e attivista. Ho fatto numerosissime campagne elettorali distribuendo i santini con i nomi e i volti degli altri. Questa è la mia prima esperienza diretta. In tutti questi anni, però, ho imparato che la politica è raccogliere per strada, nelle piazze, le richieste e le esigenze dei cittadini e lottare affinché queste possano essere rappresentate nelle sedi istituzionali. È facile, oggi, per i giovani allontanarsi dalla politica. Il sistema ha delle lacune evidenti. Io penso però che non si debba perdere la speranza e che sia necessario rimboccarsi le maniche per cambiare le cose. Io ci sto mettendo il cuore, la voce, il sudore ed, in ultimo, anche le risorse.

S.M. Non è attraverso l’astensione dal voto che si può cambiare lo status quo. Comprendo che la politica degli ultimi anni non abbia dato un grande spettacolo, ma sarei ipocrita se non affermassi che essa costituisce, determina e condiziona le nostre vite e le nostre scelte. Possiamo decidere di non occuparci di politica, di disinteressarci e di astenerci, ma dobbiamo farlo con la consapevolezza che se non saremo noi ad occuparcene sarà comunque la politica ad occuparsi di noi. Per questo sono in campo, per rappresentare la mia generazione con tutte le sue frustrazioni e le sue inquietudini.

L’Italia è uno dei Paesi più corrotti del continente. Quale l’antidoto che, in concreto, proponi?

stefano_minerva-2F.D.B. Ne ho sentite opinioni in merito. Quella che mi convince di più si chiama open data, la prassi secondo cui determinate tipologie di dati vengono rese pubbliche, accessibili senza alcuna restrizione. Solo con una sana trasparenza nella gestione della spesa pubblica sarà possibile evitare distrazioni delle risorse pubbliche o, peggio ancora, il loro mal utilizzo.

S.M. Domanda interessante e anche molto attuale viste le ultime inquietanti vicende riguardanti l’Expo di Milano.Quando la magistratura indaga scoperchiando la pentola di un Paese ricattato dalla corruzione, e la via giudiziaria non basta, è ora che la politica impari a sanzionare se stessa.  La corruzione non è un fatto esclusivamente giudiziario. Una strada percorribile può essere quella di  promuovere nuovi protocolli d’intesa internazionali più severi e rigidi, realizzare una task force europea anti-corruzione e creare nuovi strumenti di sostegno alle imprese più esposte.

Ci sono alcune istanze particolari, frutto della tua esperienza sul territorio salentino, che vorresti portare a Bruxelles?

F.D.B. Agricoltura e turismo. Per esempio la tutela dei nostri ulivi, dei nostri prodotti agroalimentari. Perché il futuro del Meridione d’Italia deve essere orientato al turismo e all’eccellenza. Sono i nostri punti di forza e non è sufficiente lavorarci in casa. Bisogna portare fuori dai confini nazionali le nostre peculiarità e soprattutto potenzialità. Da giovane candidata al Parlamento Europeo ho tutta la voglia e la forza di far sentire la voce del mio Paese, della mia terra. Sono scesa in campo proprio per raggiungere questo obiettivo.

S.M. Come segretario dei Giovani democratici prima e come responsabile nazionale ai Saperi e al Mezzogiorno poi, ho avuto modo di interfacciarmi con realtà complesse e diverse. Ciò che più mi preoccupa e di cui mi vorrei occupare è il tema della precarietà e della disoccupazione giovanile, soprattutto nel nostro territorio. Ciò che deve essere cambiato è il paradigma politico-culturale di questi anni. La destra ha sostenuto che più mercato, più flessibilità e meno diritti avrebbero portato sviluppo, crescita e occupazione. Oggi ci troviamo invece ad osservare una realtà totalmente opposta. Il nostro Salento e il nostro Sud hanno un bacino inespresso di potenzialità: i nostri giovani sono preparati, intelligenti, curiosi.

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