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Gasdotto, Emiliano ripropone il rebus: “Chi disse a Tap di venire a San Foca?”

Il segretario regionale del Pd, in corsa con Gugliemo Minervini e Dario Stefano per le primarie del centrosinistra di novembre, torna su un aspetto che non è ancora stato chiarito. E stuzzica i concorrenti: "Strategie elettorali che non funzionano"

LECCE – Si conclude con quella a Michele Emiliano il trittico delle interviste di presentazione ai candidati in corsa per le primarie del centrosinistra, in programma il 30 novembre.  Il 14 settembre ha aperto le “danze” Guglielmo Minervini, esponente del Pd e assessore alle Politiche giovanili, dopo due giorni è stata la volta di Dario Stefano, senatore di Sinistra Ecologia e Libertà e già assessore alle Risorse agroalimentari. Con l’ex sindaco di Bari e segretario regionale dei democratici si chiude questo primo giro.

In particolare Emiliano, alla domanda sul gasdotto di Tap, ripropone un quesito, decisivo, per inquadrare in maniera corretta la vicenda: chi ha tirato fuori dal cilindro l’approdo a San Foca? Una risposta, quella del consorzio internazionale, venne il 3 dicembre scorso quando il country manager Giampaolo Russo, rispondendo alle sollecitazioni dei cronisti nel corso di un incontro voluto proprio da Tap, chiamò in causa esponenti delle istituzioni locali. E le reazioni che seguirono furono molto dure

Finisce un’era, quella della primavera pugliese Vendola, se ne aprirà un’altra, che potrebbe essere la sua e di un Pd forte. Ci saranno più elementi di continuità o di rottura?

Fare la percentuale tra una cosa e l'altra è una tipica domanda di una isnistra che perde il tempo in cose inutili. Io e Vendola siamo figli della stessa storia, senza l’uno non ci sarebbe stato l’altro dunque cerchiamo di fare del nostro meglio e guardiamo avanti.

La campagna per le primarie entra nel vivo. E sembra che fino ad oggi abbiano prevalso i personalismi sui contenuti? Non crede che l’elettorato possa scoraggiarsi, così facendo?

Anche queste sono uscite tipiche della sinistra perdente che non comprende come progetti, emozioni e voglia di partecipazione sono la stessa cosa e vengono rappresentati nella scelta del candidato che evoca i contenuti e anche li determina.

Tutti ripetono come un mantra che la politica deve fare un passo indietro sulla sanità e lasciare spazio al merito e alla competenza. Ma quale classe dirigente si priverà mai di questo “signoraggio”?

Guardi, io l’ho fatto a Bari in relazione al meccanismo dei rapporti tra le imprese e il Comune di Bari: non ho mai ricevuto imprenditori impegnati in gare pubbliche, mai avuto interlocuzioni o partecipato ad appuntamenti di commistione, meno che mai a scopi elettorali. Trovo disdicevole che altri lo facciano.  

In un’intervista in estate, a proposito di Tap, disse che in nessun caso si sarebbe fatta contro il volere delle popolazioni. Potrebbe toccare a lei il compito di far digerire al Salento questa decisione.

Credo che tutta la vicenda  si esaurirà nei prossimi mesi, ancora con la giunta attuale. Certo, se Vendola nella conferenza Stato - Regione non indica altra località sarà difficile poi aspettarsi che lo faccia il governo. La Regione dovrebbe spiegare chi ha detto agli azeri di venire a San Foca. Secondo quanto ha dichiarato Frisullo, la soluzione portava a Lendinuso. Cosa sia  successo dopo non è ancora chiaro.

Che cosa pensa di fare di nuovo e di diverso rispetto ai programmi regionali noti per riportare a “casa” i pugliesi tra i 20 e i 40 anni che spendono altrove la loro formazione e competenza?

Noi continueremo questi programmi e se possibile con maggiori finanziamenti. Quello che prometto è che non chiederò a nessuno di quei giovani di far parte dei comitati elettorali, che poi non funzionano poi nemmeno bene in relazione al loro scopo dato che sono sempre di più gli scontenti di quelli che hanno beneficiato dei programmi. Lo dico paternamente, senza polemica: sto tollerando questa situazione perché capisco che si è in buona fede e mi auguro proprio non ci siano equivoci. E’ una tecnica sbagliata anche per il comparto agricolo, tanto per non dimenticare nessuno.

Nella Puglia “periferica” si teme che l’area metropolitana finirà per consolidare un baricentrismo sempre denunciato, a torto o a ragione. Possono stare tranquilli gli elettori salentini?

Quando c’era Fitto al governo della regione, noi eravamo convinti che i soldi finissero per lo più a Lecce. Significa che io sarò costretto a essere imparziale, essendo di Bari e farò una tabella sinottica con i finanziamenti concessi ai vari territori. 

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