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Intervista al presidente della Provincia: “Urge riflessione nazionale per ridare centralità all'ente"

Per Stefano Minerva, sindaco di Gallipoli e numero uno a Palazzo dei Celestini, la tutela del territorio dal punto di vista ambientale è stata la priorità della sua amministrazione. “Depotenziare le Province un errore di valutazione istituzionale”

LECCE – Un ritrovato entusiasmo. Il numero delle liste presentate, ben cinque per 65 candidati, lascia scorgere un ritorno al protagonismo dell’ente. Dopo il rinvio del mese scorso, il 24 gennaio gli amministratori salentini torneranno al voto per eleggere i rappresentanti del Consiglio provinciale. Una nuova vita dopo anni, soprattutto a partire dal 2014, nei quali il suo ruolo sembrava essere stato fiaccato dalla legge cosiddetta Delrio, che ha portato a una vasta riforma in materia di enti locali, ridefinendo i compiti delle Province e lasciandole di fatto solo qualche manciata di funzioni.

Quella che doveva nascere come la spinta a processi di semplificazione, ha però messo in evidenza una maggiore complessità nel coordinamento dei luoghi. Ne abbiamo parlato con Stefano Minerva (in foto), primo cittadino di Gallipoli e, dall’autunno del 2018, presidente della Provincia di Lecce.ec6ae6f3-e0df-40be-8569-c634dec9908a-2

Presidente, non le sembra che ultimamente i riflettori siano stati poco puntati sull’ente Provincia? In fondo il coordinamento territoriale è in capo a Palazzo dei Celestini. E in diversi settori, come quello dell’ambiente, la Provincia resta protagonista…

“Io credo che, soprattutto nell’ultimo triennio, la Provincia abbia riacquistato centralità, visibilità e “agibilità”. È indubbio che la riforma del 2014 abbia costretto le Province italiane a “ripensarsi”, ma il coordinamento territoriale è un punto fondamentale su cui occorre necessariamente mantenere acceso un faro. Basti pensare al nostro territorio: 96 municipalità (erano 97 prima della fusione fra Presicce e Acquarica del Capo, ndr), 96 comunità, 96 amministrazioni. Avere un ente come la Provincia ci consente di agire insieme su numerose vertenze e di supportare le azioni di tutti i Comuni, anche di quelli più piccoli”.

 Il Pnrr (Piano nazionale ripresa e resilienza) coinvolge gli enti provinciali: quello di Lecce, per esempio, è direttamente implicato nel patto territoriale per l’agricoltura. E non solo. Una cospicua somma in denaro sembrerebbe essere destinata al Salento per affrontare le politiche di rigenerazione urbana. Nella gestione di queste misure, viene tenuta dentro la Provincia?

“Il Pnrr, per sua definizione, è un piano di carattere nazionale: prim’ancora che un piano di risorse e investimenti per il territorio, il Pnrr è la volontà di cambiare il modello culturale e sociale cui siamo sempre stati abituati. Abbiamo un quadro di riferimento entro cui muoverci, abbiamo delle direttrici da seguire, abbiamo bandi che ci chiedono celerità e pragmatismo. Il Pnrr sta mettendo in risalto possibilità che prima non abbiamo colto. Ma spetta sempre a noi “aggredire” quelle risorse, così come le altre programmazioni in essere di carattere regionale, nazionale ed europeo. Anche in questo caso l’apporto della Provincia di Lecce, in qualità di Ente di area vasta, può fare la differenza. L’esperienza ci racconta che è l’unione ad essere il punto qualificante, al contrario dell’isolamento o dell’egoismo dei nostri centri. Devo dire la verità: da presidente ho potuto toccar con mano l’alto senso di responsabilità delle amministrazioni che guidano la Provincia di Lecce. Parliamo di amministratori che quotidianamente lavorano per il territorio, lottano contro le storture burocratiche, si impegnano con passione e dedizione pur di portare a compimento un progetto o un’opera per il territorio. Parliamo di coraggio messo a servizio delle comunità. E di questo dovremmo esserne tutti orgogliosi”.

Sempre in tema ambientale: l’ente ha le caratteristiche per poter dare vita a un monitoraggio costante e continuo. Eppure, sulla vicenda Colacem, medici e ambientalisti hanno rimproverato alla Provincia di aver concesso autorizzazioni senza tener conto delle criticità di quell’impianto, emerse dalla consulenza tecnica d’ufficio…

“Se mi è consentito, vorrei scindere due piani che potrebbero essere facilmente sovrapposti. Il primo attiene ad un livello squisitamente politico e dell’impronta che abbiamo voluto dare alla nostra azione quotidiana. La tutela del nostro territorio dal punto di vista ambientale è uno dei principi cardine cui si è ispirata la nostra amministrazione: basti pensare alla Consulta provinciale per l’ambiente, nata e istituzionalizzata durante il mio mandato da presidente perché volevamo che in Provincia ci fosse un luogo ideale in cui amministrazioni, enti, cittadini e associazioni potessero costruire insieme visioni lungimiranti e posizioni condivise sul tema dell’ambiente. Il secondo piano è quello squisitamente tecnico, che risponde ai principi cardine dell’azione amministrativa in senso stretto e che deriva dall’azione dei nostri Uffici. Ogni iter amministrativo risponde a precisi indicatori e fattori di natura tecnica e in alcun modo la politica può intervenire e/o interferire sulle valutazioni poste in essere dai responsabili dei procedimenti. Se non fosse così, accadrebbe l’impensabile. È giusto dunque che la politica dia il giusto indirizzo alla vita dell’ente, è vero. Ma è anche giusto che la tecnica possa lavorare in sintonia con la legge e con le normative di riferimento”.

Ogni mese la polizia provinciale installa telelaser e autovelox per verificare le condotte pericolose alla guida, lungo le vie di competenza provinciale. Ma è un corpo che sembra essere sovrapposto ad altre forze di polizia (tanto che per evitare "doppioni", il corpo forestale è stato aggregato all’Arma dei carabinieri), non si potrebbe impiegare anche la polizia provinciale per un più efficiente monitoraggio ambientale?

“Il corpo di polizia provinciale ha competenze specifiche in materia ambientale, in linea proprio con le competenze in capo all’ente Provincia. Dunque è fuori discussione che il corpo serva alla collettività, soprattutto per quanto riguarda la tutela e la salvaguardia ambientale, con specifico riferimento a prevenzione e repressione dei reati ambientali”.

 Nella partita dei trasporti l’ente sembra toccare sempre meno palla, non ritrovandosi i fondi sufficienti per la gestione del servizio. Eppure la funzione di indirizzo resta una grande scommessa nei mesi in cui si viaggia verso la ripresa e una nuova infrastrutturazione del territorio salentino...

“La Provincia svolge, in coerenza con la programmazione regionale, attività di coordinamento e gestione amministrativa in tema di trasporti. La Provincia di Lecce, sul tema, ha fatto enormi passi in avanti, grazie al lavoro sinergico fra uffici e presidenza. Anche in periodo pandemico, la Provincia di Lecce ha saputo rispondere alle esigenze che la situazione richiedeva. Senza mai tirarsi indietro”.

Con la riforma del titolo V della Costituzione sono state decentrate le responsabilità e competenze, ma non per questo anche le risorse. Era poi necessario a suo avviso depotenziare in maniera generalizzata le Province, come avvenuto con la legge Delrio, invece di normarne gli sprechi?

““Depotenziare” le Province con una riforma, ridefinendo risorse e competenze, è stato un errore di valutazione istituzionale. L’Upi, l’Unione delle province italiane, su questo tema si è pronunciata in maniera univoca e non intende cedere il passo. L’esperienza di questi anni – dal 2014 ad oggi – ci insegna come la Provincia sia ancora il luogo dell’unione di intenti, sia il luogo di incontro e confronto fra gli enti, sia il luogo dell’amministrazione di prossimità. Un ente che ancora incide sulla vita quotidiana dei cittadini. E credo sia opportuno aprire una riflessione nazionale sul possibile ritorno dell’ente provinciale così come lo abbiamo sempre conosciuto”.

Con il “protagonismo” regionale sembra di aver sostituito un centralismo all’altro. A tutto questo è ancora possibile contrapporre l’attivismo dei sindaci?

“Posso essere sincero? Non vedo centralismi che si confrontano. Vedo sinergia fra livelli istituzionali, vedo Regione, Province e Comuni che si muovono nella stessa direzione. Vedo una comunità capace di rispondere alle istanze dei cittadini e del territorio, con coraggio e passione. Perché la nostra terra ha sempre dimostrato di poter dire la sua, senza se e senza ma. Quindi nessuna contrapposizione”.

Il vicepresidente provinciale di Confindustria Turismo, suo concittadino e intervistato dalla nostra testata appena pochi giorni fa, ha espresso l’intenzione di candidare Gallipoli e i suoi territori circostanti come patrimonio Unesco. Da sindaco di Gallipoli, che cosa ne pensa?

"Abbiamo già intrapreso questo percorso ed è nel nostro programma. Certo è che non è e non sarà semplice, ed è proprio qui che subentrano tutti gli attori pubblici e privati per un progetto sinergico e condiviso".

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