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Giovedì, 18 Aprile 2024
Politica

Iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo: Lecce aderisce a #dirittincomune

Da agosto il sindaco firma gli atti, esonerando i funzionari. Il diritto, messo in discussione dopo il Decreto Sicurezza, è stato ribadito nei tribunali

LECCE - Tre i sindaci promotori, quattro i Comuni che fino a oggi hanno aderito e tra questi quello di Lecce: la campagna #dirittincomune lanciata da Action Aid insieme all’Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione (Asgi) per l’iscrizione anagrafica dei richiedenti asilo è approdata ufficialmente anche nel Salento.

In realtà già da fine luglio il primo cittadino del capoluogo salentino firma le iscrizioni, secondo quando disposto con una circolare interna del 24 di quel mese. L'ufficio Anagrafe istruisce la pratica, verifica i requisiti, compie le necessarie verifiche, ma è il sindaco, come ufficiale (in questo caso del governo) a farsi carico dell'atto. 

A quella data anche il Tribunale di Lecce si era espresso in senso favorevole all’iscrizione – e contrario a quanto disposto dal Decreto Sicurezza del 2018 -  dopo essere stato investito della questione da alcuni ricorsi. L’articolo 13 di quella legge infatti, ha introdotto una serie di disposizioni e di modifiche alle norme esistenti orientate in senso restrittivo. Inizialmente è parso infatti che ai richiedenti asilo fosse preclusa l’iscrizione all’anagrafe, ma dopo i pronunciamenti di alcuni tribunali (Firenze, Bologna, Genova), secondo una interpretazione costituzionalmente orientata, si va consolidando una giurisprudenza per la quale il diritto all’iscrizione per i richiedenti asilo è considerato tuttora esigibile. Da questa convinzione è nato l’appello affinché le amministrazioni comunali concedano il certificato di residenza e la carta d’identità, necessari per avere accesso a servizi pubblici come l’asilo, la formazione professionale, l’accesso all’edilizia pubblica, la concessione di eventuali sussidi o l’iscrizione a un centro per l’impiego.

“La residenza è un requisito fondamentale per l’accesso ai servizi pubblici che come comunità siamo tenuti a garantire a quanti trovano rifugio nel nostro Paese, anche se si trovano ancora nella condizione di richiedente asilo – ha spiegato Carlo Salvemini -. Ho deciso di firmare personalmente le iscrizioni anagrafiche dei richiedenti asilo nel Comune di Lecce, assumendo direttamente su di me la responsabilità di applicare correttamente i principi a cui si ispirano sia la legislazione sulla protezione internazionale sia la disciplina anagrafica, anche per tutelare l’ente da ricorsi sui quali l’orientamento giurisprudenziale è ormai consolidato”.

Hanno già aderito alla campagna i Comuni di Livorno, Reggio Calabria e Poggibonsi (Siena) mettendosi in scia alle iniziative dei sindaci di Siracusa, Crema e Palermo. Al momento dell'entrata in vigore del Decreto Sicurezza, da più parti, a sinistra, sollecitavano una disapplicazione automatica, come proclamato, ad esempio, dal sindaco di Napoli, ma l'orientamento generale delle amministrazioni locali è stato quello di attendere le pronunce dei tribunali per seguire una interpretazione più solida.

L'assessora Silvia Miglietta, che ha anche la delega a Welfare e Accoglienza, spiega le difficoltà dei primi mesi di vigenza del Decreto Sicurezza: "L'esclusione dei richiedenti asilo dai servizi anagrafici è stata una disposizione che ha messo in difficoltà le amministrazioni locali, non solo per le implicazioni discutibili dal punto di vista etico, ma anche dal punto di vista delle ricadute sulla comunità. Escludere di punto in bianco una intera categoria di persone dalla possibilità di accedere ai servizi pubblici significa abbandonarle a se stesse creando nuove povertà e insicurezza anche per i cittadini residenti. A Lecce abbiamo deciso di muoverci in modo diverso, dando il giusto valore ai diritti garantiti dall'ordinamento sovranazionale a chi è in cerca di protezione e facendo salvo un principio di umanità al quale come amministratori pubblici e come cittadini ci sentiamo legati. Significativamente il sindaco in prima persona si è assunto la responsabilità di questa scelta, firmando personalmente le iscrizioni nel registro anagrafico senza 'scaricarne' la responsabilità sui funzionari".

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