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Sabato, 20 Aprile 2024
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L’ente parco chiede una moratoria internazionale per bloccare la ricerca di idrocarburi della Global Med

Proseguono gli incontri istituzionali tra Enti Locali mentre giunge la notizia che il Ministero competente ha chiesto una copiosa documentazione a corredo del progetto

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di LeccePrima

Proseguono gli incontri istituzionali tra Enti Locali mentre giunge la notizia che il Ministero competente ha chiesto una copiosa documentazione a corredo del progetto che vorrebbe il bacino del Mediterraneo, incluse le nostre aree marine, oggetto di prospezioni per la ricerca di idrocarburi. L'Ente Parco mantiene ferma la posizione già manifestata in sede istituzionale. "Questa notizia, ci allieta ma non ci tranquillizza" afferma l'Ing. Nicola Panico Presidente del Parco "Con il via libera dato da Grecia e Croazia, è necessario agire a livello di Stati Membri dell'Unione Europea per evitare inutili disastri".

E' ormai di dominio pubblico il braccio di ferro intrapreso con la Global MED LLC, società statunitense per la ricerca di idrocarburi nel bacino del Mediterraneo, dai numerosi detrattori di un'azione di tal portata per il nostro ambiente. A seguito dell' istanza di permesso presentata dalla predetta società, che lambirebbe pericolosamente le nostre coste, si è assistito ad una levata di scudi da parte di tutti gli Enti Locali, in prima linea il Parco Otranto Leuca, custode dell'elevata valenza naturalistica delle nostre coste 'raramente riscontrabile in altri siti mediterranei'.Il progetto è peraltro assolutamente anacronistico e in contrasto con il percorso di sensibilizzazione ambientale in atto.

"Nelle comunità del nostro territorio è ormai matura una consapevolezza ambientale ed ecologica alla quale si aggiunge una situazione politico-culturale favorevole alla costituzione di un'area marina protetta" prosegue il Presidente del Parco, "Non ci si dimentichi che oltre all'ipotesi di l'impatto letale che avrebbero eventuali incidenti con gravi sversamenti di petrolio, le sole perdite di carattere fisiologico comporterebbero, in maniera irreversibile per il Mar Mediterraneo e tutta la sua economia una vera e propria catastrofe, vanificando gli sforzi per la conservazione di una cultura e di una tradizione note ed apprezzate in tutto il mondo. Il mar Mediterraneo infatti è un bacino chiuso collegato all'oceano dal solo stretto di Gibilterra che assicura il ricambio e le correnti necessarie ad attenuare l'effetto di stagnazione delle acque".

La tensione per queste ipotesi disastrose è altissima. L'Ente Parco attualmente siede in rappresentanza del sistema dei parchi del Salento al tavolo tecnico istituito in Provincia assieme a tutti i rappresentanti istituzionali per iniziare ad elaborare i contenuti tecnici e di carattere giuridico con il supporto dell'Università del Salento. "Occorre sventare questo ulteriore attacco al Mediterraneo e all'economia non solo del Salento, bensì di tutto il bacino del Mediterraneo" conclude il Presidente dell'Ente Parco ing. Nicola Panico.

"E' notizia recente che le autorizzazioni sono state già concesse da Croazia e Grecia, per questo riteniamo che il problema debba essere affrontato ad un livello sovraordinato rispetto ai governi nazionali. Per scongiurare il pericolo non sarà sufficiente quindi un decreto 'Salva Italia', occorrerà bensì pensare a delle misure Europee 'Salva Mediterraneo' che dovranno arrivare necessariamente dai banchi di Bruxelles. E' un dovere prima di tutto etico vietare le trivellazioni e passare dall'era della combustione a quella dell'energia pulita (peraltro il petrolio che si vorrebbe cercare è già notorio essere di pessima qualità). Invitiamo - prosegue l'ing. Panico - tutte le Istituzioni a fare quadrato attorno alla questione ambientale, in particolare i nostri rappresentanti europei che sono già stati investiti del problema si sono prontamente dimostrati coinvolti e disponibili ad affrontare la tematica nel modo più giusto. Si tratta di un problema dell'intera umanità e a nulla porterebbe un atteggiamento guidato dalla sindrome di NIMBY, allontanando il problema dal proprio orticello di casa. Tutti gli Stati del mediterraneo e del mondo intero hanno interesse a proteggere un'area dall'immenso patrimonio culturale e ambientale."

M.Maddalena Bitonti

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