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La Corte di Cassazione dà il nulla osta al Referendum contro le trivelle

Soddisfatto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che ha ricevuto la notizia mentre si trovava a Lecce per la visita di Alfano. “E’ un momento nel quale la Costituzione s’incarna e dà alle nostre comunità la possibilità di decidere sule ricerche di idrocarburi"

LECCE – La notizia è giunta al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, mentre si trovava a Lecce, per la visita del ministro dell’Interno, Angelino Alfano: la Corte di Cassazione ha detto ‘sì’ ai referendum anti-trivelle. Legittima, dunque, la richiesta avanzata da dieci Consigli regionali contro le trivellazioni in mare.

“E’ un momento nel quale la Costituzione della Repubblica s’incarna e dà alle nostre comunità la possibilità di decidere sule ricerche di idrocarburi, che possono essere sì un'opportunità, ma anche una minaccia che rischia di rovinare il nostro mare, che è la principale risorsa e attrattiva turistica delle regioni del sud”, ha commentato Emiliano, visibilmente soddisfatto di questa prima vittoria, al pari degli altri presidenti regionali.

“Noi siamo per ridurre queste ricerche di idrocarburi, per azzerarle se è possibile. Voteremo per questo referendum – ha detto ancora - e cercheremo di negoziare con il governo dopo questa consultazione, condizioni per le quali le comunità abbiano sempre diritto di parola in casi del genere. Si tratta in fondo – ha concluso Emiliano - di lasciare la possibilità a noi tutti di decidere come destinare i doni che la natura ci ha dato”. 

Il primo dei sei quesiti riguarda l’articolo 35 del decreto sviluppo. Altri cinque vertono sul procedimento introdotto dal decreto “Sblocca Italia”. Al centro, le autorizzazioni per le attività ricerca di idrocarburi. La battaglia delle Regioni riguarda, fra l’altro, il ripristino del limite di 12 miglia marine dalla costa per le attività estrattive. Dopo il lasciapassare della Suprema Corte, spetta alla Consulta esprimere un parere di legittimità, entro febbraio. 

Oltre la Puglia, si sono schierati per una regolamentazione più stringente sui lavori delle piattaforme petrolifere anche Basilicata, Marche, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise.  

ll coordinamento nazionale NoTriv ha già spiegato bene, in questi mesi, i problemi che potrebbero sorgere da un’attività “selvaggia”. Per esempio, il fenomeno della subsidenza, che è già in atto dalla zona di Sibari a quella di Crotone, l’inquinamento radioattivo dei fanghi di estrazione, il rischio di incidenti simili a quello del Golfo del Messico, la compromissione del delicato equilibrio fisico-chimico e ambientale, la presenza di rifiuti pericolosi che per effetto delle correnti marine si estenderebbero a tutto il Mediterraneo.  

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