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Lecce-Bari: stretta di mano per scansare gli equivoci

I sindaci delle due città si sono incontrati per fugare i dubbi dopo le polemiche dei giorni scorsi. "Questi episodi non devono più accadere: è la seconda volta che i tifosi baresi portano bombe"

Vigorosa stretta di mano davanti a flash e telecamere e amici-rivali come sempre, colleghi sindaci e sostenitori delle due opposte squadre, oltre ad esponenti di spicco di centro-destra e centro-sinistra. Battute piccanti per diluire la contesa e strappare un sorriso non mancano, dall'sms spedito a Paolo Perrone con cui a fine partita - rivela Michele Emiliano, il primo cittadino di Bari - è stata salutata la vittoria dei biancorossi, rimarcando come fosse stato dato il benservito dopo il corposo 4 a 0 dell'andata, al ricordo dello stesso Perrone della trasferta in terra barese: "E' vero, sono andato a Bari in curva, all'andata, ma sono entrato… due ore prima". E già, perché il problema nasce proprio da questo: i tifosi baresi sono entrati pochi minuti prima della gara, in modo incontrollato, e non dopo un attento controllo, come ci si sarebbe atteso. I più facinorosi hanno così avuto la possibilità di scaraventare addosso alle persone assiepate in Tribuna Est bombe carta e bottiglie di vetro.

Emiliano ha voluto fare una visita di cortesia nel capoluogo leccese, a distanza di tre giorni dal derby, accettando un invito di Perrone a Palazzo Carafa "per un caffè e un pasticciotto" e per suggellare la pace, meglio, prevenire la "guerra" e soprattutto scansare ogni tipo di strumentalizzazione. Le polemiche a distanza, anche dai toni forti, non sono mancate, ed hanno riguardato in particolare Emiliano ed il sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano. "Capitolo chiuso", assicura Emiliano.

"Siamo qui per ribadire che quanto accaduto non deve succedere mai più, mettendo a repentaglio l'incolumità di tanti tifosi", ha sottolineato il sindaco di Lecce aprendo il dibattito e menzionando brevemente i fatti ormai noti. "Non entriamo nel merito del questione di come è stato espletato il servizio d'ordine pubblico - ha poi aggiunto -, ma registriamo il fatto che scalmanati siano entrati nel settore con decine di bombe carta. Chi è stato responsabile di queste azioni deve pagare. Io sono tifoso e andrò ancora a Bari a seguire le gare del Lecce - ha aggiunto - (non risparmiando più tardi una battuta: "Nella speranza che ciò avvenga il più tardi possibile…", visto che la squadra giallorossa ambisce alla promozione) e sono qui, oggi, con il sindaco Emiliano per lanciare un messaggio di serenità".

Fortuna ha voluto che non vi fossero danni sostanziali alle persone, ma solo alla struttura. "Ma di questo non vogliamo discutere oggi. Ne parleremo in seguito, con la società del Lecce", ha spiegato Perrone. Michele Emiliano, dal canto suo, ha sostenuto di essere venuto a Lecce "per stemperare un clima che si stava facendo pesante e impedire saldature fra quella parte della tifoseria presente a Lecce che si è resa protagonista degli episodi di violenza con chi, fra gli stessi tifosi biancorossi, ritiene inqualificabile quanto avvenuto. Auspico punizioni severe - ha aggiunto Emiliano -, anche perché, e non temo di essere smentito dai tifosi, vi sono tifosi del Bari che si sentono danneggiati da certi comportamenti". Emiliano ha inoltre puntualizzato che "questo è il secondo anno consecutivo in cui è stato consentito ad alcuni tifosi di portare ordigni di impressionante potenziale nello stadio di Lecce. Fatto che non si deve più ripetere. Non è possibile compiere centinaia di chilometri sotto scorta della polizia con quegli ordigni al seguito". Anch'egli, però, ha scansato la questione sulle presunte responsabilità. "Non è compito mio, quanto del ministero degli Interni accertare perché questo sia accaduto".

Piuttosto, i due Comuni si attiveranno per una serie di progetti. "Ci occuperemo della fase precedente al derby", ha spiegato Emiliano, "e per questo ritengo che i sindaci debbano avere poteri maggiori". L'idea è quella di portare avanti "iniziative di ordine pubblico più efficienti e creare migliori circostanze. Nel ribadire le mie scuse, chiedo al sindaco Perrone di coltivare l'idea del derby fra Lecce e Bari come competizione e momento di gioia sportiva e non di battaglia. E ci auguriamo che al terzo tentativo le bombe non entrino più nello stadio…".

L'incontro fra Perrone ed Emiliano smorza i toni dopo le accese polemiche di ieri, quando il sottosegretario Mantovano aveva parlato di "inselvatichimento" e di "barbari" (https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=8221), scatenando una specie di… guerra tribale. Il problema? Forse Mantovano, nelle sue prime dichiarazioni, aveva omesso di indicare con tali aggettivi una parte dei tifosi baresi, ritenendo, in cuor suo, che fosse scontato il riferimento agli esagitati di turno e non, estensivamente, a tutti i sostenitori biancorossi. Il fatto non è sceso giù ad Emiliano che di fronte alla frase "comportamenti non di barbarie, perché sarebbe fare un torto ai Barbari, ma di inselvatichimento", aveva risposto, piccato: "Il sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano ha dimostrato di non essere adatto allo svolgimento del mandato conferitogli. Le sue dichiarazioni divulgate oggi (ieri per chi legge, NdR) dalle agenzie di stampa sono chiaramente il frutto di una reazione emotiva, forse anche giustificata se fosse stata espressa da un passante o da un semplice cittadino, ma non da un uomo di governo addetto alla sicurezza nazionale".

"Le sue parole rischiano di scatenare una guerra civile accomunando tutti i tifosi baresi nella denominazione di selvaggi", aveva sbottato il primo cittadino del capoluogo pugliese. "Il sottosegretario Mantovano invece di lasciarsi andare a dichiarazioni da tifoso deluso avrebbe fatto meglio ad accertare come mai nello stadio di Lecce sono state introdotte bombe carta, nonostante i controlli previsti dalle nuove norme in materia di sicurezza degli stadi. Ricordo al mio collega magistrato che nel nostro ordinamento giuridico la responsabilità penale è personale e va provata allo stadio non devono mettere piede tutti coloro che sono pericolosi per l'ordine e la sicurezza e questi non si identificano con l'aggettivo. Chi fa prevalere le ragioni del campanile su quelle del proprio ruolo istituzionale deve prendere atto dei propri limiti. Auspico che le forze dell'ordine e la magistratura possano identificare rapidamente e punire severamente tutti coloro -aveva concluso -, senza distinzione etnica, che hanno commesso reati domenica scorsa nello stadio di Lecce".

Subito dopo, la controreplica. "La semplice lettura delle mie dichiarazioni, correttamente riportate dalle agenzie di stampa - aveva risposto Mantovano -, rende evidente che ho adoperato il termine ‘selvaggi' per definire i responsabili della teppaglia scatenata prima e durante la partita di sabato da qualche centinaio di tifosi baresi. Solo una lettura distorta e pazzoide può trasferire quella qualifica, che confermo, a tutti gli abitanti di Bari. Registro con sorpresa che, 48 ore dopo gli incidenti di Lecce, l'uscita contro di me del sindaco Emiliano - e qui la stoccata - è il suo primo commento alla vicenda. Registro altresì che non è una chiara presa di distanza da un teppismo selvaggio, come tutti ci si sarebbe attesi da subito". Ma ora, tutto sarebbe finalmente stato chiarito. Almeno sul fronte di chi è e chi non è un barbaro. Resta da capire come si suddividano le responsabilità dei fatti. Ma qui entra in gioco il ministero degli Interni.

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