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Divorzio da Salvemini: la verità di Lbc. “Arrogante rifiuto della sinistra”. Secca replica: "Maldestri"

Il presidente del sodalizio Vernaleone e gli esponenti di Sinistra italiana e Rifondazione comunista hanno ripercorso le tappe della separazione con l’ex sindaco. In serata rispondono tre associazioni

LECCE – Un percorso in divenire in vista della competizione elettorale di maggio nel solco della separazione sempre più conflittuale con l’ex compagno e candidato sindaco del Centrosinistra, Carlo Salvemini. Se Lecce Bene Comune e l’area della sinistra leccese decideranno di scendere in campo autonomamente, o anche di non farlo, alle prossime elezioni, è ancora presto per dirlo. Valuterà l’assemblea alla luce anche degli ultimi confronti tra le parti. Dal quartier generale di Lecce Bene Comune, in via Siracusa, il presidente del sodalizio Renato Vernaleone e gli adepti dell’assemblea dei soci, con il supporto dei rappresentanti della sinistra radicale (Danilo Scorrano per Sinistra Italiana e Lucia Rollo per Rifondazione comunista) incardinati nella casa comune di Lbc, riannodano intanto le fila e spiegano, carte alla mano (e a margine anche sulla base della “dolorosa” vicenda giudiziaria personale e interna che ha turbato il patto fondativo di fiducia della prima ora con Salvemini), il loro punto di vista, sulla annunciata separazione definitiva con la coalizione progressista che sostiene la candidatura del sindaco uscente. “Da parte nostra c’è stata una posizione critica e ci sono stati rilievi di natura politica, ma Salvemini non ha mai ricevuto da Lecce Bene Comune e dai partiti della sinistra attacchi di tipo personale” la puntualizzazione di Vernaleone. Un giudizio comunque critico e reiterato sui 18 mesi dell’amministrazione uscente quello di Lbc che sin dall’inizio non ha lesinato di derubricare l’osannato patto per la città, come nient’altro che “un patto di potere per mantenere tre consiglieri in più”, ha pungolato Renato Vernaleone, “un patto con il respiro corto, come avevamo intuito, e come poi si è mestamente rivelato”. Un giudizio negativo in quanto da Lbc ci si sarebbe aspettato qualcosa più di “sinistra” dal governo Salvemini uscente, sulle politiche della povertà, dei servizi sociali, delle periferie e la presa di posizione su questioni simboliche quali il gasdotto Tap o il decreto sicurezza. “Ma si tratta di questioni e considerazioni di natura politica e amministrativa e non personali” ha chiosato il presidente di Lecce Bene Comune.         

Il tutto mentre Salvemini aveva parlato, senza mezzi termini, già nell’ambito del tavolo della coalizione, prima ancora dell’ufficializzazione della ricandidatura a sindaco di Lecce, di una partita da considerare chiusa, prima ancora di iniziare, quella con Lbc, sulla scorta di pregiudiziali “personali e pre politiche”, al momento non ancora sanabili. Anche se l’avvicinamento e tentativi di ricucitura “a sinistra” non sembrano essere mancati, anche con Lecce Bene Comune, Sinistra italiana e Rc, soprattutto da parte di quella frangia degli alleati di Salvemini propensi ad allargare quanto più possibile la coalizione e soprattutto a rifuggire l’imbarazzo di interloquire con un asse di coalizione più orientato verso “destra”. Ma per Salvemini ci sono ormai delle distanze che non possono essere colmate: la posizione critica assunta da Lecce Bene Comune nell’ultima fase del mandato ha reso difficile, e ad horas pressoché impossibile, ristabilire punti di convergenza e intesa personale e politica. Nessuna ricucitura sul divorzio con Lbc, da Salvemini dunque. Una posizione stigmatizzata recentemente anche da Sandro Frisullo (LeU) e che vede ancora aperto anche il dibattito interno in Articolo 1-Mdp che con Lecce Bene Comune non ha mai smesso di dialogare.

“Non riusciamo a  capire come Salvemini possa anteporre delle ragioni che lui definisce personali e pre politiche rispetto all’interesse generale della città da amministrare e alla solidità di una coalizione che deve vincere le elezioni” ammonisce il presidente di Lbc, “noi volevamo  superare le frizioni e riallacciare un percorso condiviso per battere il centrodestra che per noi resta il nostro avversario politico perché il suo ritorno alla guida della città che si potrebbe prefigurare è per noi un pericoloso danno. La politica si nutre anche del sale del disaccordo e del confronto e non siamo avvezzi ad unirci al coro gospel del tutto va bene anche quando si prendono decisioni e si fanno scelte non condividibili. Noi eleggiamo un sindaco, garante di tutti e di tutte le posizioni, non un  monarca”. Vernaleone, nella prima fase della conferenza stampa di questa mattina ha poi ricostruito le tappe della burrascosa separazione dalla coalizione in itinere a sostegno del sindaco uscente. “Per dovere morale, politico e civile abbiamo interloquito con almeno tre delle civiche di Salvemini più organiche e vicine anche alle nostre posizioni” spiega Vernaleone, “ma dopo l’uscita del candidato sindaco che ha posto delle pregiudiziali di natura personale e pre politica nei nostri confronti ci siamo dovuti arrestare. Nonostante questo abbiamo continuato ad incontrarci con Mdp- Art1, con Arci  e siamo stati invitati sempre dagli alleati di Salvemini a rilanciare l’iniziativa di dialogo perché qualcuno ci considera indispensabili alla tenuta della coalizione. I rappresentanti delle civiche più a sinistra di Salvemini si sono anche fatte garanti del tentativo di far tornare l’ex sindaco sui suoi passi. Noi aspettavamo risposte e nuove aperture” conclude il presidente di Lbc, “ma dopo cinque giorni dal confronto Salvemini ha ribadito la sua posizione e rilanciato sprezzante il divorzio da Lecce Bene Comune, ma soprattutto a ribadito inesorabile il rifiuto a tutta l’area della Sinistra”. Di posizione incomprensibile ed “arrogante” di Salvemini hanno parlato anche palesando la loro posizione critica anche il segretario provinciale di Sinistra Italiana, Danilo Scorrano e Lucia Rollo di Rifondazione comunista evidenziando anche lo “lo sbaglio politico e numerico” dell’ex sindaco che in questa sua seconda candidatura è alle prese con “un torcicollo che lo fa guardare solo verso destra rifiutando il dialogo con Lbc e i valori della sinistra che nella nuova coalizione sono quasi del tutto estranei”.

Questione giuridica: quote non versate e decreto impugnato 

La seconda parte della conferenza stampa di Lecce Bene Comune ha trattato, per inciso e in sintesi, la ricostruzione del contenzioso giudiziario che ha visto contrapposti il nuovo direttivo dell’associazione e gli ex consiglieri comunali Carlo Salvemini e Saverio Citraro. Atti e passaggi dell’iter sono stati posti a disposizione degli intervenuti con la consegna della relativa documentazione per verificare la corrispondenza degli avvenimenti che il presidente di Lecce Bene Comune, Renato Vernaleone, ha focalizzato in alcuni passaggi.

“Ci troviamo costretti a tirare fuori questa questione personale e interna, nostro malgrado e in cui voglio chiarire che siamo parte lesa” ha spiegato Vernaleone, “perché recentemente è stato lo stesso Salvemini a parlare in tv di questa storia giustificando, con questa questione di natura personale ma senza spigarne i contenuti di fondo, le ragioni della impossibilità di dialogo con la nostra associazione, ma più che altro con tutta l’area della sinistra che si lega alla nostra attività. E anche perché sempre di recente su un blog è stata postata una ricostruzione anonima, ma verosimilmente indotta, di questa vicenda, con illazioni e inaccettabili e gravi attacchi, o meglio una sorta di dossieraggio contro Lecce Bene Comune, per io quali io come presidente attuale, ma anche i miei predecessori da Simona Cleopazzo a Luca Ruberti, non ci sentiamo offesi personalmente, ma nella misura in cui viene intaccata l’onorabilità dell’azione di volontariato che si svolge da tre anni nella nostra sede, dall’università di strada, alla biblioteca, al servizio doposcuola, al prossimo laboratorio per i bambini”.

Da qui Vernaleone ha passato in rassegna i punti salienti dalla questione partendo dalla nascita della “casa” di Lecce Bene Comune del 2012 e del patto federativo firmato dagli aderenti al sodalizio con quale gli eventuali candidati eletti in cariche istituzionali avrebbero dovuto assumere l’impegno di versare il 50 per cento della propria indennità nelle casse della “casa comune” come forma di autofinanziamento. Un impegno che viene ribadito anche nel momento in cui Lecce Bene Comune, dopo le elezioni, si struttura come associazione, e nello statuto viene ribadito che il 50 per cento degli emolumenti deve essere riversato nelle casse del sodalizio. Intanto Salvemini e Citraro, grazie anche ai voti di lista garantiti dagli altri candidati, sono già eletti in consiglio comunale. Secondo il racconto di Vernaleone, è poi iniziata la parabola discendente e il braccio di ferro interno che avrebbe poi portato al divorzio di Salvemini da Lbc. “Salvemini ha iniziato a chiedere una sorta di cessione di sovranità da parte dei partiti, decidendo anche l’allontanamento di tutti coloro che all’interno dell’associazione avevano tessere di partito” evidenzia Vernaleone, “mentre di contro l’assemblea chiedeva il rilancio e anche una sede fisica dove riunirsi ed operare. Due posizioni divergenti che portarono Salvemini a proporre la chiusura di Lecce Bene Comune, che non fu accettata e lo stesso Salvemini decise di uscire dall’associazione e di fondare poi subito dopo Lecce Città Pubblica”.

A questo punto per Lbc comincia un nuovo corso con la nomina di un coordinamento e anche di un nuovo tesoriere e si apre la fase che porterà al contenzioso giudiziario. “E’ accaduto che dalla ricognizione di cassa è emerso” ha spiegato sempre sciorinando le carte Renato Vernaleone, “che dopo i primi sei mesi erano stati interrotti i versamenti delle quote delle indennità dei consiglieri Salvemini e Citraro secondo la percentuale stabilità dallo statuto, con somme mancati intono ai 13 mila e 18 mila euro complessivi. Salvemini aveva giustificato via email la sua impossibilità a continuare a versare le quote spettanti per via anche delle spese da sostenere per un altro costoso contenzioso per diffamazione in atto con l’ex assessore alle marine, Salvatore Bianco. Abbiamo a questo punto cercato una mediazione con i due consiglieri, ma in assenza di un accordo e dalla reiterata volontà di Salvemini e Citraro di non versare in qualche modo le somme all’’associazione, siamo stati costretti a rivolgerci ad un avvocato. A seguito della nostra richiesta in tribunale, il giudice ha concesso un decreto ingiuntivo per il credito vantato da Lecce Bene Comune” incalza Vernaleone, “ma i due all’epoca consiglieri hanno deciso di fare opposizione e impugnare il decreto e fare causa contro la nostra associazione. Tutto questo essendo noi parte lesa” conclude Vernaleone, “lo dovevamo chiarire anche se noi avremmo voluto tenere la questione riservata e nell’alveo interno e personale come abbiamo sempre fatto non utilizzandola nemmeno a nostro favore nelle scorse elezioni, perché noi siamo persone serie e politicamente corrette. Ora aspettiamo la  sentenza definitiva”.

La replica: "Ricostruzione maldestra"

"La ricostruzione effettuata oggi in conferenza stampa dal presidente di Lbc e dal segretario provinciale di Sinistra italiana, riguardante il dialogo con le associazioni da noi rappresentate, è approssimativa e maldestra". A rispondere sono Francesco Calabro (Lecce città pubblica), Giuseppe Fornari (Una buona storia per Lecce) e Nicolangelo Barletti (Idea per Lecce).

"Lecce Città pubblica, Idea per Lecce, Una Buona Storia per Lecce fanno parte della coalizione di Carlo Salvemini sin dalle alle elezioni del 2017 - dicono - , in occasione delle quali hanno rappresentato il 13 per cento dell’elettorato dei leccesi, un elettorato civico certamente espressione delle sensibilità di sinistra della città. Da espressioni della sinistra cittadina ci sentiamo in questa coalizione pienamente a nostro agio, perché le politiche realizzate nei 18 mesi di governo sono pienamente coerenti con i nostri principi e valori".

"Nelle scorse settimane - aggiungono - alcuni rappresentanti delle nostre associazioni hanno semplicemente ribadito, in colloqui e incontri non da noi sollecitati in prima istanza, quali fossero le condizioni per un’intesa politica, le stesse poste da Salvemini al momento della ricandidatura: il riconoscimento della positiva esperienza dei 18 mesi e del ticket con Delli Noci. Oltre all'impossibilità di avere il simbolo Lbc in lista non in ragione di questioni personali, bensì in ragione della pendenza di controversie giudiziarie che hanno inevitabilmente determinato l’impossibilità di costituire un patto fiduciario credibile agli occhi degli elettori".

"Oggi viene comunicato che il giudizio sui diciotto mesi di amministrazione è largamente negativo, che non vi è sintonia con il candidato sindaco, che non esiste altra soluzione se non la presentazione di una lista di Lecce bene comune e che, come sostenuto oggi dal segretario di Sinistra italiana, la partecipazione alle elezioni amministrative è solo una delle possibilità attraverso le quali si intende fare politica. Una posizione singolare - precisano - se assunta dal rappresentante locale di un partito nazionale. Nessuna volontà di intraprendere la via d’uscita politica indicata da Salvemini, quella di una lista che proponesse il simbolo di Liberi e uguali, alleanza presentata alle ultime elezioni politiche nazionali".

"Di fronte a questi giudizi e decisioni - è la conclusione - oggi più che ma ribadiamo fiducia a sostegno pieno e convinto al fianco di Carlo Salvemini, all’interno della coalizione progressista, civica e moderata, consapevoli che la politica è agire partendo dal dato di realtà".

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