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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Salvemini lascia Lecce Bene Comune. Separazione tra l’anima civica e quella partitica

Termina l’esperienza di un soggetto nato nel 2012 come aggregazione di un’associazione civica e delle forze alla sinistra del Pd. La prima conseguenza è lo scioglimento del gruppo a Palazzo Carafa. Nasce il movimento Lecce Città Pubblica

LECCE – Il gruppo consiliare “Lecce Bene Comune con Carlo Salvemini” è stato formalmente sciolto. La comunicazione è stata inoltrata questa mattina al presidente del consiglio comunale, Alfredo Pagliaro, e ora i componenti Carlo Salvemini e Saverio Citraro entrano nel gruppo misto.

L’associazione Lecce Bene Comune, invece, continuerà ad esistere, come espressione di Sinistra Ecologia e Libertà, Rifondazione Comunista e Comunisti Italiani, ma sette dei quattordici componenti originari, quelli all’epoca espressione di Lecce 20dodici e de La Puglia per Vendola si sono dimessi dopo essere stati messi in minoranza (complici le assenze): oltre ai due consiglieri, l’assessore regionale Sebastiano Leo, Gabriele Molendini che aveva presieduto il coordinamento, Claudia De Blasi, Paola Martino, Nico Delle Side.

Nella riunione dei soci fondatori che si è tenuta il 29 settembre è stato deciso a maggioranza (Sel, Prc e Ci) che Lbc doveva essere rilanciata attraverso l’azzeramento dell’attuale coordinamento, il tesseramento e un ambito operativo oltre il perimetro urbano: “Una decisione formalmente legittima e politicamente cruciale  - ha commentato oggi Salvemini - che muta la natura e il profilo di questa esperienza e di fatto esprime un giudizio non lusinghiero sul triennio trascorso”. Ed è questa "sentenza" che ha sancito la separazione tra l'anima civica che fa riferimento a Salvemini, che resta senza alcuna tessera e quella partitica.

Nel corso di una conferenza stampa, presso il Parco dei bimbi, l’ex capogruppo ha spiegato quindi le ragioni politiche di quanto accaduto e ha presentato anche il nuovo movimento con il quale proseguirà nel suo impegno politico: Lecce Città Pubblica. Una denominazione che intende lanciare un messaggio chiaro di contrapposizione alla concezione proprietaria che il centrodestra avrebbe stabilito in quasi venti anni di governo ininterrotto del capoluogo salentino.

Lecce Bene Comune è nata nel 2012 – sulla scia della candidatura di Salvemini alle primarie del centrosinistra vinte poi da Loredana Capone - come aggregazione unitaria nella dimensione cittadina, che lasciava pieno protagonismo ai soggetti promotori sugli altri livelli istituzionali. A dirla tutta, Lbc è stata anche la soluzione all’impossibilità di comporre una lista autonoma da parte di ciascuna forza politica, come sarebbe stato più logico nell’ambito del funzionamento delle elezioni amministrative. Insomma, tre anni addietro si fece di necessità virtù ma i successivi appuntamenti elettorali hanno palesato una divaricazione nelle scelte che ha indebolito sul piano cittadino la percezione di una comunità coesa e pronta all’allargamento.

Dalle primarie nazionali del centrosinistra alle regionali del 2015, passando dalle politiche del 2013, dalle europee e dalle primarie per le regionali nel 2014, le posizioni sono state divergenti: “Non essere riusciti a definirsi e farsi riconoscere in un profilo coerente e nitido è una delle ragioni che ha vanificato gli sforzi di Lbc di aggregare nuove energie e allargare gli spazi del protagonismo civico”.

Intanto si sono consumanti, a livello cittadino, confronti e dissensi, alcuni fisiologici e comunque legittimi, ha precisato lo stesso Salvemini che non ha avuto nessun problema a definire quello che si è consumato oggi un “passaggio politico a vuoto con il quale dobbiamo fare i conti”.  Dopo aver rivendicato risultati, energie e passione spesi in questi anni nel contrasto e nel controllo delle attività della maggioranza che sostiene il sindaco Paolo Perrone, ha aggiunto: “Come non mi stanco di ripetere, la politica non è l’appuntamento elettorale, ma lo spazio che c’è tra un’elezione e un’altra”.

Ed è con questo spirito – ha spiegato - che Lecce Città Pubblica inizia il suo cammino di ricerca di un concetto diverso di comunità, fatto di tutela e gestione dello spazio urbano, qualificazione dei servizi pubblici, di diritti di cittadinanza. Naturalmente questo non preclude ipotesi di convergenza con le forze politiche tradizionali sui temi che via via si presenteranno – la scadenza delle elezioni amministrative del 2017 non è poi così lontana – ma non vi erano più le condizioni per andare avanti, come lo stesso Salvemini ha precisato: “Un’esperienza associativa per potersi radicare ha bisogno di empatia, condivisione, solidarietà, collaborazione e lealtà tra i suoi protagonisti. Non vive come i partiti, di maggioranza e minoranze. Di regole e formalismi. Ma si nutre di impegno concreto, lavoro quotidiano, passione per il fare. Quando questi elementi basilari vengono meno, la separazione consensuale à la conclusione più degna e inevitabile”.

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