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Zone grigie, colletti bianchi e Lecce fra le capitali italiane delle associazioni mafiose

Il dato emerge dalla classifica de Il Sole 24 Ore del 2020: Salento 67esimo nella graduatoria generale della criminalità, ma quinto e appaiato a Napoli, facendo il rapporto per residenti, per quella organizzata. Oggi anche audizione in Regione. L'allarme del procuratore aggiunto Cataldi

LECCE – Qual è lo stato di salute del Paese, sotto il profilo della criminalità? Quali sono le province più sicure e quelle in cui fenomeni malavitosi sono più estesi e percepiti come un particolare problema sociale?

Prova a dare una risposta Il Sole 24 Ore. Il principale giornale economico italiano ha realizzato e pubblicato, oggi, una classifica, nata dall’elaborazione dei dati provenienti dal Dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell’Interno. I fenomeni sono stati divisi per tipologia, spaziando su ogni fronte possibile, dalle associazioni di tipo mafioso, fino alle violenze sessuali, passando da incendi, rapine, furti in abitazione e molto altro ancora, comprendendo, ovviamente, anche i reati più “innovativi”, se così si può dire, quelli che transitano dal Web.

La mappa è la fotografia dei cosiddetti crimini “scoperti”, quelli che nascono dalle segnalazioni raccolte da tutte le forze dell’ordine e non potrà forse mai essere accurata al cento per cento, considerando l’esistenza di casi che non vengono denunciati per i motivi più svariati. Non solo. Bisogna considerare anche – aspetto non irrilevante – quanto la pandemia con i suoi vari livelli di chiusura, fino al lockdown vero e proprio, abbia influenzato la classifica, con un inevitabile abbattimento momentaneo di molti crimini. Tuttavia, offre una visione d’insieme di quella che è l’Italia oggi, con una classifica finale in cui è la provincia di Milano a svettare, seguita da quelle di Bologna e Rimini.

Lecce quinta provincia per associazioni mafiose

Di sicuro, la lettura dei dati riguardanti il 2020 fornisce uno spaccato sociologico interessante, perché, sempre rimanendo nella classifica finale, pochi avrebbero pensato che al quarto e al quinto posto si sarebbero ritrovate, quasi appaiate, le province di Prato e Firenze, con Torino sesta, Roma settima, Imperia ottava e via dicendo. Prima realtà pugliese in classifica, la provincia di Foggia, che risulta undicesima. Ma occorre comunque ribadire che la graduatoria è il frutto dei reati scoperti, in questo caso del rapporto fra numero di denunce ogni 100mila abitanti.  

Già, ma in tutto ciò, come si piazza la provincia di Lecce? A quota 67 su 106 province nella classifica generale: 20.278 denunce, 2.563,2 ogni 100mila abitanti.  Ma se, mediamente, il Salento occupa nella graduatoria del Sole, per ogni singola voce, quasi sempre piazzamenti medio-bassi, c’è un dato in assoluto che risultata preoccupante ed è quello delle associazioni di tipo mafioso. Nelle prime cinque posizioni si trovano, rispettivamente, le province di Reggio Calabria, Vibo Valentia, Foggia, Napoli e Lecce. Dove a Lecce nel 2020 sono state dieci le denunce, pari a 1,3 ogni 100mila abitanti, praticamente la stessa statistica di Napoli (che di denunce ne annovera 40).

Criminalità, la zona grigia dei colletti bianchi

La classifica cade a pennello, peraltro, con la giornata dedicata alle audizioni dei procuratori e dei prefetti delle province di Lecce Brindisi e Taranto che si è svolta a Bari, su convocazione del presidente della Commissione speciale antimafia, Renato Perrini (Fratelli d’Italia), durante la quale quest’ultimo ha sottolineato l’importanza di porre l’attenzione ai fenomeni criminali nell’ottica di collaborazione con le forze dell’ordine, le Procure, le Prefetture e, in generale, tutte le istituzioni. Erano presenti, fra gli altri, la presidente del Consiglio regionale, Loredana Capone (Partito democratico), la prefetta di Lecce, Anna Maria Trio, il procuratore aggiunto di Lecce, Guglielmo Cataldi, il prefetto di Taranto, Demetrio Martino, il procuratore aggiunto di Taranto, Maurizio Carbone, la prefetta di Brindisi, Carolina Bellantoni e il procuratore di Brindisi, Antonio de Donno.

foto (1)-27-15Durante l’audizione, si è parlato fra le altre cose, dei delitti tradizionali, ai quali si sono uniti sempre di più, strada facendo, quelli dei “colletti bianchi”, che s’inseriscono nell’alveo dei crimini di tipo finanziario e arrivano fino alla corruzione. Una vera e propria “area grigia”, volendo continuare nelle sfumature cromatiche e come ha sottolineato in particolare Cataldi (nella foto), che fiancheggia le mafie.

La presidente Loredana Capone, durante l’incontro, ha menzionato l’importanza dell’ascolto e ha dichiarato “È chiaro che la criminalità non punta più a fenomeni sanguinari, perché ha infiltrato i settori legali dell’economia e punta su quelli, rendendo così anche più complicata l’opera di repressione”. Per la presidente del Consiglio, il Salento grazie al lavoro capillare delle Procure, delle forze dell’ordine e delle Prefetture, ha maturato i giusti anticorpi come antidoto, “ma noi non intendiamo mollare e chiediamo cosa possiamo fare per prevenire. Siamo pronti a stipulare intese che puntino a maggiori e più capillari controlli, soprattutto in vista delle nuove risorse in arrivo, sarà nostro compito e premura emanare dei bandi coerenti”.

Sottrarre personale al reclutamento delle organizzazioni mafiose evitando che si sostituiscano alle istituzioni ponendo in essere una pericolosa forma di welfare secondario, utilizzare bene le risorse perché si trasformino in nuove energie soprattutto per i giovani, porre in essere azioni positive, sono per Loredana Capone i punti delle buone pratiche. “In tal senso il nostro bando sui laboratori urbani è un esempio che serve proprio ad affidare i nostri beni ad associazioni che possano gestire ed evitare così siano occupati illecitamente”.

"Organizzare appalti impenetrabili"

Perrini, da parte sua, ritiene che “ogni intervento ascoltato oggi in audizione meriterebbe un approfondimento. È evidente che come politici abbiamo il dovere di ‘illuminare’ quella pericolosa ‘zona grigia’, della quale ha parlato il procuratore aggiunto di Lecce, Cataldi, dove si insinuano insospettabili per fare affari con la pubblica amministrazione. Come? Con appalti che siano impenetrabili e controllabili in ogni fase dell’aggiudicazione”. E ha appoggiato una proposta, sempre della presidente Capone: quella di firmare protocolli fra Regione Puglia e forze dell’ordine per intensificati i controlli in fase preliminare.

Sulla stessa lunghezza d’onda i consiglieri del M5S Grazia Di Bari e Marco Galante secondi i quali “bisogna aumentare i presidi e i controlli nei settori più importanti della nostra economia come le imprese, il turismo, la ristorazione”. Mentre Paolo Pagliaro, capogruppo de La Puglia domani, si è soffermato, fra l’altro, sui “tentacoli della malavita organizzata” insinuati nelle “pubbliche amministrazioni come nelle imprese” e ha ricordato come “in questo contesto s’inquadrano le interdittive antimafia emesse dalla Prefettura di Lecce nei confronti di ben 25 imprese nel secondo semestre dell’anno scorso, oltre allo scioglimento di alcuni Comuni per infiltrazioni mafiose”.

La classifica del Sole e le posizioni del Salento

Tornando alla classifica del Sole, vagliando i dati per singole voci, la provincia di Lecce si piazza al 75esimo posto in Italia per danneggiamenti (svetta Prato su tutte, con i dovuti rapporti), al 71esimo per truffe e frodi informatiche (dove il podio è forse inaspettatamente di Gorizia), reati, questi ultimi molto specifici e da distinguere rispetto alla più generica voce riguardante i delitti informatici, in cui primeggia Mantova e il Salento è quasi in coda, al 92esimo posto.

Non una posizione di cui fregiarsi è quella sulle violenze sessuali, dove la provincia di Lecce è a metà classifica, al 52esimo posto (Trieste in testa), mentre 61esima si piazza nell’ambito di sfruttamento prostituzione e pornografia minorile (prima è Genova). Ma è nelle estorsioni che il Leccese spicca per la sua 41esima posizione (Foggia è sul poco lusinghiero podio), mentre nelle percosse è molto in basso, 88esima (prima, Imperia). La provincia di Lecce è poi 43esima in Italia per minacce, che è il reato più denunciato nella zona di Vibo Valentia e 93esima per lesioni dolose, dove ancora una volta il maggior numero di denunce, statisticamente, si registra a Imperia.

Appena al 75esimo posto la provincia di Lecce – e per fortuna – rispetto gli omicidi volontari consumati. E vale la pena notare che in testa risulta Caltanissetta, Foggia è seconda e Brindisi settima. Nessun dato riscontrato per la maggior parte delle province italiane sul fronte degli infanticidi (solo due casi, fra Latina e Roma), Lecce è 72esima per i tentati omicidi, laddove si piazza prima Crotone e seconda, ancora una volta, Foggia. È quella di Chieti, invece, la provincia in cui si registra la maggior parte degli omicidi colposi in relazione al numero di abitanti, mentre Lecce è 47esima. I furti, invece, sono i reati più denunciati in provincia di Milano, settore in cui Lecce è 59esima.

Il dato precedente, però, si riferisce a furti generici, perché poi ci sono da considerare i furti con strappo (Napoli in testa, Lecce 81esima), i furti di motocicli (ancora Napoli in testa, ma Lecce piuttosto alta, al 36esimo posto), i furti di autovetture (Barletta-Andria-Trani domina, ma Lecce occupa una risaltante 17esima posizione che nasce da 916 denunce, 115,8 ogni 100mila abitanti), i furti di ciclomotori (Rimini in testa, Lecce 29esima), i furti negli esercizi commerciali (“vince” Livorno, Lecce 72esima), i furti con destrezza (Milano prima, Lecce molto in basso, 89esima), i furti in abitazione (Ravenna prima, Lecce 44esima) e i furti sulle auto in sosta (Milano in testa, Lecce 80esima).

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E poi ci sono le rapine, con la provincia di Napoli al primo posto e quella di Lecce 60esima. Anche in questo caso, però, occorre fare i distinguo: vi sono le rapine nelle abitazioni (Barletta-Andria-Trani prima in Italia, Lecce 63esima), le rapine negli esercizi commerciali (prima Parma, Lecce 44esima), le rapine nella pubblica via (Napoli in testa, Lecce 63esima), le rapine in banca (fenomeno quasi scomparso, con Bologna prima e Lecce senza alcun caso registrato, alla stregua di altre 56 province), le rapine negli uffici postali (prima Nuoro, Lecce non registrata, come molte altre province).

Nel settore della contraffazione di marchi e prodotti industriali, stupirà sapere che in rapporto alla popolazione residente, la capitale è Isernia e non Napoli (“appena” terza), secondo un luogo comune, e che Lecce non scherza affatto, se è vero che è 14esima in Italia. Poche le denunce per il contrabbando, con Napoli prima e la maggior parte delle province italiane senza alcun caso segnalato, mentre per gli incendi, se Crotone è in testa, Lecce è 15esima, il che non stupisce, considerando il numero considerevole di autovetture che vanno a fuoco ogni anno (e raramente per veri cortocircuiti).

Per quanto riguarda gli stupefacenti, è quella di Padova la provincia con il più alto numero di denunce in rapporto ai residenti, mentre Lecce è 47esima. Nel riciclaggio e impiego di denaro spicca Pavia, mentre la provincia di Lecce è 41esima, ma colpisce il dato dell’usura, fenomeno molto sommerso, tanto che se svetta Gorizia, Lecce è 62esima con appena un caso denunciato nel 2020, il che probabilmente non corrisponde né alla percezione, tantomeno alla reale all’ampiezza del fenomeno, questione spesso sollevata negli anni dagli ambienti investigativi e dagli organi inquirenti: l’ex procuratore Cataldo Motta provò a fare una vera e propria battaglia culturale per esortare le vittime a sollevare la testa.

Infine, nelle associazioni per delinquere in testa risulta Rovigo (Lecce 22esima) e, nella più generica voce “altri delitti”, vince Bologna e la provincia di Lecce si piazza 66esima.

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