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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Istintivi, ammiccanti o vintage. E la campagna dei mille volti inonda la città

E' attraverso la scelta degli slogan, dei colori, delle foto, della grafica più in generale, che il candidato prova a rendere appetibile la sua candidatura, per una riconferma, oppure per la prima volta

LECCE - Sono con voi, ovunque siate. Ventiquattr’ore su 24. Volti, nomi, sigle, slogan. La narrativa della competizione elettorale entra nel vivo con i suoi annunci e le sue promesse e ci farà scivolare verso una Lecce da sogno. Fino al giorno del voto.

Ci mettono la faccia. Ovunque. Sulle plance, lungo i viali. Sui manifesti tradizionali affissi per le vie cittadine. Gli spazi più grandi, “6 metri x 3 metri”, per intenderci, di proprietà comunale, un centinaio circa sparsi per la città, dalle zone semicentrali alle periferie, sono stati tutti prenotati anzitempo dalle segreterie e formazioni politiche per le amministrative di giugno. Oggi non c’è uno spazio libero nemmeno a pagarlo oro.

Circa 300 postazioni, invece, 4 metri per 3 metri di grandezza, gestite dalle ditte private di affissioni, sono gli altri contenitori presi d’assalto dai candidati. Resiste pertanto il tradizionale lancio del brand politico su affissione: volti ritoccati, luminosi, sguardi rassicuranti, sorridenti, ammalianti. Un grande amplesso elettorale in cui tutti i candidati celebrano, ognuno a modo suo, la dichiarazione di amore per Lecce e per i leccesi. Col manifesto elettorale, colla e carta.

Ed è proprio attraverso la scelta degli slogan, dei colori, delle foto, della grafica più in generale, che il candidato prova a rendere appetibile la sua candidatura, per una riconferma, oppure per la prima volta.

Immagine e testo del messaggio politico sono perciò la sintesi del candidato e della sua visione di città. Qualche sforzo negli ultimi anni da parte dei aspiranti sindaci e consiglieri di sottostare alle regole generale del marketing c’è stato, è evidente. Sui risultati di come i nostri candidati appaiono, ognuno dirà la sua.

Come ti catturo l'elettore

(Foto 1, di copertina)

Tra i manifesti più istintivi c’è quello per esempio di Giuseppe Ripa (Fratelli d’Italia, Alleanza Nazionale) per Giliberti sindaco: il candidato di centro destra si prende una libertà dialettale con “Sine putimu” (sì possiamo), rafforzato da tre esclamativi (non si sa mai), rifacendosi però subito dopo con il celeberrimo “Yes we can” della prima campagna di Obama alle presidenziali in Usa. Ce ne passa.

(Foto 2)

Ad ogni modo “Foresio c’è”. Come quella nota birra. Paolo Foresio (Pd), candidato nella lista che sostiene Carlo Salvemini nella sua candidatura a primo cittadino, assicura a tutti la sua presenza alle comunali. E lo fa ritoccando la sua immagine con lo stile grafico tipico del fumetto, dando per scontato che sia riconoscibile da tutti. Ad ogni modo nel manifesto vi è un’altra frase da leggere tutto di un fiato: “Campa cavallo che l’erba cresce. Anche in periferia”. Bisogna ragionarci.

(Foto 3)

E poi c’è Luigi Coclite. E basta. L’assessore uscente delle giunta Perrone fa affiggere in città alcuni “6x3”, fondo blu e scritta bianca “Luigi Coclite”. Fine. Non c’è una foto, uno slogan. Nulla. E’ evidente che per il candidato nella lista di centrodestra non c’è bisogno d’altro. Sembra dire, “Chi mi conosce, mi conosce”. Minimalista a modo suo.

(Foto 4)

D’altri tempi il manifesto elettorale dell’Udc, il partito che in questa tornata elettorale sostiene la candidatura a sindaco di Alessandro Delli Noci (Un’altra Lecce). Il vecchio scudo crociato e la calligrafia fanciullesca: “Al Comune Vota UDC con A. Delli Noci Sindaco”. Retrò, vintage? Cosa.

(Foto 5)

“Pronto?”. Poche chiacchiere anche qui. Andrea Guido, anche lui assessore uscente, alle Politiche ambientali, si ricandida con il centro destra, affermando sul suo manifesto, volto da bravo ragazzo, sorridente e disponibile, che per qualsiasi problema il cittadino può comporre sulla tastiera del telefono il suo numero. D’altronde, semmai a qualcuno fosse sfuggito il senso così compresso, c’è la frase che ti aiuta: “Ascoltare e fare per Lecce”. Massima disponibilità H24.

(Foto 6)

Trasparenza, legalità, etica pubblica, empatia, bellezza, serietà, professionalità, altruismo, generosità, cambiamento, sorrisi. Giuseppe Fornari (Una buona storia per Lecce, candidato sindaco Carlo Salvemini), appare sorridente e rassicurante come il conoscente della palazzo accanto; il concept della città è da favola. Un classico fiabesco.

(Foto 7)

Attilio Monosi, ci riprova, essendo assessore uscente al Bilancio nella giunta Perrone, dando sostegno alla candidatura per il centrodestra di Mauro Giliberti. Stile advertising su affissione grandi marche, Monosi si fa fotografare dai suoi creativi mezzo busto, mentre in giacca e cravatta indossa un guantone da portiere che afferra un pallone. Head line: “Attilio Monosi In-Presa sicura”. Ma in realtà sono una serie di manifesti, una sorta di trittico, dove in un’altra scena questa volta Monosi si è infilato un guantone da baseball, pallina ben stretta e slogan “Bi-Lancio inattaccabile”. Avete tutto il tempo che volete.

(Foto 7/a)

Il sindaco uscente Paolo Perrone, che si ricandida a consigliere per sostenere Mauro Giliberti, appare in un manifesto sterilizzato. Potrebbe essere il tuo dentista che sorridente ti rammenta la periodica pulizia. E’ perfetto. C’è il bianco e il blu. Nulla di più, nulla di meno. La camicia bianca, la cravatta blu. Noto, rassicurante, inafferrabile. “Non fermiamoci ora” recita lo slogan.

(Foto 8)

I candidati sindaci beccati sulle plance sono Alessandro Delli Noci, Mauro Giliberti e Carlo Salvemini. E la foto di un altro candidato, fotografato però sotto la bandiera del suo movimento, nei pressi di un gazebo in città. Fabio Valente, per il Movimento 5 Stelle dice: “No, manifesti ne facciamo davvero pochi”.

Foto 9/10/11

“Il coraggio di una nuova Lecce”, assicura Delli Noci; “Porto Mauro” è invece uno degli slogan di Giliberti, che gioca ironicamente sul for myself. Carlo Salvemini sprona i suoi e gli elettori in genere: “Dopo vent’anni Lecce vuole voltare pagina”. E taglia corto: “E’ ora di farlo”.

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