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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica

Legambiente Puglia apre al gasdotto: “Utile se riduciamo l’uso del carbone”

L'associazione ambientalista chiede di discutere dell'opera all'interno di uno scenario energetico finalizzato a ridurre il consumo delle fonti più inquinanti. E sull'approdo punta a Otranto e su altre destinazioni meno "impattanti"

LECCE  – Il gasdotto proposto da Tap, magari con approdo a Otranto, può avere una sua ragion d’essere se inquadrato in una politica energetica di dismissioni della fonti più inquinanti, a partire dal carbone. Legambiente interviene nel dibattito sull’infrastruttura con una posizione destinata a far discutere, anche perché si differenzia e non poco da quella dell’altra grande organizzazione ambientalista, il Wwf  che a novembre ha inviato al ministero le osservazioni al progetto chiedendo una valutazione negativa.

Le parole di Francesco Tarantini e Maurizio Manna, rispettivamente presidente e direttore di Legambiente Puglia, sono indicative di un approccio possibilista che viene oggi meglio tratteggiato rispetto a quanto già accennato in una breve nota del luglio scorso: “Sarebbe opportuno in questo momento capire il ruolo che il metano fornito dal gasdotto Tap potrà avere rispetto agli obiettivi di sicurezza e diversificazione degli approvvigionamenti sia in un’ottica di concorrenza sui prezzi del gas che di riduzione del combustibile più inquinante per eccellenza, il carbone, e di rinuncia alla costruzione di rigassificatori”. Un orientamento simile a quello già esplicitato da una parte del Partito democratico, con il segretario regionale Sergio Blasi il quale, assolutamente contrario all’approdo a San Foca, ha proposto l’alternativa della conversione della centrale di Cerano.

“Nella prospettiva di una decarbonizzazione del nostro sistema energetico - spiegano Tarantini e Manna - l’Italia deve puntare su fonti rinnovabili e efficienza energetica, utilizzando il gas come la fonte fossile di transizione più efficiente per arrivare già nei prossimi anni a chiudere progressivamente le vecchie e inquinanti centrali a petrolio e carbone.  In questo percorso quindi il gasdotto di Tap può essere una delle risposte a condizione che l’approdo del tubo sia individuato sullo sfondo di questo scenario e non solo in un contesto fatto di campanili e sindrome nimby”.

“Per quanto ci riguarda – proseguono i due massimi esponenti regionali dell’associazione - esistono soluzioni di buon senso, a cominciare dall’ipotesi di far confluire il gas dall’Azerbaijan nel gasdotto che sbocca a Otranto o altre destinazioni meno impattanti di San Foca purché però l’opera si traduca in un saldo ambientale positivo per quanto riguarda le emissioni inquinanti”.

Il Comitato No Tap presenta il “conto” alla Regione Puglia.

A meno di 24 ore dalla conclusione della concitata assemblea pubblica di Lecce – con istituzioni locali, Tap  governo – il Comitato No Tap avanza delle richieste, a partire dalla Regione Puglia che si è fatta promotrice di un processo di partecipazione e di confronto aperto sul progetto. Al governo regionale viene chiesto di impugnare il trattato internazionale con Grecia e Albania perché lesivo delle prerogative della Puglia rispetto alla localizzazione dell’approdo. Nel glossario contenuto nell’appendice dell’accordo è del resto contenuto il riferimento ad un’area nei pressi di Lecce; individuazione che spetterebbe invece all’intesa tra Stato e Regione.

Ma l’invito all’esecutivo di Nichi Vendola è anche quello di esprimersi negativamente in sede di comitato di valutazione di impatto ambientale e in quella, eventualmente successiva, di autorizzazione unica. Al governo nazionale, invece, viene chiesta la bocciatura del progetto, perché palesemente incompleto. Nell’immediato il Comitato No Tap sollecita la sospensione delle prospezioni in mare, in corso proprio in questi giorni, perché non sarebbero state autorizzate né richieste. Il consorzio, invece, già nell’annunciare le nuove indagini aveva garantito di essere perfettamente in regola con la normativa.

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