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Concorso per oss e pulitori, nuovo sit-in. E una delle vincitrici scrive a Emiliano

Cobas Lecce lo ha organizzato per giovedì 17 marzo, davanti agli uffici leccesi della Regione Puglia. Una delle concorrenti manda una lettera al governatore: “Dura ricominciare a una certa età, mi creda”

LECCE – La polemica non si ferma: nuovo sit-in in attesa di una risposta da parte dei 159 vincitori del concorso per oss e pulitori all’interno di Sanità Service. Nella mattinata di giovedì, sostenuti dal sindacato Cobas Lecce, i concorrenti si presenteranno a partire dalle 9 e mezzo davanti alla sede leccese della Regione Puglia.

Poi una delegazione si sposterà in prefettura, in quella stessa mattinata, dove sarà chiesto un incontro con la numero uno, la prefetta  Maria Rosa Trio. Intanto, una delle partecipanti al concorso “della discordia”, ha scritto una lettera indirizzata al governatore di Puglia, Michele Emiliano. Una voce che, di fatto, parla a nome di tutti gli altri colleghi e che riportiamo integralmente qui di seguito:

Caro Presidente Emiliano,

questa lettera vuole essere un grido, un grido di sfogo, di speranza, di chi resta sempre inascoltato, perché umile, perché non riesce a raggiungere chi conta, perché nulla tutela davvero noi “semplici”, le cui richieste sono sempre più spesso soffocate. Tutto è iniziato una mattina all’alba, quando, con gli occhi stropicciati dal sonno e tanta ansia, ammassati in un bus o in un vagone, abbiamo raggiunto Bari per il concorso dei “159 per Sanità Service Lecce”, carichi solo di tante speranze, come tutti i concorsisti. Finalmente, dopo una lunga attesa durata due anni, potevamo giocarci questa possibilità.
Il momento per il quale ci eravamo preparati, avevamo investito (perché molti di noi pur non lavorando hanno speso i loro risparmi per seguire i corsi necessari al concorso) era arrivato. 
Come sa, le occasioni di restare nella nostra regione sono poche. Ogni concorso è una speranza, un’occasione per non andare via. E allora anche noi laureati, diplomati, siamo felici di fare i pulitori se ciò vuol dire non essere più precari, se vuol dire restare. Perché amiamo la nostra terra e in fondo al nostro cuore pensiamo sempre che possiamo darle qualcosa restando, e che forse, qualcosa di buono lei possa darlo a noi. E ci rifiutiamo di vedere tutte le brutture e di ascoltare chi dice sempre: “non vale la pena tentare”; “sappiamo come funziona qui da noi”; “il merito non paga”.


Ma noi siamo rimasti qui, a provare, a sperare, per noi, ma anche per le nostre famiglie, per i figli, che aspettano un piatto in tavola ogni giorno, che aspettano un domani dignitoso. Loro non sanno ancora quanta fatica per un loro sorriso, per pagare la bolletta che li fa stare al caldo. E quanti sensi di colpa perché si insiste nel restare e non scappare lontano, dove, forse, ci verrebbe data un’occasione qui invece negata. Già, negata, perché la gioia di vedere i propri nomi tra i primi 159, e di pensare che, finalmente si era raggiunta una posizione utile in un concorso, è crollata miseramente, senza neanche delle dichiarazioni ufficiali.

Lo abbiamo scoperto da soli: dopo un po’ di ricerche abbiamo compreso che l’intenzione di dar seguito alle assunzioni da concorso si era ridotta a pochi posti, e neanche ciò è ancora certo. Lei lo sa qual è la sensazione che si prova? Le gambe tremano e il mondo ti crolla sotto i piedi, perché la luce che avevi visto in fondo al tunnel si è spenta. E, ad una certa età, ricominciare è dura, mi creda.  Si è spenta, quella luce, perché si vuole avvantaggiare chi è già lì, ma non ne ha diritto, o meglio lo avrebbero se anche a loro venisse dato il loro giusto posto, la loro collocazione originale.
La loro, non la nostra, perché non si deve alimentare una guerra tra poveri, ma procedere per merito e giustizia. Nessuno merita che gli venga spenta la luce in fondo al tunnel, ognuno di noi merita che il proprio ruolo venga garantito. 
Quando noi ci rechiamo alle urne, con le nostre speranze, ci aspettiamo sempre che chi ci rappresenti questo lo capisca, poi veniamo sempre delusi. Concludo con una preghiera a chi è prima un uomo ed un pugliese e poi un governatore.  Essere ascoltati, darci l’occasione di restare qui, di amare ancora la nostra Puglia, di scoprire che sia una terra migliore di ciò che sta dimostrando. Chiedo a nome degli altri concorsisti, dei 159, un incontro, prima possibile. Faccia vincere la meritocrazia".

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