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Sabato, 20 Aprile 2024
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Precari ancora beffati: l'indignazione di un insegnante salentino

Emiliano Guerrieri, docente precario, scrive al sindacato Cgil per esprimere la sua indignazione in merito ai concorsi come unica strada per accedere alle cattedre. Si preannuncia un autunno caldo di lotte in difesa del diritto al lavoro

 

LECCE - Lo sconcerto e lo smarrimento vissuti dagli insegnanti precari davanti alla notizia data dal ministro dell’Istruzione Francesco Profumo di prevedere l’accesso alla cattedra soltanto attraverso concorso, vengono ben delineati in una lettera inviata a Cgil Lecce da un insegnante salentino precario.

Secondo il sindacato il vero obiettivo dei concorsi annunciati è quello di cancellare le graduatorie e con esse pure i precari che da anni garantiscono il funzionamento del sistema. “Nel frattempo la scuola versa in una situazione disastrosa, soprattutto nel Sud Italia, per l’effetto combinato della devastante riforma sulle pensioni, della spending review e dei tagli epocali dell’ex ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini, - spiega la nota sindacale - così si rischia nei prossimi anni di avere pochi spazi sia per i precari che per ipotetici concorsi”.

Per la Flc Cgil il concorso rimane lo strumento che garantisce libertà d'insegnamento e un reclutamento trasparente e democratico. Ma la vera priorità, secondo i sindacalisti, in un momento di crisi così grave, è definire un piano pluriennale di stabilizzazioni che, oltre al turnover, ricomprenda tutti quei posti che, di fatto, vengono ormai assegnati da anni in organico. Con queste premesse, la stagione autunnale si preannuncia molto calda e la confederazione promette di mettere in atto ulteriori mobilitazioni per la difesa della scuola pubblica ed il diritto al lavoro.

Di seguito, il testo della lettera firmata dal docente Emiliano Guerrieri.

Sono un docente precario. Ho deciso di rendere pubblica la mia indignazione riguardo all'intenzione, da parte del ministro Francesco Profumo, di bandire un concorso per l'assunzione di circa undicimila e 800 docenti che sono già pluriabilitati (come me, che ho conseguito ben quattro abilitazioni) e che hanno già superato le prove concorsuali, visto che le ssis (scuole di specializzazione per l'insegnamento secondario) erano a numero chiuso e non era per niente facile entrarvi. Infatti, nel relativo bando veniva esplicitamente dichiarato che le prove d'accesso avevano a tutti gli effetti valore concorsuale. Noi docenti abilitati, che siamo più di duecentomila, dopo la laurea abbiamo affrontato le difficili selezioni per accedere alle Ssis; una volta entrati, abbiamo seguito le lezioni (la cui frequenza era obbligatoria) che si tenevano tutti i pomeriggi, tranne il sabato (quattro ore e mezza di lezione giornaliere) fino al 31 luglio ed in certi casi anche fino ai primi di agosto, sborsando migliaia di euro messi a disposizione dai nostri genitori a costo di grandi sacrifici.

Abbiamo sostenuto numerosissimi esami (il sottoscritto, per quattro classi di concorso, ne ha sostenuti 50 solo alla ssis, per cui, considerando anche quelli universitari, si arriva ad un totale di ben 80 esami), la mattina facevamo il tirocinio nelle scuole, il pomeriggio frequentavamo le lezioni della ssis, la notte studiavamo per gli esami e, contemporaneamente, scrivevamo la tesi finale e ci preparavamo all'esame di Stato conclusivo che prevedeva una prova scritta e una orale. Dopo il superamento di queste ultime, abbiamo conseguito le abilitazioni per insegnare e siamo entrati nelle graduatorie ad esaurimento, che sono state finora usate per le immissioni in ruolo e per i contratti a tempo determinato; quindi, molti di noi se ne sono andati a 1.300 km da casa percependo, nella migliore delle ipotesi, uno stipendio vergognoso. Nonostante questo, io rifarei per intero tutto questo percorso, dal momento che amo moltissimo la mia professione e le discipline che insegno, svolgendo il mio lavoro con passione e dedizione e ricevendo tante soddisfazioni.

Dopo che il governo Berlusconi ha letteralmente raso al suolo la scuola pubblica e mentre l'Unione Europea minaccia di sanzionare l'Italia per l'elevatissimo numero di contratti usa e getta nelle scuole, il ministro Profumo che fa? A rigor di logica, dovrebbe affrettarsi a stabilizzare, il più presto possibile, tutti i docenti già vincitori di concorso, pluriabilitati, con alle spalle anni e anni di insegnamento, già da tempo inseriti nelle graduatorie. E invece, oltre ad aver avallato il taglio di ben 150.000 posti nella scuola statale messo in atto dal precedente governo, tira fuori l'idea balorda di un nuovo concorso che, ha dichiarato, servirà a far entrare nella scuola giovani capaci e meritevoli, con meno di trent'anni, esperti in tecnologie informatiche, in lingue straniere e in marketing.

Questo è letteralmente contraddittorio e inaccettabile, poiché il ministro non sa (e dovrebbe saperlo) che noi abbiamo già sostenuto più esami di informatica, di lingue straniere e di economia. Ma in che mani siamo? Così si calpestano ancora una volta i diritti già acquisiti dei docenti pluriabilitati e inseriti nelle graduatorie, per cui il ministro Profumo dovrebbe ritirare quello che ha detto. C'è una sola ragione che spiega la sua scelta: spendere oltre 120 milioni di euro per pagare le commissioni che sono costituite anche dai suoi amici docenti universitari. Occorre assolutamente impedire che ciò avvenga chiedendo un incontro urgentissimo con il ministro e preparando una seria mobilitazione di massa se non dovesse ritirare questa sua proposta di decreto. Il ministro si vergogni.

Tutto ciò è sconcertante, ma lo è ancora di più quando il governo e i nostri giornalisti sia delle televisioni che dei giornali vanno dicendo e scrivendo che non si bandiva un concorso per la scuola dal 1999. Questo è assolutamente falso, in quanto dal 1999 al 2008 ci sono stati ben nove concorsi ssis che, con dure e severe selezioni, hanno reclutato e formato docenti. Questo Paese, in cui la politica si fa ormai con la propaganda e gli slogan pubblicitari, anche da parte dei cosiddetti tecnici, ha bisogno di ben altro per costruire una democrazia autentica.

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