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Lezzi a Rai3 su Tap, Bellanova affonda: "Sapeva tutto, senza vergogna"

Incalzata da Lucia Annunziata, la ministra ha ripercorso la vicenda, citando varie date. La senatrice del Pd ha commentato: "Il che non le ha impedito di sottoscrivere a pochi giorni dalle elezioni un patto con il Comune"

LECCE – Un’intervista rilasciata oggi dalla ministra per il Sud, Barbara Lezzi a “Mezz’ora in più” (format di Rai3), incentrata anche sulle vicende del gasdotto, ha fatto sobbalzare dalla sedia la senatrice del Pd, Teresa Bellanova. “Dunque – ha scritto in un comunicato la senatrice ed ex viceministro allo Sviluppo economico -, senza provare la minima vergogna, la ministra Lezzi afferma oggi di aver sempre saputo di come non fosse possibile bloccare la realizzazione del gasdotto Tap”.

Erano vari gli argomenti sul piatto, ma alla fine quasi tutto l’intervento al cospetto di una sempre agguerrita Lucia Annunziata, si è focalizzato proprio su Tap. Non a caso, considerando che la ministra è sotto attacco (insieme ad altri parlamentari) degli attivisti No Tap, che l’accusano di aver disatteso le promesse.

Nel corso della trasmissione, Barbara Lezzi ha esordito sull’argomento pungendo in modo probabilmente intenzionale l’attuale sindaco Marco Potì (già definito da lei di recente “teppistello”), nel momento in cui ha rimarcato, con riferimento al gasdotto, che “lo volle l’allora sindaco socialista, Vittorio Potì (zio di Marco Potì, Ndr), e lo dicono anche ex sindaci” (parole per le quali la famiglia Potì sarebbe in procinto di sporgere denuncia). Poi ha proseguito spiegando che “al momento della ratifica, ci siamo opposti in parlamento”.

Barbara Lezzi ha ricordato di essere passata più volte negli ultimi tempi, sui giornali, per “quella che s’è svegliata improvvisamente e ha scoperto che non c’era il trattato, quella che improvvisamente ha visto che c’era un trattato, quella che invece il trattato non esiste per niente, quella che lo sapeva dal 2013 e l’ha tenuto nascosto fino ad adesso”.  “Io – ha sottolineato -, da quando abbiamo ratificato quel trattato internazionale, ho sempre evidenziato l’enorme difficoltà di tornare indietro. E’ chiaro che pian piano che passavano gli anni, i lavori procedevano e le autorizzazioni andavano avanti, fino a quando sono stati stipulati dei contratti di acquisto e vendita del gas che prevedono dei risarcimenti, che partono dai 20 miliardi”.

Qui l'intervista completa su Rai3

La ministra Lezzi ha provato anche a fare un po’ di ordine cronologico. Ha aggiunto, fra l’altro, che tutte queste difficoltà “le evidenzio anche il 20 febbraio del 2018”, cioè nel corso di un intervento svoltosi a Melendugno. Questo, per segnare uno stacco rispetto a uno spezzone di video mostrato durante la trasmissione, quello che si riferisce alla sua comparsa a San Foca, davanti agli attivisti, al fianco di Alessandro Di Battista che declamava a gran voce come, con il Movimento 5 stelle al governo, l’opera non si sarebbe più fatta. Risale, infatt, al 2017 (precisamente, 2 luglio 2017).

Dunque, riannodando i fili, è ripartita dal suo ultimo intervento del febbraio scorso. “In cui dico che sarebbe stato molto complicato e molto costoso”, smantellare il gasdotto. “Ci avremmo provato, ma mancava ancora un’autorizzazione, che viene data il 9 marzo del 2018, cioè dopo le elezioni. E quando l’iter autorizzativo si è pienamente concluso, noi siamo stati ancora più stretti nei margini. Ma non ci siamo fermati. Noi abbiamo incontrato per due volte il sindaco di Melendugno insieme al Comitato No Tap”. L’intento, scoprire se vi fossero “evidenze che a noi erano sfuggite per le quali potevamo ancora bloccare l’approdo a Melendugno”.

Lucia Annunziata ha incalzato più volte Barbara Lezzi, durante il confronto, ricordando azioni preannunciate, dalla denuncia del trattato, fino alla possibilità dell’arbitrato internazionale, e affermando: “Quindi lei sapeva in anticipo”. Punto sul quale la ministra ha replicato: “E’ tutta una questione di soldi. Prima di dire tutte queste cose, dico anche che avremmo dovuto valutare il costo” non dimenticando di citare la possibilità di “perdere la nostra credibilità internazionale. E nel momento in cui stipuliamo quel contratto di governo, per alcune opere, posto che questa è un’opera privata (fatto che ha accentuato più volte, durante l’intervista per motivare le difficoltà nel conoscere molti aspetti sull’opera, Ndr), noi valutiamo, per prendere una decisione, un’analisi costi benefici, che è stata fatta. A quel punto, di fronte a questi costi, siamo costretti a fermarci”. Ha poi aggiunto che “prima del 4 marzo 2018 l’iter non era concluso”.

Teresa Bellanova affonda il colpo

La senatrice Bellanova, a margine dell’intervista, è intervenuta con un comunicato, sostenendo che l’attuale ministra fosse al corrente dell’impossibilità di fermare l’opera. “Il che non le ha impedito di sottoscrivere a pochi giorni dalle elezioni un patto con il Comune di Melendugno e, di fatto, con il Movimento No Tap, con tanto di foto e di sorriso sui social, impegnandosi a fermare un’opera pur sapendo che, per il punto cui era giunto l’iter di realizzazione, quell’infrastruttura non fosse più da tempo nella disponibilità della politica”. 

“Lo sapeva lei – tuona Bellanova -, che oggi dimostra di conoscere inoltre perfettamente e a menadito le date, i passaggi e addirittura le paternità delle volontà politiche alla base della localizzazione dell’approdo definita in tempi ben lontani dai governi Renzi e Gentiloni, e immaginiamo lo sapessero anche tutti gli altri attivisti e parlamentari del Movimento 5Stelle che non hanno esitato ad attaccarci sui social e nelle piazze, criminalizzandoci come i peggiori amici della lobby”.

“Sapevano e hanno mentito, sbraitando nelle piazze, aizzando la protesta, criminalizzando gli avversari, promettendo quel che (ne erano perfettamente consapevoli) non potevano nel modo più assoluto garantire. Uno spettacolo vergognoso – conclude - consumato sulla pelle dei cittadini, degli elettori, del territorio”.

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