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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Capone: “Dal centrosinistra risposte rivoluzionarie alle ansie diffuse”

La vicepresidente regionale entra nel dibattito cittadino sulla sconfitta elettorale e rilancia la centralità di un “progetto”, in cui i partiti tradizionali facciano la propria parte, avviando una “stagione nuova e laboriosa”

LECCE – Un “processo di rigenerazione culturale” finalizzata ad un “progetto politico-amministrativo” per il centrosinistra leccese. Non usa esattamente queste parole, ma il concetto contenuto nelle dichiarazioni di Loredana Capone, vicepresidente della Regione Puglia, e “postate” nel pomeriggio sul profilo personale di facebook, lo lasciano chiaramente intendere.

La fase delicata dei “processi” e delle “analisi” interne al centrosinistra, nel capoluogo, ha una lunga gestazione, che dovrà passare dal confronto assembleare dei prossimi giorni, senza, però, eludere, come di fatto sta già accadendo, il dibattito anche all’esterno delle sedi “istituzionali”. E così anche la ex candidata sindaco, sconfitta proprio a maggio dal riconfermato Perrone, prova ad unirsi alle voci che si sono levate, in queste settimane, dando il proprio contributo alla discussione.

Lo conferma la stessa vicepresidente che si dice convinta che spesso il “libero dibattito” sia capace di arricchire “più di quanto non valgano le parole nelle sedi occasioni ufficiali”, definendo peraltro “convincenti le prospettive contenute in alcuni interventi di esponenti del centro sinistra leccese finalizzate a riproporre la costruzione di un nuovo progetto di città”. Il “progetto”, dunque, al centro di ogni analisi politica, per facilitare un percorso di ricostruzione di una coalizione o, forse ancor prima, di un legame con la società: una “rigenerazione culturale” che richiede studio, lavoro e confronto continuo.

Per la Capone, “si tratta innanzitutto di un percorso di comprensione delle anime, delle dinamiche, delle contraddizioni della città, a cui tutti riconosciamo dignità diffusa e orgoglio culturale, ma che sappiamo essere impigliata da diversi decenni in logiche antiche e stantie di rapporto con il potere”: “Bene hanno detto – afferma - quanti hanno riconosciuto che l’orizzonte ( ahimè così limitato) nel quale però un marginale problema di burocrazia quotidiana trova soluzione e/o conforto, sembra bastare alla maggioranza dei leccesi per assicurare longevo consenso a chi questo potere controlla, oggi non più e non solo grazie alle trascurabili prerogative assessorili, quanto con l’ausilio determinante della struttura dirigenziale ed impiegatizia del Comune”.

La vicepresidente regionale ricorda come in campagna elettorale questo aspetto sia stato solo accennato, ma ritiene innegabile che “la possibilità di far leva su uomini d’apparato di indubbia fiducia - anche perché tendenzialmente prescelti senza badare troppo alle forme - e ancora la gestione a dir poco clientelare delle società partecipate ( di cui non a caso un esponente di primo piano nel contatto con il pubblico si ritrova oggi consigliere ed assessore ), hanno costituito ingrediente essenziale della vittoria del centro destra, naturalmente non l’unico, rappresentando alla fine una ( cattiva ) prassi da cui anche in futuro sarà difficile per chiunque liberarsi”.

“È però arrivato – prosegue - il momento che una sconfitta dai contorni netti come quella registrata dal centro sinistra conduca a valutazioni che vanno oltre l’individuazione della paglia negli occhi altrui. Lo hanno detto, con parole diverse ma intenti affini, Antonio Maniglio e Sergio Blasi, Gigi Pedone e Bruno Mola”.

In buona sostanza, “deve nascere – come sottolinea -, sulla scia dell’impegno di tanti giovani appassionati che nelle liste del centro sinistra hanno scosso comunque il deserto motivazionale degli elettori, una stagione laboriosa, contrassegnata da luoghi, occasioni e pratiche originali di incontro, confronto, elaborazione, ricerca, con i cittadini chiamati senza ammiccamenti elettoralistici a riscoprire la bellezza del protagonismo civile, a rimettere i problemi collettivi davanti a quelli troppo angustamente personali, o meglio a dare valenza a quelli personali nel momento in cui diventano aspirazione comune”.

Per la Capone, ci sono schiere di “osservatori” e “pensatori” che possono facilitare questo processo, con riferimento alla “incredibile produzione di genialità che fuoriesce dalla nostra Università”, ma anche pescando nelle esperienze dei “Bollenti Spiriti” e dei “Laboratori urbani”, o nel mondo delle associazioni che “reggono da sole e senza mezzi la rete informativa dei social network e delle testate giornalistiche della rete”: “Infine – afferma - è giunto il momento di spianare il terreno alla produzione di idee da parte di gruppi informali, che non cercano sigle e loghi, ma strumenti per collaborare a crescere”.

L’esponente del Pd chiarisce che non si possa naturalmente ritenere l’avvio di un processo laboratoriale di fermentazione e produzione di idee “l’unica medicina utile per una patologia non di poco conto”: “Peraltro – asserisce -, è di questi giorni la presa d’atto, sia pure in una prospettiva di rilancio, che la stessa formula delle Fabbriche di Nichi Vendola ha segnato pause preoccupanti negli ultimi mesi, mentre è sicuramente cresciuto, in Puglia assai meno che altrove e anche su questo bisogna riflettere, il fascino dello sfogo grillista per migliaia di giovani delusi da tutti, particolarmente da noi”.

“Ecco perché parallelamente alla nascita di questo laboratorio – aggiunge - i partiti ed aggregazioni più tradizionali del centro sinistra devono coerentemente prendere atto di quanto le loro formule di funzionamento e bilanciamento siano inadeguate ai tempi, mi pare che con la vicenda nazionale delle nomine Rai, Bersani stia ormai segnando prospettive di ‘non ritorno’ di notevole interesse, e sono chiamate a dare risposte anche rivoluzionarie, direi quasi educative, alle ansie ormai così diffuse”.

I consiglieri eletti a Palazzo Carafa dovranno fungere da “cerniera” fra la società che “non ha perso la fiducia nel cambiamento e l’istituzione comunale”, per “farsi interpreti di aspettative, speranze, strumenti completamente nuovi di intercettazione e manifestazione dei bisogni”, incalzando l’amministrazione di Paolo Perrone “senza sconti”, ma cercando di “dettarne l’agenda”, elevando “il tono del consiglio comunale che non sarà mai lo sgabello della giunta”: “È un cammino faticoso e difficile da costruire – conclude -, ma è anche una strada obbligata se vogliamo che almeno per il futuro si riequilibrino i rapporti di forza fra due modelli di sviluppo, due concezioni delle relazioni sociali, due visioni di città che continuano ad essere antitetiche ed alternative”.

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