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Lupiae, i ds: "Ma il lavoro non è questione di padrini"

Dal coordinamento cittadino dei Democratici di sinistra un'accusa forte: "Commistione di interessi politici, occorre un risveglio di questa città. Giovani cresciuti da portatori illusi di voti"

Il 29 agosto il sindaco Paolo Perrone affronterà il caso della Lupiae Servizi. La notizia e già conosciuta ed è arrivata a margine della riunione dei capigruppo di Palzzo Carafa. Ma intanto, la fibrillazione intorno è forte. Le dimissioni dell'amministratore delegato Vincenzo Barbagallo sono state l'ultima goccia di un vaso già colmo. Ed il coordinamento cittadino dei Democratici di sinistra, a firma di Alessandro De Matteis, Salvatore Fasano, Gabriella Ferullo, Mauro Giorgino e Serenella Molendini, invia una nota molto polemica. "Oggi che non è più possibile nascondere la situazione debitoria della Lupiae servizi, si cominciano a leggere severi commenti sulla natura della società e sull'abbraccio mortale con la politica", scrivono i diessini.

"La situazione debitoria, per la verità, era stata puntualmente denunciata per anni dai Ds di Lecce - proseguono -, senza grande effetto nel tessuto istituzionale e sociale della città (fra i più attivi, da questo punto di vista, l'ex consigliere Carlo Salvemini, Ndr). L'abbraccio vistoso e sfrontato fra politica e Lupiae, segnatamente fra Comune e Lupiae, non ha generato, negli anni, un vero rifiuto nella coscienza comune di questa città. Il danno principale per la città non è quello economico (comunque pesantissimo). Il danno vero -sostengono i diessini - è nelle coscienze di migliaia di giovani leccesi che sono cresciuti nella convinzione che il lavoro fosse una questione di sostegno a questo o a quello e che lo stesso impegno politico non fosse altro che la ricerca del padrino migliore per la ‘sistemazione'".

"Occorre un vero risveglio in questa città - si auspicano - perché questo lascito velenoso della vicenda Lupiae, comunque si concluda, venga davvero cancellato. Il Partito democratico di Lecce e del Sud deve nascere dai giovani che credono nei loro meriti e diritti, giovani a testa alta che si impegnano nello studio e nel lavoro e quando si impegnano in politica lo fanno da cittadini protagonisti e non da portatori, interessati e illusi, di voti".

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