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Manca su vertenza Omfesa: “Fumata nera e passeggiate inutili a Roma”

La vicepresidente della provincia di Lecce ha commentato il nulla di fatto del vertice ministeriale relativo alla vertenza dell'azienda di Trepuzzi: "Basta perdere tempo con inutili trasferte. La priorità è individuare un imprenditore che si faccia carico dell'azienda"

LECCE - “Un nuovo nulla di fatto”: così la vicepresidente della provincia di Lecce, Simona Manca, bolla l’ultimo incontro che si è tenuto presso il Mise per cercare di dare una svolta sulla vertenza Omfesa. Il suo giudizio è drastico: “Un nuovo tavolo ministeriale che ha registrato l’assenza delle parti fondamentali alla trattativa, un altro inutile viaggio della speranza dal Salento a Roma”. Pur apprezzando la buona volontà del sottosegretario al Lavoro, Teresa Bellanova e dell’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Loredana Capone, Simona Manca ritiene che sia ora “di mettere un punto a queste passeggiate romane, a queste trasferte nella Capitale per incontri che non smuovono una situazione stagnante e al limite del collasso”.

L’incontro che si è tenuto appena ieri tra sindacati ed istituzioni presso il ministero dello Sviluppo economico che avrebbe comportato alcun passo avanti, anche a causa dell’assenza di Trenitalia  e della curatela fallimentare. “Col Mise che ha nuovamente avuto il ruolo di semplice “notaio” di un verbale che riporta l’impegno a riconvocare un nuovo tavolo con gli interlocutori diretti e Trenitalia assente, che continua a non dimostrare alcun intento collaborativo”, ha aggiunto Simona Manca.

“Io stessa ho partecipato agli incontri precedenti e ho immaginato in quel percorso la possibilità di accelerare la rinascita dell’azienda salentina – ha proseguito - . Ma oggi, alla luce dell’ennesima fumata nera e di un ministero che non ha alcun ruolo propositivo nella vicenda, dico che la soluzione possibile è quella di lavorare tutti, non necessariamente negli uffici romani, per l’obiettivo di individuare un imprenditore o in generale un soggetto economico che, fatti salvi tutti i passi di legge dal punto di vista del fallimento, possa farsi carico dell’azienda e del destino di 86 lavoratori e delle loro famiglie”.

Da tempo, com’è noto, la storica azienda metalmeccanica di Trepuzzi è al centro di una vertenza scaturita da un lungo periodo di crisi, a causa della mancanza di commesse per la produzione di carrozze ferroviarie, e dal successivo fallimento. Lo stop definitivo dello stabilimento ha portato alla mobilità i dipendenti. “Soltanto un sforzo di questo tipo potrà scongiurare la scomparsa definitiva di questa realtà imprenditoriale, con un finale della storia davvero incredibile se si guarda alle potenzialità produttive e alle offerte occupazionali di un’azienda con tali caratteristiche e dimensioni”, ha concluso la vicepresidente.

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