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Studenti in piazza, lavoratori in sciopero. “Tutti vittime della crisi”

Giornata di sciopero generale in quattro Paesi europei. A Lecce gli studenti organizzano un corteo in difesa della scuola pubblica. Cgil e Cobas in prefettura manifestano contro l'austerity: "Bisogna rimettere in moto l'economia"

 

LECCE – Le scolaresche oggi invadono Lecce. I più disciplinati confluiscono nel grande corteo che da porta Napoli attraversa tutta la città, passando per la rotatoria dell’hotel Tiziano, la prefettura, fino all’anfiteatro romano. L’intenzione è quella di bloccare la città e i ragazzi di tutti gli istituti superiori, compresi gli universitari, ci riescono quasi. Gli automobilisti in transito si rassegnano alla lunga attesa a motore spento: le rivendicazioni contro i tagli governativi che stanno estinguendo la scuola pubblica hanno la meglio. Così come in contemporanea, presso la prefettura di Lecce, si ritorna a protestare contro le politiche di austerity in occasione dello sciopero generale organizzato da Cgil in Italia e dagli altri sindacati europei di Spagna, Portogallo e Grecia.

“Meno male che ci sono i ragazzi ad animare questa giornata storica”, scherzano i manifestanti in sit in presso la prefettura, inevitabilmente coinvolti dai cori colmi di freschezza e speranza della giovane età. Gli studenti delle superiori, megafono alla mano, sciarpa alla gola per proteggersi dai fumogeni innocui, non riescono ad entrare nel dettaglio degli articoli di legge contestati: sanno quello che di essenziale c’è da conoscere. “La legge Aprea intende privatizzare le scuole, trasformando i presidi in manager aziendali. – Davide Manfreda del liceo classico “Virgilio” – E’ lo Stato che deve provvedere al nostro diritto allo studio, non le famiglie, tantomeno i privati”. Una sorta di coscienza politica, nonostante i vessilli partitici e associativi siano stati rigorosamente banditi, sembra farsi strada a grandi passi tra gli studenti. Il mondo che cambia rapidamente sotto i loro occhi, l’ansia che trapela da ogni angolo, i diritti rimessi in discussione, oggi più di ieri tornano ad inquinare gli anni più spensierati della vita.

Dall’istruzione secondaria alla formazione universitaria, il discorso si evolve ma non muta nella sostanza: l’associazione Link Udu rinsalda i ranghi della protesta contro i tagli governativi che procedono “alla ceca”. Come una falce che livella le risorse, “distruggendo il welfare studentesco”, spiega il coordinatore Massimiliano Gira. “Hanno già privatizzato la governance universitaria ed il sistema dei finanziamenti che ricade sotto forma di tasse sulle spalle delle famiglie”. Addio libero accesso ai saperi, borse di studio, alloggi dedicati: “Ci paghiamo tutto da soli, grazie al raddoppio della tassa Adisu”. Mentre lo statuto dei diritti degli studenti, sancito dal Miur e adottato da ogni ateneo, “è finito nel dimenticatoio”.

Uno scippo del “futuro” che non risparmia i lavoratori. L’alta adesione allo sciopero generale di oggi conferma l’esigenza di rimettere in moto la macchina economica, partendo dal lavoro, dall’occupazione, dai diritti basilari. “L’ennesima riforma del mercato del lavoro ha peggiorato le condizioni di vita, come dimostrano gli allarmanti dati sul ricorso alla cassa integrazione, con il triste primato della provincia di Lecce e della Puglia per gli ammortizzatori in deroga”, spiega il numero uno di Cgil Lecce, Salvatore Arnesano. Pensioni rastrellate per recuperare risorse, mentre il famoso “tesoretto” accumulato dalle famiglie italiane si sta prosciugando. Politiche di rigore che non si accompagnano ai principi di giustizia ed equità sociale: “Serve un’inversione di tendenza”, ammonisce Arnesano. La soluzione non è agevole. Ma il primo passo, secondo lui, è nel coinvolgimento della deputazione salentina all’interno di un percorso condiviso con sindacati e prefettura, capace di elaborare proposte concrete per il territorio.

Insieme a Cgil, anche Cobas che fornisce un lungo elenco delle presunte “vittime” delle politiche internazionali e della speculazione finanziaria: dai precari ai giovani, dai pensionati ai dipendenti del pubblico impiego, della sanità, delle società partecipate dagli enti. “Anziché finanziare armamenti militari, missioni di guerra, sprechi e privilegi dei potenti, chiediamo massicci investimenti nei beni comuni e nell’ambiente. In difesa della democrazia”.

La prefettura ha anche accolto le richieste specifiche dei dipendenti Inps, Inail, Inpdap che sono arrivati al terzo giorno di protesta, contro il taglio di personale e risorse che rischia di paralizzare il lavoro di questi istituti. “Proprio oggi è in discussione l’articolo 4 della spending review che prevede un taglio di 300 milioni di euro per questi enti”, precisa il segretario regionale di Fp Cisl che propone di recuperare queste somme tagliando gli sprechi delle consulenze e delle esternalizzazioni.

In migliaia hanno invaso la città

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